Supporta Gothic Network
Verona Teatro Nuovo. Il Decamerone secondo Baliani
La rassegna del cosiddetto “Grande Teatro” ha avuto inizio a Verona al Teatro Nuovo martedì 10 ottobre con il “Decamerone, Vizi, Virtù, Passioni” con l’adattamento e regia di Marco Baliani. Liberamente tratto da quello che viene comunemente considerato un capolavoro della narrativa trecentesca italiana, il Decamerone di Giovanni Boccaccio, ha visto Stefano Accorsi, uno dei beniamini del cinema italiano, nelle vesti di un capocomico di una sgangherata compagnia teatrale che gira il contado in una specie di camper altrettanto traballante.
La modularità del furgone favorisce la messa in scena di sette novelle tratte dal Decamerone, nelle quali si mescola una comicità al limite del grottesco, della dissacrazione e della ferocia. Piccoli, poveri guitti danno vita sulla scena ai protagonisti di queste novelle, un tempo bandite dall’Index Librorum Prohibitorum, soppresso dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il Decamerone (o Decameron) è una raccolta di cento novelle scritta da Giovanni Boccaccio nel XIV secolo, probabilmente tra il 1349 – anno successivo alla “peste nera” in Europa – e il 1351. Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini – che per dieci giorni si allontanano da Firenze per sfuggire alla “peste nera”, che in quel periodo imperversava nella città e che a turno si raccontano delle novelle di taglio spesso umoristico e dissacratorio con frequenti richiami all’erotismo bucolico del tempo, da qui la loro censura.
Un paio di novelle – come la I della III Giornata, in cui Masetto si finge sordomuto in un convento di monache e la V della IV Giornata in cui i tre fratelli di Elisabetta si vendicano del suo amante – vennero utilizzate anche da Pier Paolo Pasolini nel suo celebre “Decameron” del 1971, dove Silvana Mangano faceva la parte della Madonna.
Spettacolo per certi versi piacevole, in cui si nota la leggerezza dell’interpretazione della faccia pulita di Stefano Accorsi, affiancato da una valida compagnia di caratteristi, sufficientemente credibili nella loro intercambiabilità di ruolo,che hanno evidenziato una certa loro canagliesca ferocia. Certo, trasporre un impianto letterario, soprattutto come quello di Boccaccio, in un linguaggio cinematografico o teatrale non è sempre facile, anche se alcune immagini si prestano ad essere rappresentate con efficacia.
Teatro gremito per tutta la settimana, dove un pubblico plaudente è accorso per vedere la faccia cinematografica di Accorsi (omen nomen!).
Infine una battuta finale del regista Marco Baliani: “Le storie – sottolinea Baliani – servono a rendere e a immaginare altre vite, diverse da quelle che si stanno faticosamente vivendo. Le storie servono ad allontanare l’alito della morte. Finché si racconta – e c’è una voce che narra – siamo ancora vivi. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone perché oggi a essere appestato è il nostro vivere civile . Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio, attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare infine che c’è un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce”.
Marco Baliani, Stefano Accorsi e Marco Balsamo stanno portando in scena, oltre al Decameron, anche l’Orlando Furioso di Ariosto e prossimamente si cimenteranno col “Principe” di Machiavelli.