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Urban Rabbits al Parco della Musica. Underground verace per delicatessen ungheresi
Il Cnac - Centre national des arts du cirque di Châlons-en-Champagne è giunta al Parco della Musica il 24 aprile fino al primo maggio 2010 con uno spettacolo di circo del regista ungherese Árpád Schilling, XI Premio Europa Nuove Realtà Teatrali. La strana compagnia di sedici acrobati che si contendono fili, corde, quadri aerei, è la Compagnia Krétakör di Budapest che presenta Urban Rabbits in prima nazionale.
Tutto inizia con una Lettera 22 che batte in rosso accanto a me: una ragazza con una folta criniera riccia che si alzerà poi appesantita da un ingombrante masso di pietra legato al piede e terminerà con acrobazie sul filo. Il palcoscenico è ricolmo di fogli che il primo acrobata col cerchio raccoglie mentre un altro sulla rete spicca salti in alto e rotea intorno ad un filo teso sopra la rete. La musica romba tra trip-hop ed il frinire degli uccelli, sullo schermo per i sottotitoli si legge: “Puoi correre per tanto tempo ma prima o poi Dio ti falcerà”. Uno spettacolo surreale.
Una ragazza appesa in alto al centro della pista diventa l’obiettivo di quanti provano a destarne l’attenzione e Matthieu Gary alla pertica cinese afferma sgomento: “Lei non ti guarderà mai!” L’altro: “E’ una questione di tempo e di fede.” Vengono in mente squarci da Underground di Kusturica del 1995 e la post-apocalittica ossessione di Delicatessen di Jeunet e Caro del 1991.
Qui si amano tutti: gli acrobati si baciano, si provocano, seducendosi con scherzi ilari che irrorano le guance del pubblico di sane risate, mentre melanconicamente sovrasta uno spirito dell’est europeo, quello delle cattedrali dettagliatamente adornate di statuine e decori gotici, dove sembra filtrare un respiro un po’ più umano, meno sopito sebbene più povero e semplice, di quello della grandi basiliche romane.
Il pubblico è in delirio ed applaude ogni due minuti: forse più per spirito di partecipazione all’inizio perché i grandi numeri saranno poi, con il calare delle luci, quando il primo sul filo, che poi prenderà la bicicletta, introduce i due quadri aerei amanti in volo ad abbracciarsi tra slanci e piroette. Sam Hannes e Audrey Louwet spiccano per estrema linearità nella preparazione e una scena imperniata sulla riproduzione parodica di un rapporto amoroso, completo di querelle e dispetti, che nelle loro parabole acquistano una leggerezza aerosamente vivace.
Uno spirito che pervade tutta la ciurma dei suonatori per diletto, urbanamente insediati in uno spazio che replica bassifondi veracemente umani sui quali spicca un assioma in particolare proiettato sullo schermo: “Un infinito riflesso del mio desiderio d’amore”. Un acrobazia in cambio di tenerezza.