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Violeta Parra - Went To Heaven. La rivincita del folclore cileno
Basato sull'omonimo libro di Ángel Parra e diretto dal regista Andrés Wood, il film biografico "Violeta Parra Went To Heaven", uscito recentemente nelle sale cinematografiche e proiettato in streaming su MyMovies, è dedicato alla celebre artista cilena dai molti talenti – nell'ambito musicale, poetico e pittorico – che ha segnato significativamente il panorama culturale del proprio paese oltre che quello internazionale.
Il lungometraggio ripercorre tutta la vita di Violeta Parra in modo preciso e dettagliato, attraverso diversi livelli temporali alternati: quello della sua infanzia difficile, conseguenza soprattutto della povertà familiare; quello dell'età adulta, contraddistinto da gioie e dolori; quello di una significativa intervista televisiva all'artista, riguardante la sua considerazione dell'arte e della vita.
Ancora giovanissima, dopo aver imparato a suonare alcuni strumenti, principalmente la chitarra, da autodidatta, ha iniziato ad allestire con parte della famiglia spettacoli itineranti di musiche e canti popolari uniti a numeri di magia, ma presto decide di proseguire autonomamente sulla strada della musica tradizionale cilena.
Violeta, infatti, viaggiando a lungo, entra in contatto con moltissime persone autoctone per poter ascoltare da loro canzoni popolari dimenticate col passare del tempo, al fine di mantenere viva la memoria delle radici culturali del proprio paese e diffonderla in tutto il mondo. La giovane donna dimostra quotidianamente un carattere forte e determinato, tanto che nemmeno la triste notizia della morte del figlio più piccolo, che la raggiunge nel corso del suo primo viaggio in Polonia, riesce a distoglierla dall'obiettivo di promuovere la musica popolare cilena.
In seguito proseguirà la propria attività in Cile e all'estero accompagnata dal musicologo svizzero Gilbert Favré – a cui è legata da una relazione instabile e turbolenta – iniziando inoltre a dipingere quadri dai colori sgargianti, che esemplificano una personale e silenziosa critica della controversa situazione sociale e politica del proprio paese: si tratta di tele che hanno ricevuto un tale apprezzamento dagli "addetti ai lavori" da essere accettate ed esposte presso il Museo del Louvre di Parigi.
Tuttavia, l'impegno in Cile di Violeta non si è affievolito nel corso degli anni e in seguito alla sua crescente notorietà, infatti, deciderà di investire personalmente nella costruzione di un grande tendone "a un passo dalla Cordigliera", dove promuovere le tradizioni musicali cilene come una vera e propria "università del folclore" del paese, pur rischiando la chiusura dell'attività qualora non avesse ricevuto un riscontro positivo.
Violeta Parra si è dimostrata sotto tutti gli aspetti una figura risoluta e decisa, una voce artistica dalla grande sensibilità, che non ha accettato compromessi nè sul piano professionale nè su quello personale, al punto di arrivare, ad appena cinquant'anni, a suicidarsi in seguito a un periodo di forte depressione, per il dolore causato dal nuovo allontanamento dell'uomo amato.
La sua scelta principale è stata quella di stare a contatto con la gente comune, con cui condividere la musica tradizionale come forma d'arte intima e, allo stesso tempo, collettiva e di spirito comunitario. Ancora dagli spezzoni della vera intervista a Violeta, appare evidente come, a suo avviso, l'elemento più importante per la produzione artistica sia l'istinto creativo, che dovrebbe essere stimolato dalla ricerca di ritmi e timbri diversi con cui esprimere se stessi e la propria idea di arte.
Ritengo sia ancor più significativo che un film dedicato ad un'artista così importante nel panorama culturale cileno, ma non solo, sia stato realizzato – impreziosito dalle musiche originali composte da Violeta Parra e da una scelta accurata delle ambientazioni naturali – proprio da un regista che ha i suoi natali in Cile, testimonianza dell'alto valore artistico delle tradizioni locali e del legame profondo con il proprio paese di appartenenza.
Un sentimento, quest'ultimo, che, purtroppo, nella realtà odierna dominata dalla globalizzazione e spesso da tendenze esterofile, viene messo in secondo piano, quando al contrario è un significativo veicolo di trasmissione del sapere e della memoria dei luoghi e dei popoli.