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Scendono le parole al Teatro Lo Spazio con Elisabetta De Palo
Dopo il successo della scorsa stagione, va in scena al Teatro Lo Spazio dal 14 al 26 dicembre (ore 21.00, domenica ore 17.00, 24 dicembre riposo) SCENDONO LE PAROLE, SUONANO LE CAMPANE , un monologo scritto da Gianni Guardigli per Elisabetta De Palo. Le musiche sono di Riccardo Ballerini. I costumi di Stefano Cioncolini, le scene di Maurizio Perissinotto e il disegno luci di Roberto Tamburoni.
Intanto sul web nasce un blog per raccogliere le testimonianze delle donne che abbiano vissuto gli anni fra guerra e dopoguerra (http://donnedeldopoguerra.blogspot.com/), anche attraverso la voce delle nipoti ...
Secondo Dopoguerra, tre donne, una padrona, una serva e un’attrice di rivista, raccontano il loro punto di vista sul misterioso omicidio del podestà del proprio Paese, una delle numerose vittime che al termine della Seconda Guerra Mondiale hanno soffocato vincitori e vinti dentro l’orrore di vicende troppo spesso nascoste. Sullo sfondo il commento corale dell’intero borgo.
Le protagoniste vivono una precaria quotidianità mentre la storia imprime il suo segno tragico sulle stradine del paese: un giorno infatti il podestà locale, marito di una di loro, viene trovato morto. Quell’uomo che in vita non era stato certamente amato, non è altro che una delle numerose vittime che al termine della Seconda Guerra Mondiale hanno affollato le cronache dell’epoca e poi i libri di storia. Un serrato confronto fra vincitori e vinti fa affiorare scomode verità che spesso hanno fornito spunti di riflessione non solo agli storici, ma anche ai romanzieri e ai drammaturghi. Il commento corale dell’intero borgo completa il dolente quadro.
Studio 12
diretto da Isabella Peroni
presenta
DONNE LONTANE, MA NON TROPPO TORNANO A RACCONTARE L’ITALIA DELLA GUERRA
Il dramma del Dopoguerra dalla voce delle donne
Un delicato monologo di Gianni Guardigli per Elisabetta De Palo che racconta oscurità troppo spesso nascoste
E sul web nasce un Blog per raccogliere le testimonianze delle donne italiane che hanno vissuto quegli anni... Anche attraverso la voce delle nipoti...
PER LE RECITE DEL 25 E DEL 26 IL PUBBLICO VERRA' INVITATO A UN BRINDISI NATALIZIO CON LA COMPAGNIA.
Roma, Via Locri 42/44, (traversa di Via Sannio, a 100 metri da Metro S. Giovanni)
Informazioni Tel.+39 06 77076486 +39 06 77204149 (15,30-19,30)
info@teatrolospazio.it
LA VICENDA E LA PIÈCE
Siamo nell'immediato dopoguerra, in un paese del Veneto.
Alla fine di ogni conflitto e in particolare della Seconda Guerra Mondiale si sono scatenati terribili vendette che hanno insanguinato i paesi quasi come le guerre stesse.
Il Fascismo è caduto e gli ultimi sussulti di terrore e crudeltà si sono consumati nella non molto lontana Salò. Il Podestà locale è scomparso una mattina di un lunedì e qualche giorno dopo qualcuno ha ritrovato sul greto di un torrente il suo corpo quasi intonso "come se dormisse", ma con un forellino sulla fronte.
La vicenda è assolutamente frutto della fantasia e intorno ad essa ruota la vita del paese, pulsa il cuore di un microcosmo che in alcuni casi è governato da una profonda solidarietà umana, in altri casi diventa un mondo claustrofobico e spietato.
Tre donne illustrano il loro punto di vista sulla vicenda: una padrona, una serva e un'attrice di rivista. Il concertato si completa con le voci e gli umori dell'intero paese.
Il testo è composto con una sovrapposizione di stili e diventa una "prova d'attore" innanzitutto poiché è concepito come monologo e poi perché ognuno dei tre personaggi è costruito attraverso un colore, un sapore, un mondo interiore, una musicalità della parola che lo caratterizza fortemente.
La serva è il mondo rurale che si esprime attraverso il dialetto e le metafore, gli umori delle stagioni, la padrona è la sofferenza di una donna che, in nome del quieto e comodo vivere, si è negata la conoscenza dell’amore e l’attrice di rivista è la sofferenza dell’artista incompresa in quel luogo e in quel tempo.
Ed è così che i tre personaggi femminili, attraverso la voce di Elisabetta De Palo svelano i loro segreti intrecciandoli in un tessuto policromo.
I riferimenti con l'oggigiorno inesorabilmente vengono alla luce e la drammaticità con cui gli errori dell'uomo si ripetono costituisce un po' la chiave di lettura del lavoro.
Il terzo personaggio, la cantante\attrice di rivista Doriana Doris, canterà dal vivo due canzoni, Maria la O, pezzo reso noto da Rabagliati e Scendono le parole, suonano le campane pezzo nuovo, musicato da Riccardo Ballerini, il cui titolo dà il nome all’intera pièce.
ELISABETTA DE PALO
Paolo Tomelleri, colonna del jazz italiano, la definisce, fedele alla tradizione delle dive, nata dall’incontro tra il teatro e il jazz. La sua carriera d’attrice inizia infatti sul palcoscenico, dove per molti anni lavora con consensi di platea e di critica. Alla sua formazione artistica contribuiscono personaggi come il grande Eduardo De Filippo, Piera degli Esposti, Aldo Trionfo e Angelo Corti. Comincia a muoversi a sipario aperto negli anni ’70 a Carrara, dove fonda il “Teatro Del Carrione”. Spaziando tra ruoli di diverso calibro, affronta, nel corso della carriera, autori drammatici come Shakespeare, Pirandello, Musil e Giuseppe Manfridi, grotteschi, cimentandosi in pièces tratte da Chateaubriand, Hugo e Gadda, e ancora brillanti, riproponendo il teatro di Goldoni e di Plauto. Ha al suo attivo anche il musical, e fra gli spettacoli che meritano di essere ricordati “Due americani a Parigi” con l’amico Riccardo Castagnari, e “Stella by Starlight”, presentato al Teatro dell’Orologio di Roma nel 1996, da lei scritto e ispirato ad un singolare connubio jazz-astronomia. Da ricordare le sue partecipazioni a numerosi festival, tra cui Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano 1986 e Todi Festival 1996. Sua grande passione, passione che fa della stessa Elisabetta un’artista completa, è la musica. Inizia infatti a cimentarsi come cantante suonando la chitarra e componendo canzoni ispirate alla condizione femminile. Negli anni ‘80 affina poi le sue doti canore frequentando la “Scuola Popolare di Musica” di Testaccio a Roma, dove studia con Nino De Rose e Andrea Alberti, ottimo pianista e insegnante di improvvisazione. Proprio con Alberti, e con Tony Armetta al contrabbasso, forma un trio. E in questa formazione si esibisce nei primi jazz club romani, partecipando a varie rassegne, tra cui “E’ tempo di Jazz” Grottammare 1987, “Omaggio a Gershwin ed Ellington” Trapani 1988, “Jazz a Ponte S. Angelo” Roma 1989. In seguito, collabora con molti altri musicisti, come Francesco Forti, Eddy Palermo, Giampaolo Ascolese, Giancarlo Schiaffini, Riccardo Ballerini ed altri ancora. Dall’amicizia con Massimiliano Pani e Franco Serafini, che firmano le musiche di “Vivere”, soap opera targata Mediaset di cui Elisabetta è stata per ben dieci anni una delle protagoniste più amate – nel ruolo di Mirella - è nato il cd “Con amore, Jenny Blu”, che vanta la presenza degli stessi autori, e di musicisti come Massimo Morriconi, Farina, Allifranchini, Beppe Carletti e Carlo Uboldi. E proprio con Carlo Uboldi, da più di quattro anni, nella formazione, “Elisabetta De Palo e Paolo Tomelleri Quartet” – che vede esibirsi, oltre ai due e al grande Tomelleri, Marco Ratti al contrabbasso e Marco Castiglioni alle percussioni - dà vita ad un repertorio di standard jazz arrangiati in chiave moderna, ma fedeli allo swing di un tempo. Dopo aver debuttato sul grande schermo al fianco di Maria Grazia Cucinotta nel film di Angelo Frezza “Sweet Sweet Marja”, tolti i panni della Mirella televisiva, Elisabetta si è divisa sul set televisivo di “Vite sospese”, fiction ospedaliera targata RAI, e su quello cinematografico di “Avventure semiserie di un ragazzo padre”, pellicola di L. Lucini in cui interpreta la madre del "grande fratellino" Luca Argentero.