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Paolo Pisanelli e il Cinema del Reale. Il documentario tra fiction e oggettività
Abbiamo Incontrato Paolo Pisanelli, direttore artistico di Cinema del Reale, festa di autori e opere audiovisive che si svolge ogni anno nel Salento (quest'anno a Specchia, provincia di Lecce, dal 21 al 24 luglio 2010), in una calda estate romana dopo una partita a calcetto con i nostri figli. Tra l'altro, ha appena finito di girare un documentario sul terremoto dell'Aquila, con il titolo “ju tarramutu”, in dialetto abruzzese.
Parlando dell’evento mi dice: ”Sono quattro giorni di 'culturame', secondo il vocabolario caro al ministro Brunetta. In questi quattro giorni non ci sono solo le proiezioni dei documentari, ma anche performances, installazioni, incontri, musica dal vivo, mostre fotografiche: si inizia sempre con un aperitivo al calar del sole in uno dei borghi più belli di Italia e poi si va avanti per tutta la notte. Non è prevista una competizione: quindi non è un festival in senso classico, ma piuttosto una festa che culmina con la premiazione collettiva al castello di Specchia.
Alla settima edizione di “Cinema del Reale”, dopo aver ospitato i migliori autori del cinema documentaristico italiano, sia registi esordienti come Pietro Marcello, Matteo Garrone, Leonardo di Costanzo, sia grandi maestri come De Seta, Mingozzi, Di Gianni, credo sia arrivato il momento di accogliere un cinema fatto da artisti "accattoni" cioè da artisti con risorse limitate, ma che forse proprio per questo è un cinema vivo.
Ascoltiamo Pisanelli in prima persona: "In questo senso è il cinema del reale, perché ti confronti con persone reali e non con quelli che fanno il cinema di fiction e che spesso risultano un poco alieni dalla realtà che viviamo. Oggi in Italia secondo me c’è bisogno di pensare il cinema e praticarlo anche come un impegno civile e politico in senso lato, giacché ognuno con i propri mezzi e con la propria attitudine a guardare un luogo lo protegge mentre lo sta filmando.
Proprio in questa Italia piena di incuria e di abbandoni, un simile modo di conservare la memoria e di progettare il futuro è una cosa importante, potrei dire un atto politico. Peraltro, il rischio con la vita di oggi per un documentarista è quello di fare un cinema dell’irreale in quanto purtroppo la realtà supera ampiamente la fantasia.
Credo che ognuno di noi vorrebbe immaginare un mondo nel quale non ci si dovrebbe trovare a leggere quello che quotidianamente dobbiamo trovare sui giornali: le violenze della politica, la violenza sulle classi sociali meno protette, il fatto di scaricare le contraddizioni su chi non si può difendere. In Italia la violenza sociale ha superato il livello di guardia.
Ieri filmavo la manifestazione degli aquilani terremotati a Roma e sembrava davvero di stare in un cinema dell’irreale; questa manifestazione è stata vietata da subito ed assistere ad una situazione in cui dei terremotati sfollati, tra i quali moltissimi sono senza casa, abbandonati a sé stessi in una città in ginocchio dal punto di vista commerciale, vengono anche privati del loro diritto ad essere ricordati e subiscono pure le manganellate dlla polizia, mi dava l'impressione di stare dentro un set di un film horror. Ecco l’irreale, perché la realtà ha superato l’irrealtà, l’inimmaginabile…
L’Aquila è la città più mediatizzata e mistificata d’Italia. In questo momento sento che usare una cinepresa, una videocamera è un modo per difendere un territorio un paese che vorresti che andasse meglio: la ripresa diventa un cinema di denuncia, di sguardi su qualcosa che va storto. Ma non è un cinema piagnone, è un cinema che sa cogliere anche con ironia queste cose: sa sorridere e far ridere”.
La settima edizione della Festa Cinema del reale ha come tema "Cuori/pietre /trasformazioni", tre parole chiave unite da un filo rosso che collega i film che verranno presentati. Tra gli autori invitati, troviamo i registi Michelangelo Frammartino con il suo film Le quattro volte, che ha avuto grande successo al festival del cinema di Cannes (anche se in realta è una docu fiction, nel senso che si tratta di un film di fiction girato con attori non professionisti), Laura Halilovic, Pietro Marcello, Costanza Quatriglio, Rossella Piccinno, Stefano Savona, Carlo Schirinzi, Chiara Idrusa Scrimieri, Emanuele Svezia e Daniele Vicari.
Ogni anno la Festa Cinema del reale rende omaggio a grandi cineasti del passato: quest'anno la Festa sarà dedicata a Gianfranco Mingozzi, eccezionale regista recentemente scomparso, nostro compagno di viaggio che fin dalla prima edizione ha collaborato al progetto del festival.
Pisanelli: "Per la settima edizione proponiamo un omaggio a Elio Piccon, cineasta dallo stile fortemente innovativo, che ha sperimentato e realizzato molti film documentari negli anni Cinquanta e Sessanta. il documentario è un genere assolutamente fondamentale nel cinema: da anni per fortuna anche i grandi festival internazionali del cinema si sono accorti di quanto grande cinema e di quanto valore conoscitivo ci possa essere in un film documentario: ciò si deve anche alle prese di posizione lungimiranti di festival come quello di Cannes che da tempo ospita un sempre crescente numero di documentari ed addirittura arriva ad attribuire la palma d’oro a Fahrenheit 9/12 di Michael Moore, un opera apertamente schierata contro l’amministrazione Bush".
Ci sono registi che, a un certo punto della loro carriera, hanno avuto il coraggio di abbandonare temporaneamente la fiction a favore del documentario. Lo hanno fatto maestri come Louis Malle e Wim Wenders, ma l’elenco di documentari girati da grandi registi di fiction è lunghissimo, da Shine a Light di Martin Scorsese sui Rolling Stones al più recente Stones in Exile di Stephen Kijak, fino a Maradona di Emir Kusturika e a Comandante di Oliver Stone.
Tutti questi episodi, anche se meteore nella vita dei registi, testimoniano il loro bisogno di filmare qualcosa a cui danno importanza e che vogliono che resti impresso attraverso il loro lavoro; Kusturica è un amico personale di Maradona, lo ritiene il più grande calciatore di tutti i tempi e dopo aver organizzato con lui una grande manifestazione contro le politiche economiche nordamericane nei confronti del Sudamerica decide di filmarlo per cercare di rendere pubblica quella persona a lui così cara.
Abbas Kiarostami, uomo profondamente legato alla propria terra, non poteva non filmare la devastazione del terremoto in Iran, realizzando E la vita continua. Jonathan Demme è da sempre un fan di Neil Young e nel 2005, quando il cantante viene colpito da un aneurisma, il regista sente l’urgenza di documentare un concerto nell’estate dello stesso anno per fissare la forza del grande artista canadese su pellicola, e così realizza Neil Young: Heart of Gold.
Il mio paese di Daniele Vicari rappresenta il bisogno di documentare la mutata realtà dell’Italia industriale, con un viaggio in pullman per rappresentare la nuova realtà delle condizioni lavorative. La nostra conoscenza deve molto al documentario: personalmente lo ritengo, insieme con i cartoni animati che rappresentano forse la cosa più lontana da tale genere cinematografico, la frontiera del cinema moderno.