Supporta Gothic Network
Romeo e Giulietta al Quirino. Tra i colori assoluti di Capuleti e Montecchi
Dal 4 al 9 maggio 2010 il Balletto di Milano presenta un nuovo allestimento con coreografia di Giorgio Madia al Teatro Quirino di Roma. Ad impersonare i due contrastati amanti Martin Zanotti nella parte di Romeo e Teresa Molino in quella di Giulietta. La musica di Piotr Ilic Ciajkovskij viene presentata nella sua prima stesura ritrovata a Mosca dal Maestro Michele Rovetta.
La scenografia si presenta con due grandi tende flessuose e bianche, oltreché trasparenti, che si aprono e si chiudono sulle scene elaborate da Cordelia Matthes, che ha curato anche i costumi. Gotici questi ultimi che tingono di nero tutti i ballerini con un touche di perversione e vampirismo per la madre di Giulietta Capuleti, impersonata da un’arcigna Savina Bellotto, che sembra essere perfettamente a proprio agio in una parte particolarmente molesta per la giovane figlia. Crudele fino all’inverosimile e dotata di una freddezza che rasenta la ferocia, costringerà insieme al marito Carlo Piacenza, a far indossare l’abito bianco alla figlia appena quattordicenne.
Il balletto inizia, come un romanzo noir, dalla fine, ovvero dalla morte di Giulietta, apparente, che poi diverrà realtà alla fine del ballo. Da qui in poi avremo la sarabanda delle scene, la più notevole sarà il ballo in maschera con Mercuzio che salta e gioca, rendendo ridicoli tutti e dandogli degli ipocriti con chiari riferimenti alle tre scimmiette di “non parlo, non sento, non vedo”: Federico Veratti è preparato, mutevole nella danza, agile e superiore per tecnica ed interpretazione ad avviso nostro e del pubblico, che lo dimostrava con gli applausi, allo stesso Zanotti. I suoi salti, le repentine azioni sulla scena, ironiche ed ilari, riflettono il carattere del personaggio di Shakespeare e sono la parte più originale e curata dell’intera coreografia di Madia.
I passi a due dei protagonisti li ho trovati meno degni di plausi e gli unici salti che spiccano sono di Zanotti: Teresa Molino, aggraziata, si alza poco sulle punte e non presenta un carattere drammatico come il personaggio vorrebbe. Nelle scene con la madre è più viva la tragedia, nella maggior parte delle quali si presenta a terra, supplichevole, così come con il padre.
La parte della nutrice, spigliata e simpatica è di Patrizia Tosi che, insieme alle scenette gaie di Mercuzio (Federico Veratti) e Benvolio (Alessandro Orlando), rappresentano le punte di colore (metaforico) dell’intero spettacolo, completamente in bianco e nero, come l’odio eccessivo che contraddistingue le due famiglie, senza alcuna sfumatura. Il cangiante disegno luci è di Jean Paul Carradori, il quale tinge di lillà le tende bianche ai lati del palcoscenico, come il suo fondale.