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Romeo and Juliet. Un'abbacinante cascata di fuoco
Un possente danzatore muscoloso con un casco al piede ci accoglie fra le lancinanti note di Romeo and Juliet di Prokofiev. La versione dell’Aterballetto di Mauro Bigonzetti per il balletto romantico tratto dalla tragedia di Shakespeare è come un tonfo in una Matrix di elementi primordiali.
Poco dopo appaiono otto sarcofagi diffusi di luce dai quali sorgono altrettanti uomini e donne che si dibattono per sorgere dai loro loculi. I piani sono obliqui e la luce rimane bianca per le danzatrici e diventa invece rossa per i danzatori. L’elemento Fuoco cui Bigonzetti accennava è tratto: parte una danza stupefacente con Thibaud Cherradi che continua a piroettare in equilibrio sul suo casco nero ed integrale anche in assenza di musica.
I primi venti minuti accecano per la potenza, mentre i danzatori appena nati dai loro piani di luce e di fuoco si ergono per scomparire nel buio. Due enormi bulloni vengono trasferiti sul palco e l’intero corpo dell’Aterballetto mostra i segni inevitabili di una guerra i cui costumi sono i paramuscoli alle ginocchia e sull’addome, guanti (tutto della Dainese) e movimenti che, sebbene flessuosi, riproducono una lotta tribale e ricordano da vicino film come I guerrieri della notte (The Warriors, 1979).
L’uomo e la donna di Romeo and Juliet seguono la stessa traiettoria stilistica e si fronteggiano. Come in una dichiarazione di forza lui consegna a lei il casco su cui volteggiare ed il pas de deux è breve. Lei decide presto di liberarsene come da una materia amorfa e distanziante dal suo stesso essere fisico, un residuo prostatico.
Il paesaggio è metafisico, tra grigi plumbei ed atmosfere che rifulgono di un oscuro De Chirico ovattato tra le ombre, ancora un pas de deux stavolta nella luce ed è qui che i corpi, in uno sdoppiamento di ballerini, si allacciano stremati di desiderio, oberati dalla carne, sgusciati fuori dalle loro protezioni risplendono densi di sensualità, omaggiata dai muscoli tesi ed energici, in un fulgore di lampi abbacinanti.
Quando i due giganteschi ventilatori si voltano e si uniscono di fronte al pubblico per mostrare un solo uovo alchemico che contiene Romeo e Giulietta in una posa da uomo di Vitruvio, si sente fluire un unico respiro. Il Vento, il secondo elemento, è entrato come animus ed un soffio vitale li avvicina facendoli girare in tondo dentro questo messaggero della comunicazione. Un Ermes post-atomico che li traduce in un Adamo ed Eva originari e acrobatici. Le loro geometrie descrivono un contatto che prima era ostacolato dalle armature che indossavano.
L’inarcarsi dei corpi durante la Dance of Knights, meglio conosciuta negli estratti da suite come Montagues and Capulets, è tremendamente lacerante nella sua impietosa missione di morte, semina sconforto e fa scorrere la vita dalle ferite invisibili di menti tormentate da dubbi indissolubili.
L’ultimo elemento è catartico, l’Acqua purificatrice è energicamente presente in ogni sviluppo della danza ma qui si fa cangiante ed erompe dagli argini in una cascata che Romeo e Giulietta scalano per avvicinarsi. La trasformano da azzurro in rosso sangue, un liquido che finalmente dona la vita e non la estirpa, come è successo finora. Un incontro che rende l’acqua di fuoco e fa rinascere i corpi in un’assenza di materia che sublima lo spirito.