Il festival Tre colori. Giovanni Bellucci sul lago di Bolsena

Il lago di Bolsena si tingerà di bianco, rosso e blu il 29, 30 e 31 luglio prossimi per il Festival Tre Colori con la musica di Giovanni Bellucci (che - secondo la prestigiosa rivista Diapason - è uno tra i dieci grandi interpreti lisztiani della storia, unico italiano accanto a Claudio Arrau, Martha Argerich, Georges Cziffra, Wilhelm Kempff, e Krystian Zimerman).

Oltre alle melodie del pianista, risuoneranno al Teatro San Francesco anche quelle dell’Orchestra di Padova e del Veneto, del violoncellista francese Henri Demarquette, della violinista giapponese Akiko Suwanai e del soprano Maria Agresta: un concerto sinfonico e due concerti da camera. I colori sono quelli della celeberrima trilogia cinematografica Trois couleurs del regista polacco Krysztof Kieslowski, che associa le tre tonalità cromatiche al motto francese “Liberté-Egalité-Fraternité”.

Giovanni Bellucci, l’ideatore ed interprete di questo straordinario progetto artistico, ha inteso realizzare un innovativo connubio tra diverse forme della creatività, scelte tra le più nobili, come la Musica e il Cinema, ispirandosi idealmente ai dettami della Dichiarazione dei diritti del cittadino, parte integrante della Costituzione francese dell’anno III (1795). Il testo citato, facendo riferimento alla Fraternité, recita così: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere». Una filosofia di vita empatica, generosa, forse utopica, ma che è quella che ogni vero Artista della comunicazione intende perseguire.

Il Comitato Organizzatore, unitamente ai grandi musicisti che prenderanno parte all’evento, si propone di offrire al pubblico una “tre giorni” di pura bellezza artistica, umana, e – perché no? – anche culinaria, tutta da condividere. Le tre serate “colorate” che Bolsena si appresta a vivere saranno un’imperdibile occasione per immergersi nelle profondità abissali del suono dell’orchestra beethoveniana, per dimenticare le problematiche quotidiane attraverso il frizzante umorismo di Gioachino Rossini, per commuoversi con la sublime “Casta diva” belliniana, per abbandonarsi al sogno evocato dalle atmosfere impressionistiche debussyane, per ascoltare una volta di più l’intensa voce di Chopin, espressa dal violoncello, protagonista della sua ultima composizione.

Una trilogia d’estate che si avvarrà di un’ambientazione affascinante: quanta magia, quanta storia, quanto colore, quanto stupore può racchiudersi in quello che ad un’osservazione distratta può sembrare un puntino minuscolo, del tutto insignificante, di una cartina geografica. Il lago di Bolsena, quasi un mare, invece, con la sua distesa d’acqua che percorre, divide la terra, gira, riempe di sé i paesi arrampicati sulla cresta delle colline ovattate dal silenzio, sarà complice di momenti irripetibili, attimi fuggevoli che verranno catturati dalle telecamere della produzione di un film che documenterà i più emozionanti momenti vissuti dagli artisti e dal pubblico. Il lago di Bolsena, ovvero un file da salvare nella memoria affettiva, un po’ come avviene nella trilogia filmica di Kieslowski: bianco quando immerso nella foschia dell’alba, blu quando le luci del crepuscolo ingentiliscono le tinte del paesaggio che lo circonda, rosso nei tramonti di fuoco prima del calar della sera. 

Il Maestro Bellucci afferma: “Verne Edquist, l'accordatore che a lungo collaborò con il mitico Glenn Gould, era semicieco e dotato del cosiddetto orecchio assoluto, la facoltà di riconoscere l'altezza di un suono appena lo si ascolta. Ma se gli domandavi come faceva a sapere che un fa era proprio un fa, ti rispondeva: «Beh, è blu». Il do era un verde giallastro. Il re era color sabbia, il mi era un rosa giallastro, il la bianco, il sol arancione, e il si verde scuro. Questa è una tra le tante testimonianze che confermano come molti grandi musicisti abbiano sempre associato un suono o una tonalità ad un particolare colore: questo sottile legame psicologico – continua Bellucci – venne evocato in primis da Beethoven, quando definì l’armonia di Si minore tonalità nera”. 

Le atmosfere della prima serata musicale, la serata sinfonica blu, possono essere riassunte dalla frase tratta dalla Vita celestiale di Gustav Mahler: ogni cosa si desta alla gioia. Nel secondo concerto, il recital bianco, l’aforisma del filosofo Emil Cioran (“il pallore ci mostra fino a che punto il corpo può capire l’anima”) evoca sapientemente il morboso universo di Frédéric Chopin, che, sfinito dalla tisi, compone poco prima di morire la struggente Sonata per violoncello e pianoforte. Il rosso, che chiude la rassegna musicale così come la trilogia cinematografica del regista polacco, non poteva che scaturire dalle torride atmosfere che connotano il melodramma italiano, e in particolare l’opera Norma, di Vincenzo Bellini. Arie come Casta Diva sono state il sublime punto di partenza per le visionarie parafrasi di Franz Liszt, che Giovanni Bellucci eseguirà in conclusione del festival di Bolsena.

Il tutto nel suggestivo scenario del Teatro San Francesco, un luogo di culto sorto nel XII secolo, sconsacrato da molti anni e trasformato in teatro nel 2001, con effetti di luce che si fonderanno con la musica. 

Al termine di ogni concerto sarà inoltre offerto al pubblico un cocktail con degustazione di prodotti di alta gastronomia locale: un piacevole modo di concludere ogni serata musicale con la straordinaria presenza degli artisti.