Venezia a Roma. Tom à la ferme. L'omofobia patologica fra le pieghe del thriller

Articolo di: 
Alessandro Menchi
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“Le foglie di mais tagliano come coltelli” nella fattoria misogina di Tom à la ferme, il nuovo film di Xavier Dolan. L'enfant prodige del cinema canadese approda all'Urbe dai lidi veneziani con un'opera quattro tagliente e cupa, impreziosendo il già prezioso programma della XIX rassegna “Da Venezia a Roma”, che si dipana disseminandosi per i cinema capitolini dall'11 al 18 settembre. Autore, regista, attore e financo montatore della sua pellicola, Dolan stupisce tutti per il grado di maturità ed estro che solo pochi altri talenti eletti possono sfoggiare nel panorama emergente del cinema contemporaneo.

Tratto dall'omonima pièce teatrale di Michel Marc Bouchard, il racconto segue le vicende del giovane Tom (Xavier Dolan), estroso pubblicitario gay in visita presso la fattoria della famiglia del compagno recentemente scomparso e intenzionato a onorarne il ricordo più autentico (rivelando cioè la loro relazione), recitando l'orazione funebre durante le esequie. Ma all'arrivo, dopo aver attraversato la sterminata campagna canadese, Tom scopre che Guillaume ha un fratello, Francis (Pierre-Yves Cardinal), omofobo e violento, che lo costringe con metodi coercitivi a tenere nascosto “il segreto” del fratello per non turbare la povera madre Agathe (Lise Roy) e, anzi, a fortificarne il virile ricordo con racconti inventati su una relazione ad hoc di Guillaume con la collega Sara (Èvelyne Brochu). Tom, terrorizzato, recita la commedia, segretamente intenzionato a scappare il prima possibile. Ma qualcosa lo trattiene, attirandolo verso il suo aguzzino. Forse le lusinghe del ricordo che campeggiano sul volto e sul corpo di Francis, così simile a Guillaume. O forse una nuova, ambigua, perfino masochistica attrazione che si sta insinuando dentro di lui. E la sua volontà di fuggire, che cresce a mano a mano che le violenze e le costrizioni aumentano – Tom viene costretto da Francis ad aiutarlo nelle mansioni della fattoria – sarà direttamente proporzionale alla sua incapacità di sfuggire al nuovo sentimento nascente.

Tom à la ferme è un'opera dirompente e sfibrante, che tiene col fiato sospeso come un thriller, ma ha il respiro ampio e profondo come uno dei migliori drammi esistenzialisti. Il cuore tematico del film non è tanto nelle oscure pieghe della sindrome di Stoccolma, quanto nell'impossibilità di elaborazione del lutto che in essa trova la sua veste metaforica. La repressione della propria sessualità, tema caro a Bouchard, affiora, screziando con sfumature eterogenee la fauna umana che governa la fattoria, trattando gli animali con più riguardo che per gli esseri umani stessi. In Francis l'omofobia sfocia nel patologico, inducendolo alla coazione a ripetere nel violentare le bocche delle sue vittime. Quella di Tom è più volte bersagliata da schiaffi e pugni, come la prima vittima di Francis nel racconto udito al bar che aprirà la via a Tom verso l'agnizione. Quasi un leitmotiv quello delle bocche, tutte perfette, isolate e contemplate con particolari e primissimi piani umidi e soffocanti. Eppure, morbosamente o vigliaccamente, incapaci di dire la verità. E il gioco dei ruoli si inverte spesso in questa complessa macchina di rapporti, in cui un tango fra i covoni di fieno può far sperare nella risoluzione amorosa tra Francis e Tom, mentre Agathe irrompe e controlla, imponendo la menzogna, anche a se stessa, ma anelando segretamente la verità come unica fonte di pacificazione nell'abisso del lutto, come emerge nella bellissima scena della scatola dei ricordi con l'ambigua presenza di Sara. Un film che si apre e si chiude con uno smagato e incerto viaggio in macchina, ma che trova nell'immobilismo stentoreo e provocante dei corpi, autolesionisticamente legati dei protagonisti, la via d'accesso alle dinamiche interiori di una società, come quella contemporanea, incapace di autocomprendersi e, dunque, di accettarsi.

Pubblicato in: 
GN42 Anno V 17 settembre 2013
Scheda
Titolo completo: 

Tom à la ferme
GENERE: Drammatico
REGIA: Xavier Dolan
SCENEGGIATURA: Michel Marc Bouchard, Xavier Dolan
ATTORI: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu

PAESE: Canada, Francia 2013
FORMATO: Colore

NOTE:
In concorso alla 70. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia