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Il tunnel. Abraham B. Yehoshua indaga la fragilità della mente umana
Esiste un legame indissolubile tra la memoria e l'identità che definisce il carattere irripetibile di una persona umana. Nel suo ultimo libro, intitolato Il tunnel ed edito dalla casa editrice Einaudi, Abraham B. Yehoshua, uno dei maggiori intellettuali e scrittori del nostro tempo, racconta la vicenda di un uomo, di professione ingegnere e già in pensione, che assiste impotente ed angosciato al declino della sua mente, evento biologico causato da una atrofia della corteccia cerebrale.
Nella prima scena, con cui si apre questa magistrale narrazione, Zvi Lauria, questo il nome dell’ingegnere, si trova in compagnia di sua moglie nello studio medico di un neurologo. Il medico, consapevole di avere di fronte al suo sguardo persone dalla mente aperta ed intelligente, dopo avere mostrato l’esito della risonanza magnetica alla coppia, consiglia all’ingegnere di tenere in esercizio la mente per tentare di fermare l’avanzare della demenza mentale. Mentre rientra nella sua casa di Tel Aviv, Lauria pensa, in preda alla disperazione, che da questo momento dipenderà a causa della malattia dalla volontà di sua moglie Dina, medico pediatra e primario in un ospedale pubblico di Tel Aviv. Proprio in quei giorni, successivi alla visita nello studio del neurologo, Lauria viene invitato alla festa di pensionamento del suo vice Zachi Divon, presso l’azienda pubblica Percorsi di Israele, dove ha lavorato per molti anni come ingegnere, rendendo possibile la costruzione delle strade principali dello stato ebraico.
In quest'occasione, anche se Zachi Divon lo ha deluso quando è andato in pensione, poiché si è rifiutato di sostituirlo a capo di Percorsi di Israele, accettando di andare a lavorare per un alto compenso in Uganda in Africa, Lauria, malgrado la incipiente demenza, tiene e pronuncia un discorso memorabile. Parlando nella sede della sua ex azienda, ed in presenza dei colleghi, afferma che quando da giovane iniziò a lavorare come ingegnere in questo ente pubblico aveva deciso di seguire un principio inderogabile, mantenendo una netta separazione tra la sfera professionale e quella privata per evitare qualsiasi forma di corruzione o di illegalità. Alla conclusione della festa, Lauria ha la tentazione di rivedere il suo ex ufficio, dove ha lavorato per molti anni, e in questo luogo incontra un giovane ingegnere, Assael Maimoni, figlio del legale dell’ente pubblico e suo fraterno amico.
L’ingegnere Maimoni informa il suo ex collega che è impegnato a costruire una strada segreta militare, che dovrà sorgere nel deserto nei pressi del cratere Ramon, e arrivare fino al confine dello stato palestinese. Lauria, per tenere in esercizio la mente, accetta di collaborare alla realizzazione dell’opera pubblica, senza avere in cambio alcun compenso. Lauria nota, provando nostalgia per la perduta giovinezza, che sulla parete del suo ex ufficio vi è una fotografia che ritrae il Presidente Israeliano Ben Zvi, il quale all’inizio del sionismo, insieme con Ben Gurion, era convinto che i Fellah, i contadini arabi, e i beduini fossero discendenti degli ebrei, e che non avessero mai abbandonato il luogo dove adesso sorge lo stato israeliano.
In questa parte della narrazione, la questione identitaria che oppone gli ebrei ai palestinesi viene descritta in modo elusivo e simbolico in una pagina che evoca la grande letteratura. I segni della demenza, anche se è nella fase iniziale il processo di erosione della mente di Lauria, si manifestano in molti episodi, ad esempio quando scambia un estraneo in ospedale per un suo vecchio amico oppure quando deve accettare il ritiro della patente per avere investito una poliziotta. Lauria in compagnia di Maimoni, per studiare ed individuare il percorso della strada segreta militare, visita il deserto e scopre che al di sopra di una piccola collina, situata non lontano dal cratere Ramon, dove vi sono i resti di una costruzione appartenente alla antica civiltà Nabatea, vivono persone senza identità.
Una giovane avvenente il cui nome è Ayla, il fratello Ofer e il loro padre, il cui nome è Yerucham. In realtà come apprende presto Lauria, si tratta di una famiglia palestinese, che si era rifugiata sulla collina per una storia complicata. La moglie di Yerucham, morta in un ospedale israeliano, era stata condotta nello stato ebraico da una onlus perché le fosse effettuato un trapianto di cuore. Non essendo possibile per una donna palestinese ricevere cure costose, visto che era senza assicurazione medica, un ex colonnello Shibollet aveva indotto e persuaso il marito Yerucham a vendere agli israeliani un terreno situato vicino al confine dello stato ebraico.
La moglie era deceduta prima dell’intervento, e Yarucham, dopo che si era scoperto che i documenti della vendita erano falsi, poiché il terreno era pubblico e custodiva il sepolcro di uno sceicco, si era rifiutato di restituire il denaro ricevuto dagli ebrei. Yarucham, per sfuggire e sottrarsi alle sue responsabilità di fronte al suo popolo e per non affrontarne le legittime proteste, si era rifugiato sulla collina, proclamandosi senza identità come i membri della sua famiglia. Questo episodio è fondamentale nel libro, poiché dimostra simbolicamente quanto sia necessario favorire la coesistenza pacifica tra i due popoli, quello ebraico e quello palestinese, superando i motivi del conflitto atavico ed ancestrale.
Lauria, malgrado sia con la mente in preda alla confusione, riesce a dare le sue indicazioni per la costruzione della strada e del tunnel. Impedisce, in tal modo, che venga spianata la collina, dove si è rifugiata la famiglia araba senza identità, e riesce a preservare una parte del patrimonio archeologico dei Nabatei risalente al terzo secolo A.C., una civiltà antica che venerava gli idoli e il sole. In un episodio di questo magistrale e notevole libro, Lauria si trova sul tetto dell’ospedale, dove sua moglie è ricoverata per avere contratto un meningococco mentre curava bambini palestinesi. Accanto a lui vi è un giovane palestinese che, mentre il cielo notturno è rischiarato dalla luna e dalle stelle, osserva che dal tetto dell’edificio è possibile vedere il Giordano e il luogo dove sorge il suo villaggio, poiché afferma, con accenti di speranza e mosso dal desiderio di pace, siamo vicini e quasi appiccicati noi palestinesi e voi ebrei. Il libro è straordinario sia per come è descritto il declino di un uomo di valore sia per come è indagato il rapporto identitario tra ebrei e arabi.