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Il cuore del Cinema Ritrovato a Firenze. Seconda parte
Il terzo giorno della rassegna “Il Cinema Ritrovato alla 50 Giorni”, mercoledì 25 novembre, sono stati proposti film i cui sguardi incrociano la dimensione nativa con quella straniera e viceversa, riproponendo riflessioni che, a distanza di decenni, risultano ancora attuali sul tema dell'immigrazione, centrale nell'ultima edizione del Festival dei Popoli ad oggi in corso.
Il Cinema Odeon ha proiettato il primo documentario di Martin Scorsese, girato nel 1974 e incentrato su una lunga intervista ai suoi genitori, figli di immigrati italiani nella Little Italy di New York, non a caso intitolato Italianamerican. Nel film aneddoti divertenti come la preparazione degli iconici “spaghetti with meatballs”, si alternano ai ricordi dei primi anni dopo l'arrivo in America, in cui alle difficili condizioni di vita in piccoli appartamenti sovraffollati, le rispettive famiglie hanno dimostrato, nel contesto di una realtà estranea per lingua e cultura, una grande capacità di adattamento, ferme restando le proprie origini italiane.
Il documentario di Scorsese, inoltre, è stato preceduto da due cortometraggi di vedute girate dal pioniere del cinema tunisino Albert Samama Chikly, restaurati quest'anno e già presentati nel corso dell'ultima edizione del Festival Il Cinema Ritrovato di Bologna, mentre in prima serata è stato proiettato il noto film del 1973 diretto da Franco Brusati, Pane e cioccolata, contraddistinto da una grande interpretazione di Nino Manfredi. L'attore romano, tra i maggiori della commedia all'italiana, dà corpo e sentimenti a Giovanni Garofoli (detto Nino), uno dei tanti immigrati italiani in Svizzera nel secondo dopoguerra alla ricerca di un posto fisso che gli permetta di guadagnare un po' di denaro per la famiglia rimasta in Italia, con la quale può dialogare solo con sporadiche lettere. Tra discriminazioni avvilenti da parte della popolazione locale e numerose speranze infrante, l'uomo si trova costretto persino a rinunciare alla propria identità, tingendosi i capelli per apparire autoctono, così da essere finalmente accolto e guardato alla pari, al di là di preconcetti e stereotipi così legati all'aspetto fisico, che rappresenta la prima immagine di sé visibile all'esterno.
L'ultimo giorno del festival, infine, è stato all'insegna di due grandi proiezioni pubbliche, due film straordinari ed indimenticabili che, nella loro diversità, esprimono un alto valore emotivo e cinematografico.
La prima proiezione ha accolto sul grande schermo del Cinema Odeon Matrimonio all'italiana, uno dei grandi capolavori del cinema italiano riconosciuto anche a livello mondiale, come aveva dimostrato il favore del pubblico internazionale in occasione della prima presentazione della nuova versione restaurata – in collaborazione con Surf Film e Technicolor Foundation for Cinema Heritage – alla XXVIII° Edizione del Festival Il Cinema Ritrovato di Bologna del 2014. Il film del 1964 e diretto da Vittorio De Sica vede protagonisti i due divi internazionali allora all'apice del successo, Sophia Loren e Marcello Mastroianni, nella trasposizione cinematografica dell'opera teatrale Filumena Marturano di Eduardo de Filippo, con un titolo che si inserisce nel filone della commedia all'italiana sulla scia del successo ottenuto da Divorzio all'italiana di Pietro Germi, che tre anni prima aveva visto ancora Mastroianni nel ruolo del protagonista. La coppia Loren-Mastroianni dà vita ad una magistrale prova attoriale, in questo dramma che va oltre i confini della vicenda per raccontare le difficoltà della ricostruzione nella Napoli del secondo dopoguerra, in cui le macerie non sono solo materiali e la lotta per la sopravvivenza vige con la stessa forza dimostrata quasi vent'anni prima dal bambino protagonista del secondo episodio di Paisà.
La serata conclusiva del Festival, organizzata in collaborazione con CSC-Cineteca Nazionale, Festival dei Popoli e Dipartimento SAGAS (Università di Firenze), è stata dedicata al grande cineasta portoghese Manoel de Oliveira, che ci ha lasciato lo scorso due aprile, con la proiezione del film-testamento Visita ou Memórias e Confissões (Conversazione privata) realizzato dal regista nel 1981 e per sua stessa volontà visibile solo dopo la sua morte. Il lungometraggio postumo, che si caratterizza come un'operazione senza precedenti nella storia del cinema per modalità e struttura, aveva conosciuto in Italia solo una proiezione prima di questa fiorentina, a Bologna durante la passata XXIX° edizione del Festival Il Cinema Ritrovato. Il maestro originario di Porto, con questa pellicola densa di significato, parla della propria vita tra ricordi e dichiarazioni di poetica, rivolgendosi direttamente agli spettatori, nelle stanze della casa che lo ha accolto insieme alla famiglia per lunghi anni: l'abitazione elegante e quasi labirintica, depositaria di memorie e che il regista è costretto a vendere, spinge l'artista a parlare di sé, a raccontarsi agli spettatori del futuro.
Un viaggio, quello de “Il Cinema Ritrovato alla 50 giorni”, che ha trasportato gli spettatori indietro nel tempo, dal muto al sonoro e ritorno, meravigliando ed emozionando chi ancora non aveva avuto occasione di vedere questi capolavori della storia del cinema e, allo stesso tempo, facendo riprovare quegli stessi sentimenti a chi già conosceva i titoli nel programma, presentati nella suggestiva cornice fiorentina.