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Youth. Della Natura del Tempo
La Giovinezza si lascia trasportare e noi ci ci si fa trasportare dalla musica nel nuovo film, opus 7, del regista partenopeo Paolo Sorrentino, dal momento che il protagonista è un compositore Fred Ballinger (Michael Caine), che crea la sua musica sul grande schermo proprio davanti agli occhi dello spettatore, stropicciando tra le mani la carta di una caramella.
Il fatto è che è raro trovare un regista che dia alla musica un ruolo cosi importante nella sceneggiatura, e l'ispirato compositore David Lang ne approfitta e crea una sequenza di preziose tracce tra cui eccelle Just (After song of songs) eseguita dal Trio Medieval e assembla insieme Debussy, Mercadante, la cavatina "Figlia ti Scuoti" e Stravinskij (Berceuse). Dopo la musica è il passar del tempo il tema chiave del cinema del Nostro che, undici anni dopo Le Conseguenze dell'Amore, riambienta in un albergo sempre in Svizzera.
Nel nuovo lavoro di Sorrentino, tra saune, bagni turchi, palestre e massaggi al centro benessere, si riflette e si disserta sul tempo che scorre via. Fred e Mick, regista (Harvey Keitel), legati da un'amicizia sincera sanno che il loro futuro si sta rapidamente esaurendo e si alleano insieme per affrontarlo meglio, guardando con tenerezza alla vita disastrata dei propri figli, all'entusiasmo eccessivo dei giovani collaboratori e agli altri ospiti dell'albergo tra cui spicca Jimmy Tree, il giovane attore californiano interpretato da un sofisticato e sensibile, Paul Dano.
E come non menzionare tra gli ospiti, un Maradona pachidermico con l'effige di Marx tatuata sulla schiena, che riesce a palleggiare ripetutamente in uno stato di grazia celestiale. Tutto questo inventariato antropologico viene ambientato in un lussuoso luogo preso in prestito da uno dei più affascinanti romanzi di Thomas Mann, La Montagna Incantata. Qui il suo cinema elegante e pieno di aforismi si stempera con amenità divertenti e spassose sulla prostata, dove i due compari contano le loro pisciatine giornaliere, anche se le loro sentenze sono sempre argute e mordaci.
Nella scena madre della piscina quando Miss Universo (Madalina Ghenea) appare ai due, c'è un richiamo alla Grande Bellezza ed evoca una riflessione: la vecchiaia e la giovinezza, come la prima guarda e giudica la seconda e viceversa. Questo è il primo confronto affrontato nel film: la natura del tempo.
L'altro tema che domina il film è l'amicizia: è qui che il cinema sorrentiniano diventa visione filosofica e sogno, con una Venezia allagata e la lievitazione del monaco tibetano. Non c'è finale migliore dove l'arte immaginifica dell'autore illustra sulla melodia del Simple Song #3 cantata dalla soprano Sumi Jo che seduce noi e quel narciso del compositore Ballinger, riaccostandolo alla perduta giovinezza. Un piccolo omaggio va anche all'intenso cameo della diva evocata e amata contemporaneamente dai due protagonisti Brenda Morel la magnifica (Jane Fonda).