Supporta Gothic Network
Brunello. Intriganti suites per violoncello
Brunello Baroque Experience compone due concerti di Santa Cecilia che hanno offerto la possibilità di ascoltare e raffrontare due tra i massimi esponenti del barocco europeo: Bach e Vivaldi.
Mario Brunello ha presentato le sei Suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach alternate a Sei delle nove sonate per violoncello e basso continuo di Antonio Vivaldi nella nuova edizione critica di Bettina Hoffmann, edita nel 2003 dall'Istituto Italiano Antonio Vivaldi. Le sonate di Vivaldi erano: le RV 39, 40, 46 alternate alle suites dispari di Bach nel primo concerto del 14 novembre e le RV 42, 43, 44, alternate alle suites pari nel secondo concerto del 5 dicembre.
Nel programma figuravano anche due trascrizioni di Bach da Vivaldi: Concerto in re maggiore BWV 972 dal Concerto op.3 n.9 per violino, archi e basso continuo nel primo concerto e il Recitativo adagio BWV 594 dal Concerto grosso Mogul in re maggiore per violino, archi e basso continuo nel secondo.
La straordinarietà delle suite per violoncello solo di Bach composte nel periodo di Kothen (1717-1723), non è dovuta soltanto alla scelta dello strumento che solo allora si affermava come solista al posto della viola da gamba. Bach infatti sviluppò in modo ineguagliabile il contrappunto con l'uso virtuosistico ed espressivo del violoncello, di cui riuscì a sfruttare magistralmente le possibilità espressive e tecniche, sia nel registro acuto sia in quello grave, in modo da istruire un dialogo tra di loro.
La testimonianza di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) a Forkel, primo biografo di Bach, sulla profonda conoscenza degli strumenti ad arco del padre è in tal senso illuminante: “Fortissimo conoscitore e giudice dell'armonia suonava, di preferenza, la viola, con giusto dosaggio di forza e delicatezza. In gioventù e fino ad un’età abbastanza avanzata, suonò il violino con stile puro e penetrante […]. Conosceva alla perfezione le possibilità di tutti gli strumenti ad arco, come mostrano i suoi Soli per violino e violoncello.”
Le Suite per violoncello solo sono un’opera profondamente barocca per l'ardita architettura musicale e i chiaroscuri non solo sonori ma anche emotivi; in questo l'interpretazione di Mario Brunello è stata magistrale. Evidenziando con chiarezza tutto il discorso musicale e le sue soluzioni originali armoniche e virtuosistiche insieme, trae dal suo strumento sonorità affascinanti per la loro ricchezza timbrica e suscitando intriganti emozioni.
Delle sonate di Vivaldi per violoncello e basso continuo si ignora il periodo di composizione, se ne conoscono nove di cui solo sei furono pubblicate a Parigi nel 1740. Pur nella tipica formazione barocca, presentano una straordinaria creatività per la ricerca delle possibilità virtuosistiche e sonore dello strumento. Il violoncello infatti ha un registro acuto molto chiaro che Vivaldi riesce, come Bach, a far dialogare magistralmente con il registro basso, imbastendo insoliti effetti timbrici e ritmici.
Si nota poi come Bach, nel periodo trascorso a Weimar nella biblioteca del principe di Sassonia, ebbe l'opportunità di conoscere la musica italiana di Frescobaldi, Corelli e Marcello, sebbene il musicista che lo affascinò di più fu Vivaldi. Per celebrarlo trascrisse più di una ventina di sue opere per vari strumenti, rielaborando e aggiungendo creativamente e liberamente parti contrappuntistiche e melodiche, e smorzando inoltre l'effetto del contrasto tra soli e tutti, tipici dei concerti vivaldiani.
Mario Brunello descrive così l'effetto che l'esecuzione ravvicinata dei due compositori aveva avuto su di lui: “In quel momento ho cominciato a notare affinità sorprendenti soprattutto tra le forme ritmiche dei due autori, e ho pensato a un modo per comunicarlo al pubblico.” Di questo insolito ed intrigante accostamento che sarebbe stato considerato in altri tempi impensabile se non “blasfemo”, siamo grati all'intelligenza e alla sensibilità musicale di questo grande artista perché, con l'esecuzione alternata dei pezzi ha fatto comprendere ed apprezzare meglio il grande sviluppo della musica strumentale barocca nelle composizioni di due straordinari musicisti quali sono Bach e Vivaldi.
La “band” (definizione dello stesso Brunello), che componeva il basso continuo ed ha accompagnato con grande bravura il violoncellista, era composta al cembalo e organo da Roberto Loreggian; al basso-violoncello da Francesco Galligioni; infine al liuto tiorbato Ivano Zanenghi mentre Michele Pasotti alla tiorba e chitarra barocca. Brunello ha scelto degli strumentisti esperti di musica barocca e strumenti originali, ritenendo a ragione di non poter fare a meno di conoscenze ed esperienze di approfondimento accumulate in anni di esecuzioni e dirette al recupero di questa prassi musicale.
A Gherardo Gossi Brunello ha affidato le luci per accompagnare questo originale approccio, e l'effetto luce che ha illuminato solo il solista ha creato un'atmosfera d’intimità quasi misteriosa, concentrando l'attenzione sull'esecuzione delle suites. Del tutto apprezzata dal pubblico questa scelta di gettare una luce diversa sulle composizioni. Il risultato che ne deriva, di rappresentazione dell'esecuzione musicale, si armonizza perfettamente con la teatralità barocca, infatti il teatro era la forma d'arte dominante di quel periodo e ha influenzato tutte le espressioni artistiche.
Le luci disposte invece per le altre esecuzioni, in special modo se non schermate dal resto del pubblico, erano accecanti e risultavano fastidiose distraendo dall'ascolto. Le diverse posizioni durante l’ascolto hanno permesso questa considerazione durante i due concerti. E' un'idea positiva favorire il contrasto fra luce ed ombra e nello stesso tempo molto barocca, e ce ne auguriamo il perfezionamento studiando l'effetto a seconda della sala in cui viene utilizzato.
Il pubblico ha tributato un caloroso successo a questa esecuzione di altissimo livello e la “band” ha risposto con due bis. Nel primo concerto è stato suonato il primo Allegro dalla Sonata RV 40 di Vivaldi e l'adagio di Alessandro Marcello trascritto da Bach. Nel secondo concerto invece il primo movimento allegro dalla trascrizione di Bach del Concerto per archi in re maggiore di Vivaldi e di nuovo la trascrizione da Marcello.