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Firenze. Ardengo Soffici tra “Scoperte e Massacri”
Lo spazio mostre degli Uffizi ospiterà sino all'8 gennaio 2017 una retrospettiva, Scoperte e massacri Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze a cura di Vincenzo Farinella e di Nadia Marchioni, su Ardengo Soffici (1879), personaggio controverso, pittore e critico d'arte militante, ebbe un ruolo di protagonista nel far conoscere in Italia le avanguardie artistiche che nacquero a Parigi tra la fine dell'Ottocento e la prima guerra mondiale.
L'idea della mostra è nata in seguito alla donazione agli Uffizi, da parte degli eredi, di un autoritratto (Ardengo Soffici, Autoritratto, 1949 ). Importanti prestiti di opere da parte di Musei italiani e stranieri hanno impreziosito il percorso ideato dai curatori, che hanno avuto come guida Scoperte e massacri. Scritti sull’arte, edito a Firenze da Attilio Vallecchi nel 1919, che raccolse una scelta dei testi storico artistici pubblicati, per lo più su “La Voce”, a partire dal 1908. “La Voce” fondata a Firenze nel 1908 da Giuseppe Prezzolini, fu un giornale che propugnò il rinnovamento culturale e a cui collaborarono importanti intellettuali come Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Gaetano Salvemini, Giovanni Amendola. Un ambiente stimolante consono alle idee e alla “vis polemica” fino all'invettiva di Soffici, non si venga però tratti in inganno, nei suoi scritti non ci sono né la grossolanità né l'ignoranza di oggi, bensì una superba padronanza linguistica e una competenza tecnica che rendono le sue requisitorie armi affilate e devastanti. Il libro celeberrimo pubblicato dopo l'atroce esperienza della guerra fu condizionato dall'adesione al Fascismo e dal “ritorno all'ordine” in campo artistico, che lo porteranno a rivedere le sue posizioni sulle avanguardie fino all'autocensura con omissioni o cambiando il testo dei suoi articoli.
L'ottimo allestimento della mostra, con i pannelli esplicativi che utilizzano anche i testi di Soffici e le opere abilmente selezionate dai curatori, illustrano cronologicamente e con chiarezza l'evoluzione artistica di Soffici fin dalla prima esperienza, a 17 anni, a Firenze in occasione della Festa dell’Arte e dei Fiori (18 dicembre 1896 – 31 marzo 1897) L'artista fu affascinato da i dipinti di Segantini di cui sono esposte “L’angelo della vita”(1894-95), nella versione ridotta con la splendida cornice liberty realizzata su disegno del pittore stesso e la versione a carboncino. Nel periodo giovanile Soffici fu influenzato dal Decadentismo e dal Simbolismo, da ciò forse scaturì la radicata convinzione che la rappresentazione della natura non dovesse essere solo la semplice osservazione dal vero, all'aria aperta, eseguita con perizia tecnica, cosa che in seguito lo porterà all'entusiastica ammirazione per Cézanne, di cui sono esposte diverse opere.
Nel 1900 Soffici, ventenne, andò a Parigi con Giovanni Costetti e Umberto Brunelleschi per visitare l’Esposizione Universale, e vi rimase fino al 1907. Per sopravvivere collaborò con i suoi disegni a diverse riviste mondane e umoristiche, in mostra ne sono presenti alcuni esempi. Il Simbolismo e i Decadentismo continuarono ad influenzare la sua arte e i suoi modelli divennero Puvis de Chavannes e Maurice Denis di cui sono esposte rispettivamente Le fanciulle e la Morte (1872) e I pellegrini di Emmaus (1894-95). Tra le opere di Soffici di questo periodo, in esposizione, ci sono anche l'Autoritratto (1901), un ritratto da "artista maledetto" dagli occhi inquietanti e “Il bagno” (1905) unico pannello eseguito per il Park Hotel di Rocegno in Valsugana, che si è salvato dalla prima guerra mondiale. Si ritiene che il Salon d'Autumne nel 1904 sia stato la prima occasione in cui abbia visto le opere degli Impressionisti, ma le prime “scoperte” fondamentali di questo periodo sono Medardo Rosso, allora sconosciuto in Italia, e Cézanne, del secondo ne rende eloquente testimonianza l'Album di studi di cui sono in mostra alcuni fogli.
Soffici acutamente individuò in Cézanne il superamento dell'Impressionismo e il fondatore dell'arte moderna come precursore di Picasso, che incontrò in questo periodo. Tornato in Italia Soffici iniziò l'attività di critico con il celebre saggio su Cézanne pubblicato su “Vita d’Arte” nel 1908, in cui riconobbe nel grande artista provenzale la capacità di andare oltre la mera osservazione e riproduzione della pittura all'aria aperta, per esprimere quello che la visione della natura ispira all'artista. La raccolta delle olive (1908) e I giocatori di carte (1909) di Soffici, in esposizione, dimostrano quanto fu profonda l'influenza di Cézanne. Dopo le scoperte...i massacri, l'occasione venne dalle recensioni delle Biennali veneziane del 1909 e del 1910, in cui Soffici ridicolizzò la scelta delle opere esposte, mentre le retrospettive dedicate a Courbet e Renoir, lo spinsero a rivedere le sue valutazioni su i due artisti; in mostra segnaliamo Il ponte dell’asino di (1864) di Gustave Courbet e Il bagno penale di Portoferraio (1888-1894) di Telemaco Signorini, che furono tra le poche opere esposte a Venezia che incontrarono al sua approvazione.
Soffici insieme a Prezzolini riuscì ad organizzare con l'aiuto di collezionisti fiorentini e di mercanti parigini la “Prima esposizione italiana dell’impressionismo francese e delle sculture di Medardo Rosso” in cui dedicò una particolare attenzione a Cézanne. Osservatore acuto ma anche passionale e militante coltivò interessi diversi, la pittura di Henri Rousseau si coniugò con la volontà di rivalutare l'arte popolare, mentre i suoi viaggi a Parigi tra il 1910 e il 1911 lo spinsero a scrivere un saggio su Picasso, di cui è esposta Pipa, bicchiere, bottiglia di Vieux Marc e “Lacerba” (1914) - un omaggio del pittore catalano all'amico Soffici che aveva fondato la Lacerba, rivista letteraria, insieme a Prezzolini nel 1913 – e su George Braque, presente in mostra con Natura morta con chitarra (1912), il saggio fu espunto dall'antologia del 1919 nel clima di “ritorno all'ordine”. Nei suoi scritti Soffici metteva in relazione passato e presente traendone considerazioni e valutazioni sull'Arte, come la sua “scoperta “ di El Greco la cui pittura, a suo avviso, fu un luminoso esempio dacontrapporre a quella “accademica rinascimentale" di Raffaello e Michelangelo.
Tra le novità del 1911 ci fu anche il Futurismo, inizialmente stroncato da Soffici, poi in qualche modo digerito, ma l'adesione sarà condizionata da una visione cubista e di derivazione da Cézanne. Non meraviglia dunque la polemica con Boccioni (1914), il successivo distacco e un'altra sua entusiastica" scoperta" i fratelli Savinio e de Chirico, il musicista, ma non solo, e il pittore,di cui coglie la prospettiva onirica e antimoderna. Di questo periodo sono molto significative le decorazioni murali ideate per la casa di Papini a Bulciano (Ardengo Soffici, Pannelli decorativi per la “stanza dei manichini” di Bulciano, 1914), che condensano diversi influssi, Cezanne, Matisse, Picasso in un tripudio selvaggio e ironico di forme e colori. La stanza è stata ricomposta per la mostra, che diviene così un'occasione imperdibile per vederla.
Soffici, interventista fervente, partecipò volontario alla prima guerra mondiale, l'esperienza drammatica lo porterà a cambiare radicalmente la sua visione ideale e figurativa con il “ritorno all'ordine” ispirato a Giotto e Masaccio, in questo periodo dipinse una serie di “nature morte”, Mele e calice di vino, (1919) in mostra ne è un esempio. Non è possibile soffermarsi o elencare tutte le opere esposte, sottolineiamo che le scelte dei curatori sono significative e di grande interesse per comprendere il ruolo decisivo di Ardengo Soffici nel far conoscere le avanguardie in Italia. Per chi volesse approfondire, sono una guida preziosa i saggi e le immagini contenuti nel pregevole catalogo edito da Giunti, a cura, come la mostra, di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni.