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Roderick Duddle di Michele Mari. Un romanzo di appendice stile Ottocento
È possibile scrivere un libro che sia capace di riprodurre lo stile e la struttura narrativa dei grandi romanzi dell’Ottocento? Questo interrogativo si impone nella mente del lettore che abbia avuto il privilegio di leggere l’ultimo romanzo di Michele Mari, intitolato Roderick Duddle e pubblicato dalla casa editrice Einaudi.
Michele Mari, scrittore tra i più bravi della sua generazione e docente universitario, ha scritto un libro che ha il respiro e l’andamento narrativo dei grandi romanzi di avventura, tanto da indurre i critici a ritenere che si sia ispirato, nel concepire questa opera letteraria, ai grandi modelli di Stevenson e Dickens.
La vicenda è ambientata nell'Inghilterra preindustriale, sulla costa situata geograficamente tra le comunità di Glenmouth e Cork. In una locanda, l’Oca Rossa, frequentata da uomini privi di scrupoli e dediti al vizio dell’alcolismo, nasce Roderick, figlio di una prostituta. Il piccolo Roderick, che fa pensare ai tanti personaggi che popolano i libri di Dickens, vive la sua infanzia e la sua adolescenza in un ambiente degradato, segnato da una abiezione morale irrimediabile e terribile.
Morta la madre, conosciuta con il nome di Jenny la magra, per distinguerla da una altra donna, Roderick viene allontanato dalla locanda dal suo padrone, il signor Jones. Sono indimenticabili le pagine nella quali nel libro viene descritta la sofferenza interiore del piccolo Roderick che, indifeso e solo, vaga nel mondo, abbandonandosi al pianto al pensiero della madre morta prematuramente.
Nel libro, e quest'aspetto della struttura narrativa del racconto ne svela la modernità che si combina mirabilmente con il rispetto degli stilemi letterari del romanzo ottocentesco, accanto a questa storia si mescolano e si intersecano ad incastro altre vicende e diverse storie.
Infatti il lettore si trova rappresentata, fin dalle prime pagine, la vicenda della famiglia Pemberton, di rango superiore e aristocratico. Lady Pemperton, dopo la scomparsa del marito, ha perduto entrambi i suoi figli, sicchè presagendo la sua fine, è preoccupata di garantire la successione ereditaria del suo ingente patrimonio. In gioventù, frequentando aristocratici e nobili, Lady Pemberton aveva concepito fuori dal matrimonio una figlia, che appena venne alla luce, per impedire uno scandalo, venne affidata ad un convento.
Lady Pemperton scopre che sua figlia è morta, ma ha un erede, il piccolo Roderick. Intorno alla eredità della famiglia Pemperton, appena si viene a sapere che manca un erede, si scatena una lotta ed un conflitto in cui sono coinvolti molti individui di condizione sociale variegata. In primo luogo, la Badessa del convento, in cui ha vissuto la madre di Roderick, pensa di accaparrarsi l’intero patrimonio. Pertanto incarica Jones, il proprietario della locanda l’Oca Rossa, di ritrovare il bambino. Il bambino indossa un medaglione di stoffa, su cui è effigiato un delfino ed un altro simbolo.
Anche l’amministratore della famiglia Pamperton, Peabody, cerca di impossessarsi di una parte del patrimonio, effettuando nella gestione del patrimonio innumerevoli malversazioni. Peabody, insieme con altri personaggi, mossi dal desiderio di mettere le mani sulle ricchezze della famiglia Pamperton, viene ucciso.
In questo romanzo Michele Mari mostra come l’uomo sia dominato e posseduto dalla cupidigia della ricchezza e dal desiderio, tanto da affermare che è il desiderio ad essere inscritto nella carne degli uomini e a farsi cultura. Roderick, allontanatosi dalla locanda, sulla costa inglese incontra un pescatore, che vive da solo in una casa di fronte al mare.
A differenza degli altri personaggi del libro, il pescatore Jack incarna la mitezza e la virtù morale, tanto da apparire agli occhi di Roderick come un uomo buono e affidabile. Roderick, ricercato da uomini spregiudicati, per non finire nelle loro mani, è costretto a fuggire dalla casa del pescatore. Intanto la Badessa del convento, pur di non perdere i diritti di successione e impossessarsi delle ricchezze della famiglia Pemperton, decide di attribuire la identità di Roderick ad un orfano che ha sempre vissuto nel convento, muto e minorato.
La Badessa ricrea con astuzia il medaglione, che Roderick porta appeso al collo, per rendere credibile la sostituzione del vero erede con l’altro bambino, il cui vero nome è Malcolm. Roderick, orfano e solo al mondo, inseguito da uomini privi di scrupoli, che vogliono ritrovarlo per mettere la mani sulla sua eredità, mentre Lady Pamperton giace sul letto malata e in procinto di morire nella sua sontuosa dimora, si imbarca come mozzo su di una barca, la Rebecca, diretta alle isole Azzorre. Anche sulla nave, durante la lunga attraversata dell’Oceano Atlantico, Roderick con i marinai vive momenti difficili e dolorosi. Prima viene aggredito senza motivo dal marinaio Jordan, il quale per poco non lo uccide. Poi, quando la nave si trova in balia delle onde nel corso di una tempesta, conosce la violenza del mare, di fronte alla quale l’uomo è impotente e disarmato. Infine, e questo è uno dei momenti più importanti della narrazione, Roderick assiste in preda all'angoscia ad un ammutinamento, nel corso del quale alcuni marinai, desiderosi di affrancarsi dal loro datore di lavoro, l’armatore, assumono il comando della nave, dopo avere ridotto in uno stato di prigionia il comandante della nave.
Anche in questo caso, all’origine dell’ammutinamento, vi è il desiderio dei marinai ribelli di abbandonare l’Inghilterra e raggiungere l’America per diventare ricchi. L’impressione che il lettore ha, leggendo questo libro dalla struttura narrativa aperta, in cui le diverse vicende sono mescolate e narrate dall’autore con una lingua ed una prosa di grande eleganza stilistica, è che l’uomo è mosso nella sua esistenza dal desiderio e dalla ricerca della ricchezza e del piacere.
Lady Pemperton, per volere della Badessa, donna incapace di coltivare pensieri spirituali elevati e prigioniera di una cupidigia di denaro che le offusca la mente, muore grazie all’intervento di un medico privo di scrupoli, il Dottore Moulmen, che ne favorisce la dipartita inoculandole del veleno. Subito dopo la morte di Lady Pamperton, compare nella storia un nuovo personaggio, Patrick La Fayette, figlio naturale di Lord Pamperton, una figura di giovane scapestrato, che per i suoi modi di agire e parlare appare nel libro come un personaggio ridicolo e patetico.
La Fayette, non essendoci altri eredi, in un primo momento con sua madre, e grazie all’aiuto di un abile avvocato, riesce a prendere il possesso dell'eredità della famiglia Pamperton, allontanando il falso Roderick, accusato ingiustamente di un furto di monete, frutto della malversazione perpetrate dal vecchio amministratore.
Successivamente, accusato ingiustamente della uccisione dell’amministratore Paebody, La Fayette viene rinchiuso in carcere. La conclusione di questa storia, che come ricorda Michele Mari nella parte finale del suo libro, è solo un piccolo frammento di ciò che avviene nella vita degli uomini, sorprende e lascia ammirato il lettore, per il modo in cui, attraverso la narrazione di queste vicende, lo scrittore è riuscito a capire quali forze oscure si agitino nei recessi della mente e negli angoli più riposti e oscuri dell’animo umano. Un libro molto bello per come è scritto e per ciò che riesce a rappresentare della condizione umana.