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Tutti giù per aria. Uno Stato di carta per Alitalia
Sarebbe bello, come dice Ascanio Celestini in apertura e chiusura del film di Francesco Cordio, Tutti giù per aria, da un'idea di Alessandro Tartaglia Polcini (cassintegrato Alitalia e ora giornalista), distribuito dal 6 gennaio 2012 nel circuito di Distribuzione Indipendente ed ora anche on demand su Own Air, avere “una bella compagnia di areoploani di carta per uno Stato di carta”, a proposito della vicenda Alitalia. Che dire? Avrebbe potuto avere torto ma solo se fosse andata diversamente: vediamo come.
Se Alitalia fosse stata venduta ad Airfrance e non a CAI (acronimo che sta per Compagnia Aerea Italiana) non ci sarebbe stata la “bad company”, ovvero una parte di carico per lo Stato e solo gli interessi fruttuosi ed il capitale a posto per la suddetta CAI: forse non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di 7000 cassintegrazioni a carico dello Stato Italiano (Accordo Quadro per la CIGS con 4 anni di cassintegrazione e 3 di mobilità) perchè Airfrance si faceva carico di tutto: comprava l'intera azienda, mica a pezzettini, scegliendo cosa si e cosa non, cosa rifiutare come se fosse merce avariata mentre si trattava di uomini e donne che lavoravano da anni invece che da qualche mese come il figlio dell'ex Ministro Matteoli che ora sta seguendo anche il corso di comando (comando di che? Di un aereo? Oddio!). Rimpiazzati tutti con precari che seguono il corso a spese loro mentre loro, i cassintegrati intendo, nonostante gli sgravi fiscali di circa 200 milioni di euro per le loro riassunzioni, stanno ancora a spasso e a ottobre 2012 scadono i primi 4 anni di cassintegrazione. Riassumiamo da un documento redatto dagli ex dipendenti Alitalia quanto è successo tra fine 2008 ed inizio 2009:
“16 dicembre 2008 – 12 gennaio 2009 - In poco più di 25 giorni si svolge il più massiccio piano di assunzioni e licenziamenti dell’ultima storia industriale italiana. 10.450 sono assunti dalla nuova azienda, 7.000 ricevono la lettera di messa in cassa integrazione a tempo indeterminato e 2.800 precari diventano disoccupati.”
Che dice Dario Fo che ha partecipato al film con molti altri per impegno civile? Lotta dura e coinvolgere tutti: come in Francia, quando hanno scioperato e bloccato tutti i voli per 15 giorni di fila - e con la popolazione a favore - mentre qui fra CGIL-CISL-UIl e SDL, tutti alla fine hanno accettato il nuovo corso, senza parlare degli indotti come le imprese che si occupavano della messa in sicurezza e del controllo degli aerei...
Circa 80 ore di girato degli stessi lavoratori Alitalia che sapevano già allora avrebbero perso il posto di lavoro è stato scelto, assemblato, montato per dare origine a questo film con la colonna sonora di Luca Bussoletti, che tristemente canta nella title-track “Tutti giù per aria”:
“Tutti giù per aria
tutti quanti in ferie
tutti quanti scorie dell'attualità
e ti racconti sempre in testa quelle favole.
C'era una volta la tua vita fra le nuvole
siamo un areoplano di carta
da cui il pilota è sceso.”
Dice bene allora Cremaschi della CGIL, che aveva già criticato la scelta di suddividere tra good e bad company, che: “In Italia quando una compagnia di stato è in crisi si privatizza”, perchè CAI è nata su iniziativa di Banca Intesa SanPaolo e di Roberto Colaninno. Noi ci chiediamo, se non per favorire i lavoratori, se non lo stato, allora chi?
Guido Gazzoli che insieme a Francesco Staccioli ha scritto soggetto e sceneggiatura, ha edito anche un libro, L'aereo di carta per Editori Riuniti, completo di DVD con il film.