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Zaìde di Mozart all'Opera di Roma. Un singspiel calviniano
Per nostra fortuna l'Opera di Roma giunge “salva” in parte dal regime covid, e assicura una programmazione che ricomincia con un singspiel mozartiano postumo ed incompiuto: Zaìde, che data 1780 per la scrittura di Wolfgang Amadeus Mozart e K344 nel suo repertorio, è un misto tra opera buffa e opera seria dal finale misterioso. In questa messinscena con Graham Vick alla regia e Daniele Gatti alla direzione d'orchestra, avremo Remo Girone come novello Calvino della narrazione. Dal 18 al 27 ottobre, con l'anteprima giovani del 16 ottobre, riapre all'opera il Teatro Costanzi.
Con varie similitudini con la Zaïre di Voltaire, che data 1732, d'altronde il primo titolo mozartiano era Das Serail (il serraglio, a ricordare anche il ben piu' famoso Il ratto dal serraglio) e rimanda ad un tema dibattutto ben prima della composizione mozartiana: la condizione della donna nell'Islam, o comunque nelle dimore orientali che la limitano ad una “prigione dorata”, di cui Montesquieu ci aveva già informato nel 1721 con le Lettres persanes, in cui però dipinge una donna assolutamente libera di pensare ed anche di “smuovere” le altre donne a cercare quella libertà negata dalla condizione cui erano sottoposte in Oriente.
Nella trama dell'opera di Mozart abbiamo, come ci dice il Sovrintendente Carlo Fuortes: “La lettura calviniana dell'opera, poiche Italo Calvino si occupò proprio della Zaide nel 1982 con Turcherie. Secondo Mozart, nel 1982, quando è stata rappresentata appunto a La Fenice durante il Carnevale veneziano”. Non solo, dal punto di vista musicale, come il Direttore Daniele Gatti afferma: “Abbiamo uno sviluppo diverso dal solito senza recitativi secchi: lo sviluppo è sempre diverso e nella mani di un narratore, come Remo Girone, che ci accompagna in questa fattispecie di lettura combinatoria di parti parlate e parti cantate”, che ci ricorda il calviniano Castello dei destini incrociati, come giustamente suggerisce nel suo saggio critico Luca Badini Confalonieri (nel programma dedicato all'opera, il capitolo Calvino e Mozart: un'inedita sceneggiatura di Zaide).
Graham Vick, il regista dell'opera, in proposito, asserisce: “Questa è un'opera dalle profondità inusitate, si ascoltano lacerti de Il Flauto magico, nei suoi melologhi si nasconde una festa ironica e comica con tagli seri: sono partito dai numeri musicali per seguire il libretto di Calvino che ho conosciuto proprio mentre negli anni '80 la provavo in Toscana, è da lì che nasce il narratore calviniano per la drammaturgia. Zaide poi lascia in sospeso: noi seguiamo la storia del suo tradimento quando si innamora dello schiavo Gomatz, pur essendo la favorita del sultano Soliman, quindi la lotta per la libertà e l'amore, stranamente aiutati entrambi in questo dal ministro del sultano, Allazim.” Quest'ultimo è forse il personaggio piu' interessante di tutti - interpretato dal'eccezionale Markus Werba -: non sappiamo perchè li aiuti, forse perchè si rispecchia nello schiavo Gomatz? O forse perchè comprende che il volere del sultano è ingiusto, in quanto non desidera la felicità degli altri, piuttosto vuole solo opprimerli. Tutto questo però, rimane un quesito irrisolto, in quanto l'opera è incompiuta.