Otello. Una lunga e attesa Annunciazione

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Otello

Dopo una assenza di ben quarant'anni è tornato l’Otello di Giuseppe Verdi all’Opera di Roma. La penultima opera di Verdi e la prima il cui libretto è interamente opera di Arrigo Boito andò in scena per la prima il 5 febbraio 1887 alla Scala di Milano. Sedici anni dopo Aida, e dopo una lunga gestazione piena di pause testimoniata dal complesso e ricco carteggio tra i due.

Verdi conosceva a fondo l’opera di William Shakespeare, in una lettera alla contessa Maffei infatti, nel parlare del personaggio di Desdemona, la paragona a Cordelia e a Imogene, protagonista femminile di Cymbeline, testo che ancora oggi è raro vedere a teatro in Italia. Il personaggio che affascinava sia Verdi sia Boito era Jago. Entrambi concordavano con Samuel Taylor Coleridge che affermava che non c’era nulla di realmente concreto che ne giustificasse il comportamento se non il male come fine esclusivo. Alla fine del terzo atto, quando Otello cade a terra e Jago ne calpesta la fronte esclamando: “Ecco il leone!”, l'unica spiegazione razionale e possibile del suo desiderio appagato di trionfo è nel dominio che ha su Otello, di cui può fare ciò che vuole grazie al potere della parola (cfr. la prefazione di Agostino Lombardo all'Otello, Feltrinelli).

Il concertato del terzo atto non soddisfò mai completamente Verdi perché secondo lui non evidenzia bene Jago nel momento del suo trionfo. Per l'edizione di Parigi (12 ottobre 1894, Théatre de l'Opéra), compose un nuovo concertato più corto con un a solo che poneva Jago in primo piano  ma poi non l'adottò nelle successive edizioni (cfr. Julian Budden: Le opere di Verdi, EDT, Torino 1988). Riccardo Muti, che per la prima volta ha diretto l'orchestra e il coro del Teatro dell'Opera di Roma, ha eseguito la versione abbreviata come già fece nel 1980 al Maggio Musicale Fiorentino. Il motivo di tale scelta non ci è dato conoscere. Avremmo voluto chiederglielo direttamente alla conferenza stampa ma la sua assenza (come purtroppo anche quella dei cantanti), per l’occasione ce lo ha impedito.
 
L'opera di Verdi segue fedelmente il testo di Shakespeare tranne il primo atto della tragedia, il cui contenuto essenziale, le ragioni del reciproco innamoramento tra Desdemona e Otello, sono contenute nello splendido duetto che chiude il primo atto. Parte della critica ritiene che l’Otello, assieme al successivo Falstaff, siano due opere concepite in maniera totalmente diversa dalla produzione precedente, invece non sono altro che lo sviluppo e l’ideale conclusione di tutta la parabola artistica di Giuseppe Verdi (cfr. Julian Budden sopra citato).

Verdi, infatti, elabora e affina le sue doti  musicali e drammaturgiche senza rinunciare alla sue caratteristiche peculiari nella composizione musicale né a quelle teatrali, ossia musica e libretto sono al servizio dell'azione drammatica, del resto può essere a ragione considerato anche come il nostro più grande drammaturgo del '800.

L'ottima esecuzione di Muti al Teatro dell’Opera di Roma, ha avuto il pregio di mettere in evidenza tutte le caratteristiche musicali e teatrali di questa opera, sia nelle parti più spettacolari e coinvolgenti, come nella dinamica drammaticità della tempesta che apre l'Otello; sia nella dolcezza della scena più intima, come nel duetto che chiude il primo atto. Muti ha saputo trarre dalla partitura tutti i colori, la teatralità, le asprezze e sottigliezze che denotano i personaggi contenuti nell'Otello, ed in questo è stato assecondato efficacemente dall'orchestra e dal coro che hanno così mostrato la grande professionalità di uno dei migliori complessi operistici italiani.

I cantanti hanno ben interpretato i ruoli principali di Otello, Jago e Desdemona, ovvero Aleksandrs Antonenko, Marina Poplavskaya, Giovanni Meoni. La prova è stata positiva soprattutto perché, essendo giovani, avranno sicuramente il tempo per approfondire e affinare la loro interpretazione sia vocalmente sia teatralmente, in particolare per quanto riguarda i ruoli di Jago e Otello che, presentando impervie difficoltà, necessitano di uno studio protratto nel tempo.

La parte scenica è stata assai deludente, le scene di George Souglides erano scure e la pedana di plexiglass era un inutile impiccio che ostacolava il movimento dei personaggi e del coro. I costumi di Emma Ryott erano tradizionali ma non memorabili. La regia di Stephen Langdgrige è stata sostanzialmente statica con poche idee, alcune delle quali incongrue con lo sviluppo del dramma e la personalità di Verdi. In particolare l’entrata di Desdemona al secondo atto, concepita da Verdi e Boito come intermezzo di alleggerimento all'interno della scena in cui Jago comincia a tessere la tela in cui Otello rimarrà prigioniero. Nella versione di Landgrige contiene un’Annunciazione di tono e stile popolaresco del tutto incompatibile con lo spirito laico di Shakespeare e Verdi.

Addentriamoci nella scena: porre Otello così lontano da non poter discernere il fazzoletto quando Jago lo mostra è un’assurdità drammaturgica trattandosi di una scena chiave per lo sviluppo del dramma. Così anche il duetto finale tra Otello e Desdemona, disperde l’attenzione allargando la scena a dismisura come se una parte del sipario fosse a terra. La regia in breve si è rivelata  incompatibile con la travolgente esecuzione musicale di Muti con l’orchestra.

Le recite con il tutto esaurito già da lungo tempo sono la pregnante testimonianza di quanto questa opera sia amata dal pubblico romano per cui ci auguriamo di non dover attendere ancora  quarant’anni per potere ammirare un'altra esecuzione di questa splendido capolavoro. Auspichiamo inoltre che un teatro che possiede professionalità di così alto livello non venga penalizzato in modo irreparabile da un'assurda ripartizione delle risorse e da tagli inconcepibili alla cultura. In special modo in un paese che si fregia di essere il capostipite dell’opera lirica possedendo un'inestimabile patrimonio culturale che s’intesse con un’antica tradizione nelle sue poliedriche espressioni artistiche. 

Pubblicato in: 
GN4/ 18 dicembre 2008 1° gennaio 2009
Scheda
Autore: 
Giuseppe Verdi
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma dal 6 al 14 dicembre 2008
Otello. Dramma lirico in quattro atti - Libretto di Arrigo Boito
Direttore Riccardo Muti
Regia Stephen Langridge
Maestro del Coro Andrea Giorgi
Scene George Souglides
Costumi Emma Ryott
Otello: Aleksandrs Antonenko
Desdemona: Marina Poplavskaya/Maria Luigia Borsi (14)
Jago: Giovanni Meoni/Nicola Alaimo (14)
Orchestra e Coro del Teatro dell'Opera
Coro di Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell'Opera diretto da José Maria Sciutto
Nuovo allestimento in coproduzione con il Festival di Salisburgo

Anno: 
2008
Voto: 
7