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Maurizio Ferraris
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L'imbecillità è una cosa seria
Il Mulino
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All’Opera di Roma, dal 16 al 23 febbraio 2025, il nuovo allestimento di Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani tratto dall’omonima tragedia di Hugo ha visto la regia di Valentina Carrasco, regista argentina che ha inaugurato la Stagione 2019/20 con Les vêpres siciliennes e che abbiamo conosciuto come collaboratrice dell'ensemble artistico catalano La Fura dels Baus.
Lindon, il grande attore Vincent Lindon interpreta un padre lavoratore alle prese con due figli dal carattere opposto; non possiamo dire che è più bravo del solito: è sempre bravissimo e molto amato dai cinefili. Per quet’opera, titolo originale Jouer avec le feu – riprende un detto che è identico in italiano, Giocare col fuoco –, si è aggiudicato la Coppa Volpi a Venezia 81, cioè il premio per la miglior interpretazione maschile. Ogni film con lui è già una garanzia: questo film, Noi e loro, diretto da Delphine Coulin e Muriel Coulin sarà particolarmente gradito a genitori con problematiche simili in quanto sviscera in maniera non banale argomenti di un certo rilievo nell’ambito del rapporto genitori – figli e anche dei figli tra di loro.
Il Complesso Museale di Santa Maria della Scala dal 17 ottobre al 30 marzo 2025 ospita la mostra Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle Collezioni Banca Monte dei Paschi di Siena e Cesare Brandi, a cura del Prof. Luca Quattrocchi, Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Siena.
Sabato 15 febbraio 2025 l’Aula Magna della Sapienza ha ospitato un evento musicale di grande richiamo: l’esecuzione di The Köln Concert di Keith Jarrett, capolavoro del jazz contemporaneo, affidato alle mani della pianista Gilda Buttà. Il concerto, inserito nell’ottantesima stagione musicale dell’Istituzione Universitaria Concerti, ha attirato un pubblico numeroso e attento, desideroso di rivivere l’emozione di un’opera che ha segnato la storia della musica improvvisata. Non usiamo a caso il termine “improvvisata”, anche se è facile scorgere una sorta di ossimoro: ossia, da un lato la pianista si è attenuta a una partitura, dall’altro lato quando Jarrett “compose” il celebre concerto in realtà sviluppò un’idea e alcuni temi improvvisandoli sulla tastiera. E ciò nonostante il vecchio giudizio di Theodor Adorno, per cui nel jazz del dopoguerra “la routine non lascia alcun margine all’improvvisazione”.
È sempre emozionante scoprire un grande classico della letteratura. L’occasione è data da una nuova traduzione dei Demòni di Fëdor Dostoevskij che, a firma di Emanuela Guercetti, è giunta da poco nelle librerie, per i tipi di Einaudi. I Demòni, uno dei grandi testi dello scrittore russo, si presenta come una cronaca scritta da un intellettuale di una città russa, non meglio identificata.
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