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Noi e loro. Quando si gioca col fuoco
Lindon, il grande attore Vincent Lindon interpreta un padre lavoratore alle prese con due figli dal carattere opposto; non possiamo dire che è più bravo del solito: è sempre bravissimo e molto amato dai cinefili. Per quet’opera, titolo originale Jouer avec le feu – riprende un detto che è identico in italiano, Giocare col fuoco –, si è aggiudicato la Coppa Volpi a Venezia 81, cioè il premio per la miglior interpretazione maschile. Ogni film con lui è già una garanzia: questo film, Noi e loro, diretto da Delphine Coulin e Muriel Coulin sarà particolarmente gradito a genitori con problematiche simili in quanto sviscera in maniera non banale argomenti di un certo rilievo nell’ambito del rapporto genitori – figli e anche dei figli tra di loro.
Pierre, vedovo ferroviere cinquantenne e strenuo lavoratore, cresce da solo i suoi due figli maschi. Louis, il più giovane (Stefan Crepon dal fresco talento), gli dà grandi soddisfazioni, mentre il maggiore, chiamato in famiglia Fus (Benjamin Voisin incredibilmente bravo), non riesce ad adattarsi in un mondo che sembra rifiutarlo e probabilmente si sente anche non accettato in casa, visto l’ottimo progredire del fratello. Come altri ragazzi che cercano una loro dimensione frequenta movimenti violenti e razzisti: nel gruppo di ultrà si sente accolto e accettato: oltretutto può così dimostrare di essere agli antipodi dei valori paterni. Come deve comportarsi un genitore in questi casi ? Quando è il momento di intervenire?
Tutto ciò non sarà senza pesanti conseguenze; quindi il titolo francese è appropriato e calzante, mentre il titolo italiano, che pur viene da una frase pronunciata dallo stesso Lindon, probabilmente vuole catturare proprio le fasce di spettatori costituire da genitori e figli. Infatti, il notevole film è molto adatto anche al pubblico dei giovani, essendo capace di parlare a più generazioni.
Le abili registe Delphine e Muriel Coulin dirigono con rigore, e contemporaneamente calore, un dramma familiare che grazie al loro taglio partecipato risulta intenso e coinvolgente nonché, purtroppo, anche molto attuale. Tanto per creare altri equivoci, la pellicola ha anche un terzo titolo internazionale The Quiet Son che gioca sull’antitesi. Invece, non è stato adottato il titolo del romanzo da cui è tratto: Quel che serve di notte di Laurent Petitmangin.
Le registe riescono in pieno a seguire i caratteri dei tre personaggi e il loro interagire, muovendosi abilmente su più fronti, creando un pathos che rende gli spettatori pienamente partecipi della vita familiare. Delphine e Muriel Coulin si mettono al fianco dei personaggi, li seguono nelle loro emozioni e nelle ferite non rimarginate, troppo spesso causa di dolori e grandi conflitti. Sanno entrare in casa di questi tre maschi e mostrarcela così vera nei suoi particolari che si perde la cognizione di essere al cinema ed è il pubblico a provare la necessità di intervenire, quasi fosse la propria famiglia. È uno spaccato esaminato e approfondito dei precari equilibri familiari, ma con tanto amore e cura per i personaggi, gli interpreti e il Cinema. Il film della durata di 110 minuti, ma se ne vorrebbe ancora, è distribuito in Italia da I Wonder Pictures ed esce in sala il 27 febbraio.