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Toledo illustra la Zoologia fantastica di Borges. L'incanto ipnotico della lussuria
Strane creature che assomigliano a deliri sensuali si dipingono acquarellate su carta dal messicano Francisco Toledo ed ispirate dal Manuale di Zoologia fantastica di Jorge Luis Borges. Sulle pareti bianche della Calcografia si agitano mostri e labirinti di figure abnormi dal 3 fino al 24 settembre 2009 in collaborazione con l’Ambasciata del Messico che ha raccolto tutte le 46 opere.
L’Istituto Nazionale per la Grafica, conosciuto più brevemente come Calcografia, si fa foriero di incubi letterari, come le tavole dedicate a Kafka, C.S. Lewis e Poe (in foto), nate da questo compendio di esseri mitologici e di altri combinati da Borges stesso nel Manuale di Zoologia fantastica del 1957, compilato insieme a Margarita Guerrero e ristampato dall’Einaudi in occasione del 50° anniversario della sua fondazione. Nell’edizione Adelphi invece titola, come da originale, Il libro degli esseri immaginari con il testo ampliato da trentaquattro voci del 1967 .
Come dice Borges stesso: “un mostro non è altro che una combinazione di elementi di esseri reali e le possibilità dell’arte combinatoria rasentano l’infinito” ma, soprattutto, rappresentano la capacità dell’immaginazione umana che, in un caleidoscopio di forme a volte senza senso, esprime tutta la sua ebbrezza di infinito.
Il testo di Borges fu editato (la versione del 1957), per la prima volta a Città del Messico grazie all'editore Fundo de Cultura Econòmica che richiese a Francisco Toledo di illustrare le voci del dizionario di Borges nel 1983. Dal 1986 parte come mostra itinerante in tutto il mondo e solo nel 2009 approda in Italia.
Passi del libro attraversano lo specchio degli esseri immaginari per trasferirsi altrove, forse tra gli umani come era un tempo a detta di Borges, in ogni caso queste forme molto erotiche ci avviluppano nei loro meandri, pungendoci nel vivo della trasformazione, come se l’essere ideale che ci siamo costruiti fosse di carta quanto quello di Toledo.
E allora le branchie accolgono le chele quasi in un abbraccio e, sebbene lo scarlatto degli artigli e dei denti dell’animale descritto da Poe nel Gordon Pym si noti poco, mentre il porpora di tinge d’aranciato, noi indoviniamo tutti i passaggi da forma a derivato, sebbene le teste di palmide sbucate all’improvviso ci rechino fuori strada.
Sirene, Unicorni, esseri malvagi come Bahamut e Behemot, l’uno vicino all’ippopotamo e all’elefante, l’altro a rappresentare una schiera di esseri demoniaci, non ci intimoriscono: la nostra reazione è simile al bimbo condotto allo zoo dai genitori che, messo di fronte alla tigre è come se l’avesse già vista. Chissà se si svegliassero dal letargo dove li ha concentrati la fantasia cosa faremmo: incontrare sirene, se non siamo vicino agli scogli potrerbbe non metterci in pericolo e magari condurci a Napoli, da cui Borges afferma anticamente prese il nome.
Unicorni sensuali che si addormentano sul nostro grembo e che ricordano potenze virili quanto il Cavallo marino, che si avventa sulle giumente portate dal re e lasciate sole sulla spiaggia, sono raccontate dai tratti appena accennati dal colore sbiadito dell’acquarello, in un delirio di forme che riproducono organi sessuali a profusione come nella Fauna cinese od in quella degli Stati Uniti.
Pesci, scimmie, lupi antropomorfi in abbondanza insieme al Cane Cerbero, anche lui pronto ai deliri della sensualità proposti da Toledo che, invece di seguire la via più feroce di Borges, ne segue una grottesca anch’essa ma tutta improntata alla lussuria. Terminiamo con un ossimoro però: Un Incrocio è un gatto-agnello che fugge i suoi simili felini ed è attratto dagli agnelli, specialmente nelle notti di luna piena, una presenza inane davanti al pollaio quanto davanti ai topi, un po’ come K, il personaggio descritto dall’autore addotto alla descrizione, Kafka.