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Venuto al mondo e La sposa promessa. Tra amore occidentale e ortodosso
Il nuovo film di Sergio Castellitto si chiama Venuto al mondo ed ha un cast semistellare: Penelope Cruz protagonista principale nel ruolo di Gemma, moglie dello stesso Castellitto (Capitano dei Carabinieri), poi Emile Hirsch (Into the wild, ricorderete la “prova” dell'uomo con la Natura diretta da Sean Penn), e qualche new entry dalla famiglia e non: il figlio di Castellitto, Pietro nella parte omonima, e Adnan Hasković nella parte di Gojko. Il film si svolge tra Roma e Sarajevo e data intorno agli anni '90 fino allo scoppiare della guerra per i flashback, che altrimenti non spiegeherebbero il nodo centrale odierno della storia.
Una strana telefonata fa piombare Penelope Cruz indietro di vent'anni, quando conobbe Diego, un fotografo americano (Emile Hirsch), di cui si innamora ricambiata e da cui strenuamente tenta di avere un figlio. Di lei si innamora anche il bosniaco Gojko in un intreccio di vite che continuerà per parecchio e lo vedrà protagonista anche lui per l'intero film, tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, moglie di Castellitto. Di materia ce n'è a iosa per scriverne forse tre di film, tra cui uno dovrevve essere esplicitamente dedicato alla tragedia della Bosnia, all'intervento italiano, a come le forze internazionali non sono riuscite ad evitare le stragi, le violenze inaudite (stupri e sodomie su qualsiasi essere di genere femminile comprese le suore che si erano appellate allora a Ratzinger per un eventuale pillola del giorno dopo che è stata loro negata dall'odierno Papa), Sarajevo rasa al suolo, e soprattutto ancora non si vedono condannati tutti gli autori, a cominciare dal serbo-bosniaco crminale Radovan Karadžić (che si vede in tv nel film), che tuttora nega tutte le accuse mossegli dal mondo intero.
Aldilà di questo, e nonostante il materiale della storia sia appunto in surplus, il film non convince: la storia d'amore tra quest'americano e questa italiana con uno spiccatissimo accento spagnolo (forse sarebbe stato meglio doppiarla per guadagnare credibilità), non si svolge su binari narrativi coerenti: da una parte c'è lo sboccato Gojko che cita poesie alla Bukowskij mentre Gemma studia Ivo Andrić per la sua tesi di laurea, e dall'altro questo fotografo in erba che sembra sorgere dal nulla, ancora infantile e col latte sulle labbra che la insegue nonostante il matrimonio (il primo) di lei, convincendola che l'amore vero è quello più assurdo. Sarà anche vero ma i binari che poi segue sembrano dirigere a tutt'altra convinzione, nonostante tutto.
La sposa promessa di Rama Burshtein è una delicatissima parentesi sul modo di vivere le relazioni degli ebrei ortodossi: con la firma di una regista convertitasi da poco con uno slancio di passione. Premiata a Venezia 2012 con la Coppa Volpi, la protagonista Hadas Yaron, minuta e che sembra una bambina anche dal vivo, compare all'anteprima del film nell'ambito del Festival Ebraismo e Israele nel Cinema alla Casa del Cinema di Roma (dal 3 al 7 novembre), quasi intimidita dal pubblico che invece l'applaude caloroso. Difatti quello che ci ha colpito in questo squarcio – uno dei rari – sulla vita dentro le case degli ortodossi, è il rispetto profondo per i sentimenti, nonostante la separazione tra uomini e donne nella vita quotidiana, e le difficoltà di un'adolescente alla prova intensa del matrimonio.