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Emian Pagafolk. Esordio con Acquaterra
Il trio degli Emian PaganFolk ha appena pubblicato il primo full-length dal titolo Acquaterra, a cui si associa un lungo tour promozionale in tutta Italia. Ascoltare gli Emian PaganFolk è come intraprendere un viaggio…Dalla cultura dell'area Celtica a quella del Nord Europa passando per ballate medievali e canti sciamanici.
L'arpa e voce di Aianna Egan, le percussioni e il violino di Emain Druma e le corde di Rohan rapiscono lo spettatore, anche il più disattento, come le sirene facevano con i marinai, accompagnandolo su cime innevate, in boschi incantati e lungo fiordi scandinavi, per ritrovare, infine, nell'io più profondo, un sentore arcaico e selvaggio che l'uomo ormai ha perso da tempo, il tutto in perfetta sintonia con il Cosmo.
Nonostante il progetto esista da soli 2 anni, gli Emian PaganFolk vantano la media di 60 concerti l'anno tra festival e locali di tutta Italia. A ottobre 2013 vincono il concorso del Ferrara Buskers Festival nella categoria “Artisti Accreditati”. Nello stesso periodo si unisce alla band un nuovo membro, il batterista Máirtín Killian, che arricchisce l'impatto live delle loro performance.
Donato Zoppo, intervistando i membri della band, ha chiarito anche l'origine del nome: Emian è la fusione dei nomi Emilio e Anna. Per loro e per molte delle persone che li seguono invece, è diventato un vero e proprio luogo fisico in cui vivere. È una casa, una famiglia, una cerchia di amici e conoscenze, un posto accogliente in cui poter essere parte di un pensiero creativo.
Il Pagan Folk della band - chiariscono nella stessa intervista - è un concetto astratto, molto personale. Ciò che definiscono “Pagan Folk” è quella tipologia di folk che prende ispirazione dalle antiche tradizioni musicali, nel caso della band quelle del Nord Europa, delle culture sciamaniche e delle aree celtiche, tradizioni appartenenti a popoli e a territori che sostanzialmente venivano definiti pagani per scelte religiose o etiche, scelte che contemplavano il rispetto e l’amore per la natura e i suoi esseri e adoravano quegli dèi che allegoricamente rappresentavano ogni evento climatico o comportamento animale o evento personale. Il termine “pagano” è nato come dispregiativo per coloro che vivevano al di fuori delle città “civilizzate”. In un certo senso pagane erano le persone che non volevano mischiarsi alla frenesia e al caos cittadino, che si tenevano lontane dal potere, che volevano mantenere un rapporto sincero con la Natura ed i suoi cicli, curarsi con le erbe, ritualizzare le fasi importanti dell’anno, danzare e fare musica per il proprio villaggio.
Nel disco si mescolano elementi del Sud Italia ed elementi nordici. In Salento ci sono scogliere e piane che evocano il paesaggio Irlandese, in Irpinia ci sono fiumi, cascate, boschi di conifere che evocano i paesaggi tipici del Nord. Di mediterraneo c’è la luce, il sole, il magma sanguigno che è tipico della gente del Sud. E poi ci sono gli strumenti, come le percussioni mediterranee: la darbouka, il bendir, il tamburello salentino…
I musicisti si sono formati con la musica tradizionale Irlandese e delle aree celtiche, benché Aianna abbia studiato pure arpa classica al Conservatorio di Avellino. Tra le influenze hanno un posto particolare il metal e la musica classica.
Acquaterra è un concept album in cui vengono racchiusi molti simboli. In particolare, due dei principi creatori dell’Universo, femminili. Un omaggio a ciò che ci ha ispirati a creare Emian: “alla nostra meravigliosa terra e alle sue acque”.
Nel disco ci sono molti suoni naturali: lo scorrere del fiume in "Mother’s Breath", che al suo interno contiene un’invocazione pagana alla Natura e il cui video è stato girato proprio sulle sponde di un fiume; il suono del mare in "A Sailor’s Tale", triste storia d’amore che ha per protagonista una donna che parte su una nave lasciando il suo innamorato infelice e solo; ancora il mare in "Dúlamán", canzone dedicata ai raccoglitori di alghe d’Irlanda…
Poi ci sono le storie di terra: "The Last King’s March", brano dall’impronta sciamanica, un omaggio ai grandi Re che hanno protetto fino alla morte la propria terra. Come il grande Re Irlandese Brian Boru nell’anno 1000 o i Nativi Americani; "Dance in circle", un vero e proprio inno alla Terra che danza e si muove, movimento evocato appunto dalla danza a cerchio.
Poi c’è la simbologia degli strumenti: l’arpa da sempre simboleggia l’acqua con il suo suono cristallino e il suo fluire mentre i tamburi evocano il battito della terra, il primo strumento che l’uomo ha saputo ricreare da quando è comparso sulla terra.
La copertina rappresenta il sunto di tutto ciò ma racchiude in sé un elemento in più: la fusione tra la Dea e il Dio, principi femminile e maschile, che hanno creato insieme il Tutto. La Dea adagiata con le sue radici sulla roccia dura, radici che si dipartono dall’albero che, con i suoi rami, rappresenta il Dio Cernunnos.
Gli otto brani sono prevalentemente composti da materiale tradizionale riletto e riarrangiato, in alcuni casi i brani sono stati passati oralmente da amici, come nel caso di "Odeno Oro" (danza Macedone) o "Medieval Drum Dance" di Joe Matzzie (entrambe fanno parte del set di "Dance in Circle"), altri provengono da gruppi irlandesi.
Gli EMIAN PaganFolk sono:
Aianna Egan: arpa irlandese, voce
Emain Druma: percussioni, violino, flauti, voce
Rohan: basso, bouzouki irlandese, cori
Máirtín Killian: batteria e percussioni, chitarra, cori