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Evans e la conquista del potere. La storia europea dal 1815 al 1914
Un libro di notevole valore culturale è stato pubblicato di recente dalla casa editrice Laterza con il titolo Alla conquista del potere. Europa 1815-1914, di cui è autore il grande studioso e storico, docente di Cambridge, Richard J. Evans. Il lettore, dopo avere letto e divorato le quasi mille pagine di questo straordinario saggio, un capolavoro letterario e storiografico, ha un visione limpida e chiara di come si sia arrivati alla modernità, che ha dato forma politica e culturale alle società occidentali in cui viviamo.
Nella introduzione a questo libro, Evans chiarisce il suo metodo di ricerca storica che gli ha ispirato la scrittura di questa opera, insistendo sulla prospettiva globale da cui è incline ad osservare e descrivere i grandi eventi che hanno segnato lo sviluppo della storia Europea. Nella prima parte di questo affresco, maestoso e grandioso, viene evocato il clima politico e culturale presente in Europa nel 1815, quando si era nell'epoca post-napoleonica e con il Congresso di Vienna ebbe inizio il periodo della Restaurazione. Menzionando il grande libro di Stendhal Il rosso e il nero, Evans ricorda come l’alleanza sancita fra la Russia, l’Austria e la Prussia abbia ridisegnato la carta geografica europea, da cui derivò il concerto europeo delle grandi nazioni, destinato a garantire un nuovo ordine politico per molti anni.
Il dispotismo illuminato era considerato oramai morto e superato, in seguito alla rivoluzione francese. A fondamento del nuovo ordine politico europeo doveva esserci la monarchia, temperata da organi legislativi tradizionali, assemblee di notabili e altre rappresentanze legislative dai poteri molto limitati. In base a questa visione, una società governata mantenendo le gerarchie tradizionali era l’unica garanzia a salvaguardia del nuovo ordine politico. Infatti, ad esempio per Chateaubriand, la fede ed il sentimento erano i due valori eterni a cui ancorare il nuovo ordine politico sorto in seguito alla restaurazione legittimista.
Il concerto delle nazioni europee subì la prima vera incrinatura con l’affermazione in Francia di Luigi Filippo d’Orléans, che divenne il nuovo monarca francese. Nel libro è molto importante l’analisi che viene proposta del nazionalismo che prese forma e si diffuse in Europa, come strumento di lotta politica per favorire la realizzazione di riforme liberali e costituzionali, onde mettere in discussione l’ordine conservatore imposto dalla Santa Alleanza nata al Congresso di Vienna e dalla Federazione Germanica guidata in modo autoritario dal principe Klemens von Metternich. Grazie alla ampia e vasta narrazione, il lettore segue il racconto delle grandi trasformazioni economiche che si ebbero in Europa con l’industrializzazione e la diffusione delle istituzioni del capitalismo. Sia il malcontento popolare, sia le enormi diseguaglianze economiche, sia la lunga e terribile crisi economica furono all’origine della rivoluzione del 1848, che di fatto con l’uscita di scena di Luigi Filippo e di Metternich concluse il periodo storico che aveva avuto inizio con il congresso di Vienna.
A differenza della rivoluzione francese del 1789, quella del 1848 ebbe una dimensione europea. Dopo che le monarchie europee avevano opposto un netto rifiuto alla richiesta di riforme, senza riuscire ad affrontare le cause del malessere economico, e senza comprendere la richiesta della masse di partecipare alla vita pubblica, vennero, come era inevitabile, travolte dalle forze del liberalismo moderato e dal repubblicanesimo democratico. Nel 1850 sia Napoleone III, divenuto imperatore di Francia, sia Disraeli, capo del governo inglese, riconobbero che era necessario, per preservare l’ordine e la stabilità politica e scongiurare il rischio di nuove rivolti e rivoluzioni, favorire un processo politico che integrasse le masse popolari nello Stato, per averne il necessario sostegno.
Con l’avvento della macchina a vapore e la nascita delle industrie manifatturiere in Inghilterra, mentre tramontava l'aristocrazia terriera, iniziò ad affermarsi la borghesia degli imprenditori e dei professionisti. Questo processo di cambiamento, che ha trasformato la fisionomia delle società europee, comportò l'urbanizzazione e la fine della vecchia civiltà contadina. Con la costruzione della ferrovie, la diffusione della stampa, la crescita dell'istruzione, l’invenzione del telegrafo, si ebbero sia la nascita della società di massa sia la formazione di un primo modello di stato sociale.
Con la nascita della società di massa le correnti di pensiero orientarono le convinzioni politiche del nuovo proletariato urbano: si pensi al socialismo utopistico di Proudhon e al Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels. Il conflitto di classe contrapponeva i proletari alla borghesia, i cui valori erano la mascolinità, la solidità, la probità, l’industriosità e l’autocontrollo. Nel libro, per spiegare la divisione durante il congresso della Prima internazionale tra Mark e Bakunin, viene descritta la repressione della Comune di Parigi, evento che si ebbe dopo la capitolazione di Napoleone III in Francia. Alla figura di Cavour, che rese possibile con la sua intelligenza politica l’unificazione dell’Italia e a Bismarck, che unificò la Germania distaccando la Prussia dalla confederazione Austriaca, sono dedicate pagine nel libro di grande valore analitico.
Nella parte finale molto spazio è dato ai cambiamenti che avvennero in campo letterario con l’avvento della sensibilità romantica in opposizione alla cultura illuminista. L’eroe romantico come creatura emotiva trovò la sua mirabile incarnazione e rappresentazione nel personaggio di Heathcliff, il protagonista di Cime Tempestose, il grande libro di cui è autrice Emily Brontë. Nel libro commentando la celebre espressione dello scrittore Rudyard Kipling, “il fardello dell’uomo bianco” (The White Man's Burden), viene raccontato il colonialismo e il sentimento di superiorità razziale degli Europei sui popoli e le civiltà africane ed indiane.
Le guerre balcaniche, dovute al declino dell’impero ottomano e all’affermazione dei nazionalisti in Serbia, Macedonia e Montenegro, favorirono la prima guerra mondiale. In un primo tempo sui Balcani l’equilibrio venne assicurato dalla Russia, che aveva la sua sfera di influenza sulla parte orientale, e dall’Austria-Ungheria che esercitava il suo dominio su quella dell’ovest.
Tuttavia, l’attentato in cui rimase vittima l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono, il 28 luglio 1914, scatenò l’inizio della Prima guerra mondiale. Dopo la conclusione della guerra caddero l’impero austro-ungarico, quello russo e quello tedesco. Nel 1922 si frantumò l’impero ottomano. Il vecchio continente, dopo la Prima guerra mondiale, non aveva più il dominio sul mondo intero. Questo libro è un autentico capolavoro letterario e storiografico, imperdibile.