Supporta Gothic Network
Verona Teatro Nuovo. Feydeau o degli equivoci alla francese
Autore forse un po’ dimenticato, questo Georges Feydeau, drammaturgo francese, considerato, dopo Molière, uno dei più grandi autori della commedia francese, di cui abbiamo visto la rappresentazione di Sarto per signora, in scena al Teatro Nuovo di Verona dal 24 al 29 novembre 2015.
Sarto per signora, considerato uno dei suoi piccoli capolavori, è del 1886. Questi sono gli anni di grande fermento nella cultura e nell’arte parigina, dove la vita si svolgeva nei caffè all’aperto dei grandi boulevards, nei teatri, nei café-chantants, frequentati da artisti, principi dell’aristocrazia mitteleuropea, sedotti dal fascino della trasgressiva Parigi e delle sua ballerine del Moulin-Rouge.
Ebbene, Valerio Binasco ha voluto riportare all’attenzione del pubblico questa incantevole commedia, dove la parabola degli equivoci porta quasi ad un’assurda tragica comicità.
Diversi ménages familiari ruotano intorno a un grottesco appartamento, un tempo adibito a sartoria per signora. In esso dovrebbero compiersi felici adulteri, come sogni irraggiungibili per grigiori quotidiani, dove ognuno dei protagonisti cerca un pizzico di presunta felicità che sembra proprio a portata di mano, se non ci fosse quel diabolico meccanismo dell’equivoco, del colpo di scena, dell’ospite imprevisto e inopportuno, in una sorta di qualcosa che sembra lì lì per accadere…e che invece….
Emilio Solfrizzi è stato un mattatore di garbo, sostenuto dalla sua verve un po’ sanguigna, coadiuvato da altrettanti efficaci caratteristi, tra cui ricordiamo Fabrizio Conti, Lisa Galantini, Simone Luglio e Barbara Bedrina.
Ottimo il lavoro di Valerio Binasco che, alla stregua di un direttore d’orchestra, ha saputo manovrare gli attori come fossero strumenti musicali. Assecondato in questo, da un testo che sembra scritto proprio per il palcoscenico e per gli attori.
Grandi applausi di un pubblico che, finalmente, è uscito dal teatro con una sorta di sorriso liberatorio. Perché il teatro deve lasciare, quella che si dice, dopo aver gustato un pranzo, “una bocca buona”.