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La verità sta in cielo. Faenza indaga il caso di Emanuela Orlandi
Tra i registi cinematografici del nostro Paese, Roberto Faenza spicca per la sua capacità di raccontare storie e vicende con una bravura e una profondità di sguardo che colpiscono lo spettatore. Nel suo ultimo film, intitolato La verità sta in cielo e da poco distribuito nelle sale italiane, Roberto Faenza affronta una vicenda dolorosa e terribile, la scomparsa, ancora avvolta da un fitto e tenebroso mistero, di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana e figlia di un funzionario dello Stato pontificio, che il 22 giugno del 1983 si dileguò nel nulla.
Il film inizia con il dialogo con cui il direttore di un'emittente televisiva britannica affida a una giornalista investigatrice, parte interpretata in modo magistrale da Maya Sansa, il compito di indagare, a distanza di trenta anni, sul mistero legato alla scomparsa della giovane cittadina del Vaticano.
Nella seconda scena, in modo straordinario per descrivere il contesto storico in cui questo fatto terribile è avvenuto, si ascolta la telefonata di un signore alla trasmissione Chi l'ha visto?, il quale afferma in modo netto e inequivocabile che per conoscere la verità sul caso di Emanuela Orlandi, bisogna capire la ragione per la quale il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis è stato sepolto nella basilica di Sant’Apollinare a Roma. Una volta approdata nella città eterna, la giovane giornalista inglese ha un incontro con una donna, una cronista italiana, che ha incontrato e intervistato Sabrina Minardi. Dalla collega italiana, la giornalista inglese apprende fatti, notizie e informazioni legate sia alla storia criminale di Enrico De Pedis sia alla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Sabrina Minardi nel film appare una donna stanca e malata, sola e segnata dal tempo e dalle delusioni umane. Quando era giovane e avvenente, ebbe una storia d’amore, dopo aver divorziato dal primo marito, un ex giocatore della Lazio, con Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, un criminale che aveva frequentazioni con alti prelati e politici autorevoli della prima Repubblica. De Pedis, coinvolto nella attività illecite legate all’usura, regala alla sua donna – e questa è una scena del film che aiuta a capire quale fosse lo spessore criminale di questo signore – una borsa contenente centoventi milioni di lire, invitandola a spenderli per soddisfare tutti i suoi desideri.
Sabrina Minardi, come emerge dal racconto della giornalista italiana alla sua collega inglese, ammette di conoscere la verità sulla scomparsa della ragazza. Enrico de Pedis fu la persona che, in base a un incarico e a un ordine ricevuti da uomini altolocati e potentissimi, realizzò il piano per sequestrare la ragazza. La Minardi nell'intervista ammette di aver partecipato, insieme con Renato de Pedis, a uno scambio, conducendo e guidando di persona una Mercedes all’interno della quale vi era la giovane Emanuela, addormentata e incosciente. La giovane venne affidata a un uomo misterioso, che attendeva in un'altra automobile in una strada di Roma, per condurla in un altro luogo.
Nel film, frutto di una documentazione scrupolosa raccolta da Faenza nel corso di cinque anni, vi è una sintesi pregevole delle varie ipotesi investigative avanzate per dissipare e chiarire il mistero. Lo spettatore ha l’impressione che al centro del racconto vi sia lo sforzo di mostrare le relazioni ordite da uomini influenti, che si muovono nel mondo oscuro dei poteri occulti della capitale. Il sequestro venne compiuto per esercitare pressioni sul Vaticano. Infatti proprio in quegli anni, il Banco Ambrosiano di Calvi, in cui la mafia aveva depositato ingenti quantità di denaro, finanziava in modo generoso le casse dello Ior, la banca vaticana, a capo della quale vi era il cardinale Paul Marcinkus.
Questi soldi, ricevuti dallo Ior, come emerge nel film di Faenza, furono utilizzati per finanziare Solidarnosc in Polonia, il sindacato che si opponeva al regime comunista. Marcinkus, di cui nel film vi è un ritratto memorabile, figlio di una lavavetri, nato in un sobborgo di Chicago, con grande abilità, diviene un prelato potentissimo. Quando Calvi si trovò in difficoltà, poiché i poteri criminali, che avevano depositato i capitali nella Banca Ambrosiana di cui era Presidente ne chiedevano la restituzione, Marcinkus escogitò con abilità un modo, per evitare che la banca vaticana fosse costretta a restituire tutti i soldi, che aveva ricevuto in prestito dall’istituto bancario lombardo.
Calvi venne costretto a firmare una dichiarazione, come si vede nel film, con cui liberava lo Ior da ogni obbligo giuridico, in cambio della vaga promessa di un aiuto finanziario in favore della banca ambrosiana. Roberto Calvi venne, in seguito, trovato morto a Londra, sotto il ponte dei Frati Neri, con il corpo che pendeva nel vuoto sul Tamigi. Prima di morire, in circostanze mai chiarite, Calvi ebbe rapporti frequenti con Flavio Carboni, un faccendiere spregiudicato, di cui nel film si parla in modo rigoroso.
Ovviamente Enrico De Pedis, ucciso nel 1990 e sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare, ebbe rapporti di assidua frequentazione, come emerge dalla intervista rilasciata dalla Minardi, sia con il Cardinale Poletti sia con Paul Marcinkus. Nel film la scomparsa di Emanuela Orlandi viene messa in relazione con le vicende in cui venne coinvolta la banca vaticana, lo Ior, il fallimento del Banco Ambrosiano, e la morte in circostanze mai chiarite di Roberto Calvi. La conclusione del film suscita nell’animo dello spettatore una grande emozione. Un film questo di Roberto Faenza su di un grande mistero, su cui la verità ancora non è stata accertata in modo definitivo.