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Amelia. Trouble in Tahiti, dark comedy opera di Bernstein
Quest'anno OperaInCanto in occasione dell'importante traguardo della trentesima edizione ha voluto ricordare il centenario della nascita di Leonard Bernstein (1918-1990), mettendo in scena la sua Trouble in Tahiti, sua in quanto non solo autore della musica, ma anche, per la prima e unica volta, del libretto, che ha probabili risvolti autobiografici.
È una composizione poco conosciuta in Italia, certo lo stile eclettico di Bernestein era lontano dalle avanguardie fondamentaliste di Darmstadt e di conseguenza il conpositore era poco considerato. Se poi si considera il tema dell'incomunicabilità di coppia incorniciato da un trio jazz che dileggia l'american dream, deve essere sembrata un'opera poco gradevole.
OperaInCanto ha il grande merito di avere proposto una offerta culturale di notevole spessore, nonostante tutte le difficoltà economiche, la messa in scena di questa opera di Bernestein ne è una ulteriore conferma. La versione per ensemble di questa opera, in unico atto e sette scene, è di Bernard Jannotta, ricavata dall'originale per orchestra. Il libretto mette a fuoco un giorno di vita di due coniugi Sam e Dinah, dopo dieci anni di matrimonio e un figlio, di cui si occupano poco perché troppo assorbiti dalle loro attività e dai loro problemi. Si è pensato che la storia sia basata sulla relazione della madre e del padre di Bernstein, in quanto il nome del protagonista, Sam, è quello del padre e nella prima stesura c'era il nome della madre Jeannie, poi sostituito con quello della nonna paterna Dinah. Il compositore la scrisse nel 1951 dopo il matrimonio con Felicia Cohn Monteleagre, durante la luna di miele, in cui deve essere riaffiorata la sua difficile esperienza di bambino, Junior nella composizione, presente solo nei dialoghi dei protagonisti, come anche gli altri personaggi citati. L'opera fu eseguita la prima volta il 12 giugno 1952 al Festival delle Arti Creative di Bernstein, nel campus della Brandeis University di Waltham, in Massachusetts davanti a un pubblico di 3.000 persone.
Le sette scene si svolgono dalla colazione del mattino, primo luogo di scontro, fino alla sera quando non riuscendo a parlarsi decidono di andare al cinema a vedere Trouble in Tahiti, è una scappatoia, infatti Dinah ha già visto il film nel pomeriggio e lo aveva descritto ad una invisibile modista come “awful movie” (film orribile) dalla trama ridicola. Tra questi estremi temporali si vede Sam in ufficio e i rapporti professionali con un cliente, amichevoli con l'amico Bill a cui presta i soldi e che vedrà in palestra per la partita di pallamano e quelli poco corretti con la segretaria, Miss Brown. Dinah va invece dallo psicanalista dove racconta il contenuto del suo sogno- incubo. I due si incontrano mentre stanno andando a pranzo e ognuno mente all'altro preferendo mangiare da solo leggendo il giornale piuttosto che trovarsi faccia a faccia. “Why I have to lie” (perché devo mentire) cantano entrambi, a parte, è uno di quei momenti in cui affiora la sofferenza, di un matrimonio che sta fallendo o forse è fallito del tutto, perché nonostante i buoni propositi non riescono a parlarsi senza litigare. Poi Sam va in palestra preferendo la partita alla recita di Junior e poi si capisce il perché, la vittoria lo rafforza nella illusoria convinzione di essere un vincente, una critica non velata alla feroce competitività americana. Nel frattempo Dinah, che a colazione aveva rimproverato il marito perché non voleva andare alla recita del figlio, se ne scorda e va al cinema e poi dalla modista e si arriva alla conclusione.
Oltre ai due protagonisti, che sono due cantanti lirici, baritono e mezzosoprano, in scena c'è un trio jazz definito dall'autore “a greek Chorus, born of the Radio commercial” (Un coro greco nato dalla radio commerciale), infatti i tre, soprano, tenore e basso, cantano come in uno spot radiofonico, con lo stile swing dell'epoca, accattivante e cullante, ma che in questo contesto è un contrappunto alla vicenda dei protagonisti, corrosivo e dissacrante dell'American Dream. L'esecuzione a cui abbiamo assistito è stata incalzante e coinvolgente, sottolineiamo la bravura dei musicisti dell'ensemble, che hanno risposto benissimo alle intenzioni della direzione di Fabio Maestri. La cantabilità, le dinamiche, i colori e i ritmi diversi dello stile eclettico di Bernstein sono stati resi con grande abilità facendo emergere con grande efficacia il fascino della musica e il tema agrodolce di questa inquietante commedia. Bernstein nella scrittura vocale aveva voluto rispettare le inflessioni della lingua parlata, cosa che rende più complicato il canto per chi non sia di madrelingua; Dario Ciotoli, Sam, e Chiara Osella, Dinah hanno ben reso i loro personaggi, sia vocalmente che in scena.
Il trio jazz, Lucia Filaci, soprano, Carlo Putelli, tenore, Luca Bruno, basso, ha unito alla presenza scenica disinvolta e divertente un'interpretazione vocale efficace.
La messa in scena essenziale e la regia sono di Carlo Fiorini, che ha previsto la presenza in scena dell'ensemble e del direttore in una convivenza dinamica e divertente con i protagonisti e il trio, mentre sullo sfondo oltre ai sopratitoli venivano proiettate zuccherose immagini pubblicitarie americane dell'epoca, anni '50 del secolo scorso, coerenti con lo svolgimento. Pochi elementi scenici trasportano lo spettatore da una scena all'altra, molto acuta l'intuizione registica di Sam (padre) che dà il suo trofeo al direttore (il figlio cioè Bernstein). A favorire la scorrevolezza scenica c'è stata la fluida mobilità dei cantanti, con citazioni dello stile del musical per il trio, che li ha interpretati con dinamica verve. I costumi di base uguali per tutti, pantaloni neri con una maglietta sempre nera con l'immagine di Bernestein e scritto il ruolo rivestito nello spettacolo: Sam e Dinah, ensemble, conductor, director, crew. Pochi dettagli in più sono previsti, per i protagonisti cappelli e cappotti e per il Trio bretelle rosse e cappelli american style. Calorosi applausi hanno salutato la conclusione con ripetute chiamate alla ribalta.
Lo spettacolo dopo la rappresentazione a Terni giungerà anche Roma per l'Associazione Nuova Consonanza e Università degli Studi Roma Tre, al teatro Palladium (11/11/2018) e nella Stagione dell'Università di Tor Vergata, organizzata da Roma Sinfonietta (30/01/2019) un'occasione da non perdere.