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Teatro Valle. L'ingegner Gadda va alla guerra triviale
Al teatro Valle di Roma, dal 2 al 14 novembre 2010, è andato in scena L'ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro, un'idea di Fabrizio Gifuni – interprete del monologo - da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare con la regia di Giuseppe Bertolucci; la recensione si riferisce alla serata del 12 novembre.
I testi di Gadda scelti per lo spettacolo sono due: Giornale di guerra e di prigionia e il pamphlet Eros e Priapo (Da furore a cenere) ma anche brevi inserti dall'Amleto di Shakespeare che evocano il contenuto autobiografico de La cognizione del dolore di cui è protagonista Gonzalo Pirobutirro – personaggio in cui Gadda rappresenta sé stesso.
Lo spettacolo è diviso in due parti senza intervallo; si comincia da Giornale di guerra e di prigionia in cui si ripercorre la devastante esperienza dello scrittore nella prima guerra mondiale. Gadda, profondamente condizionato dalla rigida educazione ricevuta, dal patriottismo dell'epoca e dalla adesione agli ideali positivistici di razionalità, ordine ed efficienza, si scontrò con l'assurda, inefficiente e corrotta organizzazione militare; una desolante situazione che mise in crisi le sue precedenti convinzioni. Fu catturato durante la disfatta di Caporetto, la prigionia peggiorò la sua depressione e al suo ritorno apprese la morte del fratello Enrico che rappresentò un'ulteriore lacerazione.
La scena si apre su un palcoscenico nudo con una sola sedia, la regia alterna l'analisi feroce al furore dell'invettiva contro l'inettitudine dei superiori, fino alla sofferenza causata dalla sua condizione di estraneità, dovuta all'insulso comportamento degli altri ufficiali, e alla partecipazione profonda alle sofferenze dei soldati. Gifuni incarna intensamente i vari stati d'animo di Gadda, una interpretazione in cui voce e corpo sono strumenti essenziali ma efficaci per evidenziare la successione dei pensieri e la nevrosi dello scrittore. Tono di voce e movimenti contenuti si alternano a quelli parossistici in cui si manifestano la disillusione e la depressione.
Improvvisi cambi di luci da reali a stranianti accompagnano le brevi ma significative citazioni dell'Amleto: lo scontro con la madre, Il fantasma del padre, il “mondo fuori dai cardini” e “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”. Un ponte ideale verso La cognizione del dolore, un romanzo, incompiuto, in cui il contenuto immaginario, ma palesemente autobiografico, è un percorso di autoanalisi in cui Gadda affronta il difficile rapporto con la madre, priva di capacità affettiva, ma attenta all'apparenza sociale, la conseguente ipocrita educazione borghese ricevuta e la figura paterna evocata come un fantasma inquietante.
Particolarmente riuscito è il parallelo con la situazione esistenziale di Amleto, palese allusione alla visione della società dello scrittore deflagrata nello scontro con la realtà della guerra che lo portò al rifiuto dei valori borghesi e ad essere un acuto interprete della crisi del ruolo dell'intellettuale.
Eros e Priapo, che ha concluso lo spettacolo, è un pamphlet basato su una lingua toscana arcaizzante, reinventata e unita all'uso di un linguaggio triviale, feroce nell'invettiva e ricco di immagini pirotecniche tanto oscene quanto efficaci. Gadda si scaglia violentemente contro il fascismo, nella persona di Mussolini (entrambi mai nominati esplicitamente) responsabile dell'abisso in cui è precipitata l'Italia. L'invettiva non riguarda né aspetti politici né sociali, ma è incentrata sulla psicologia delle masse, individuando la ragione del fascino irrazionale esercitato sulle folle nel legame tra l'Eros, deformato e narcisistico, e il potere, che unì l'ossessiva ostentazione fallica alla sollecitazione degli istinti più abietti degli individui, che compongono la masse.
La premessa è contenuta nella Psicologia delle masse e analisi dell'io di Freud che analizza la trasformazione del comportamento individuale, quando si è inseriti in un gruppo con la conseguente regressione della razionalità. Regia e recitazione hanno sottolineato validamente il lato grottesco e triviale esibito con estrema violenza linguistica da Gadda. L'ottima collaborazione tra Gifuni e Bertolucci ha prodotto un spettacolo pregnante e angosciosamente attuale che è stato lungamente applaudito dal pubblico che, coinvolto, ha seguito con grande partecipazione.