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Roma Palazzo Altemps. Savinio, l'incanto del teatro
Palazzo Altemps, una delle tre sedi del Museo Nazionale Romano di Roma, ospiterà fino al 13 giugno 2021 Savinio. Incanto e mito, una mostra a cura di Ester Coen e organizzata da Electa. L’esposizione è dedicata ad Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 1891 – Roma, 1952), e fratello del più celebre Giorgio.
Di Savinio sono in mostra al Piano Nobile più di 90 opere, tra dipinti e opere grafiche, la maggior parte delle quali realizzate tra il 1925 e il 1931 con qualche esempio delle ultime produzioni, provenienti da collezioni private e da alcuni musei: il Mart di Trento e Rovereto, la Galleria Nazionale di Roma, il Museo civico d’arte di Pordenone, il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi delle Regole d’Ampezzo, la Pinacoteca comunale di Faenza, il Musée d’Art Moderne de Paris.
Alberto Savinio intellettuale colto ed eclettico, è stato un ottimo compositore, scrittore regista, drammaturgo e critico musicale, oltre ad essere stato uno stimato pittore. Fin da ragazzo mostrò una particolare attitudine per la musica a dodici anni si diplomò in pianoforte e composizione al Conservatorio di Atene, a quattordici compose un Requiem (1905) per la morte del padre, nel 1906 scrisse libretto e musica per Carmela, un’opera verista che attrasse l’interesse di Mascagni. Approfondì poi lo studio dell’armonia e del contrappunto con Max Reger a Monaco per poi giungere a Parigi e come compositore e pianista riuscì a richiamare su di sé l’attenzione di Djagilev e Stravinskij, di Max Jacob e Guillame Apollinaire.
Nel 1913 per i Ballets Russes compose la musica per Persée su soggetto e coreografia di Michael Fokine; il balletto andò poi in scena a New York solo nel 1924. I brani vocali composti nel 1914 con contenuti onirici (come Il cuore di Giuseppe Verdi, Matinée alphabétique), che anticipano il surrealismo, sono pervasi da una ironia dissacrante. Savinio progetta un teatro metafisico in cui azione drammatica e azione musicale siano in un rapporto paritetico, un’idea che si concretizza nel 1914 con i Chants de la Mi-Mort – “scènes dramatiques d’après des épisodes du Risorgimento” (Scene drammatiche da episodi del Risorgimento) per i quali Savinio oltre a comporre la musica dipinge i bozzetti, poi perduti, delle scene e dei costumi.
Allo scoppio della guerra nel 1915 Savinio viene arruolato e assegnato a Ferrara dove incontra Carrà, De Pisis, Morandi e Soffici, questi incontri avvengono quando i suoi interessi si stavano volgendo alla letteratura e alla pittura un processo parallelo all’abbandono della musica strumentale per il teatro musicale. Luigi Rognoni (1913 – 1986), musicologo e critico musicale, nell’introduzione del 1977 a Scatola Sonora, raccolta di scritti di critica musicale di Savinio, scrisse del passaggio dalla composizione musicale alla pittura che: “Forse avverte che col pennello può spaziare in un polimorfismo più “concreto” che coinvolge direttamente la realtà fisica e metafisica delle cose e della figura umana, “realtà” come ironia che era già presente e centrale nella sua ricerca musicale e drammatico-letteraria.”
Abbiamo sentito la necessità di questa introduzione perché è la premessa necessaria alla mostra non solo in quanto nella Sala Mattei sono esposti quaderni, manoscritti, libri e dattiloscritti e si ascoltano in sottofondo i Chants de la Mi-Mort, ma soprattutto perché nelle composizioni musicali strumentali e teatrali ricorrono temi che vengono ripresi nei dipinti. Nelle prime sale la realtà è la stanza dei giochi dell’infanzia, nella rappresentazione onirica ci sono nei dipinti paesaggi mediterranei che evocano la Grecia dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza. È una narrazione ludica caratterizzata da una tavolozza di colori accesi, i giocattoli assurgono al ruolo di protagonisti in soggetti come L’isola dei giocattoli e Monumento ai giocattoli del 1930. Interessante la presenza di due soggetti biblici a confronto nei quadri Sodome (1929) e Gomorrhe (1929), la punizione che piomba dal cielo e si abbatte sulle due città è rappresentata in una visione surreale e giocosa. Un gioco, tra strutture geometriche e architetture illusorie è realizzato da Savinio per L’île des charmes (1928) la grande tela creata per decorare l’appartamento del gallerista parigino Léonce Rosenberg.
L’esecuzione dell’opera Oedipus Rex diretta da Herbert von Karajan con la voce narrante di Arnoldo Foà introduce il visitatore ne La Sala Grande del Galata, splendida statua romana del I secolo a. C., e accoglie la testimonianza del lavoro di Savinio come scenografo e costumista. L’intera sala è dedicata a due importanti allestimenti realizzati per la Scala di Milano, nel 1948 l’Oedipus Rex, libretto in latino di Jean Cocteau e musica di Stravinskij, e nel 1949 Les contes d'Hoffmann di Offenbach. Il mito e l'inquietante narrazione fantastica sono due temi vicini agli interessi e alla sensibilità dell'artista, in esposizione oltre a varie testimonianze degli spettacoli ci sono anche diversi bozzetti provenienti dall’Archivio storico documentale del teatro milanese e anche i modellini di alcune scene e il grande fondale di scena su disegno di Savinio: Hoffmann e la Musa.
Nelle stanze successive la collezione permanente dialoga con le opere di Savinio ispirate alla mitologia greca nella Sala degli obelischi tra i marmi raffiguranti satiri, ninfe e muse, è esposto l’Orfeo (1929 ca.) con il corpo che si trasforma in lira e Apollo (1931) un altro soggetto legato alla musica e alle metamorfosi delle sale successive, Il colloquio (1932) dialoga con il gruppo Oreste ed Elettra della collezione permanente del museo. I paesaggi arcaici, le foreste pietrificate inquietanti e sinistre sono i temi, dei quadri esposti nello Studiolo mentre la Camera del Cardinale ospita creature selvagge e mitiche, i Centauri della Bataille de centaures (1930). Ci sono poi i Dioscuri (1929), metaforica rappresentazione dei fratelli de Chirico-Savinio, in altri soggetti umanità e animalità si mescolano in un gioco di metamorfosi ludica e ironica, sono legati al mito come Niobe (1932) e Prometeo (1929), un approccio usato anche in altri temi come La vedova (1931) e Le due sorelle (1932).
È una mostra imperdibile e affascinante volta a far conoscere questo grande artista oscurato dalla fama del celeberrimo fratello che consigliamo di visitare quando il museo verrà riaperto. Segnaliamo sia l’insolito orario delle tre sedi del Museo Nazionale Romano di Roma, che, unico museo a Roma, apre alle 14 e non è stato possibile conoscere la ragione di questa decisione, sia l’illuminazione che va bene per le statue ma non per i quadri per lo sgradevole riflesso che si produce sul vetro messo a protezione delle opere.