Amélie Nothomb. Barbe Bleue ed il suo segreto

Articolo di: 
Livia Bidoli
Amélie Nothomb

Lo scorso 10 aprile vi è stato un incontro come al solito particolarissimo, per la natura stessa dell'autrice, Amélie Nothomb: giunta al suo 21° romanzo, si è messa a rileggere le favole e per cominciare ha scelto Barbe Bleue di Perrault, pubblicata or ora da Voland per l'edizione italiana curata dalla traduttrice Monica Capuani. Alla presenza della Nothomb al Centre Saint Louis de France di Roma però vi era anche Laureline Amanieux, regista del documentario biografico sulla scrittrice, intitolato Une vie entre des eaux.

Di acque, per parasafrasare il titolo del documentario, Nothomb ne ha traversate parecchie, da Kobe in Giappone, dove è nata nel 1967, fino al Bangladesh, dove è stata durante la seconda infanzia, e finalmente la terra d'origine dei genitori diplomatici, il Belgio. Per cui non ci stupiremo di rivedere uno dei primi passaggi cui è più legata la romanziera: i suoi primi cinque anni in Giappone, infatti, lei li ha impressi sulla pelle come un ricordo tenerissimo insieme alla sua tata japo, che abbiamo riconosciuto nel documentario, legata affettuosamente alla bimba che ha curato quando era giovane.

Nell'acqua poi Nothomb ci racconta anche la sua esperienza dolorosissima, ed il motivo per cui non è più rientrata in acqua nonostante la ami così tanto: “Io ero in Bangladesh all'epoca, ed avevo circa dodici anni: è un paese estremamente fondamentalista islamico ed il fatto stesso che io, nonostante fossi praticamente una bambina, indossassi “solo” un costume per fare il bagno, era “indecente” secondo loro. Così mi hanno punito: in mezzo all'acqua, ben nascosti, mi toccarono dappertutto togliendomi il costume. Io non li potevo vedere e non riuscivo neanche a gridare, paralizzata dalla paura: immaginatevi una ragazzina di dodici anni che si sente della mani addosso in mezzo all'acqua e non vede di chi sono. Alla fine riuscii ad urlare e mia mamma venne in mio soccorso ma ormai era troppo tardi!

L'esperienza dell'infanzia in Giappone è invece molto diversa, tanto da farle parlare di una specie di Paradiso Perduto e di affermare lei stessa: “Continuavo a ripetere che ero giapponese, quando mi dissero che dovevo trasferirmi altrove fu uno shock, e ci volle parecchio a convincermi che non ero giapponese, nonostante la nascita”. Inoltre questa terra ha talmente rilevanza per la scrittrice da farle dire: Il Giappone mi ha salvata parecchie volte, ci devo ritornare per questo. In quest'ultimo caso, quando ho deciso di fare il film con Laureline, abbiamo scelto la Festa di Fioritura dei Ciliegi, un periodo meraviglioso per rendere omaggio a questa terra che mi ha visto nascere e dove ho trascorso il periodo più affascinante della mia vita: quello in cui in me si sviluppava il linguaggio. La scrittura in qualche modo agisce come se recuperasse quel linguaggio vergine e lasciasse continuare l'infanzia.

Giungiamo alla fiaba ed alla rivisitazione di Nothomb: “Barbe Bleue era la mia fiaba preferita ma non mi piaceva come era scritta: la dovevo cambiare assolutamente! Già da piccola non pensavo che Barbe Bleue fosse un mostro assoluto: è una persona che ha un segreto, e a 13 anni gli davo anche ragione! Avrei ucciso tutte quelle donne anch'io! Oggi le avrei soltanto ripudiate. Barbablù aveva tutto il diritto ad avere un segreto nascosto in una stanza. Le donne in questa favola sembrano così sciocche: volevo rendere loro giustizia e creare il personaggio di una donna intelligente, coraggiosa, capace dimantenere i segreti. Così ho inventato Saturnine, ambientando la storia a Parigi e facendo diventare Barbablù spagnolo. E c'è una ragione per questa nazionalità: la Spagna ha veramente oppresso il Belgio, che ha avuto una colonia spagnola.“

Tutto ruota intorno al segreto, ci spiega Amélie Nothomb: “Nessun'altra epoca ha cospirato contro i segreti quanto la nostra. Barbablù è opaco: non ha importanza quale sia il suo segreto, ha il diritto di mantenerlo occultato finché vuole. Avevo tre anni quando ho scoperto i segreti: mentre tornavo da scuola ho spostato un sasso e nessuno lo sapeva (certo ora voi lo sapete e non è più un segreto!), il segreto sta tutto nel non dirlo a nessuno. Il segreto è estremamente legato al desiderio inoltre: quando ci si innamora è la cosa più importante avere dei segreti, perché si è più vulnerabili e bisogna difendersi. E non è vero che sono le donne ad essere più curiose ed a voler carpire i segreti: c'è una certa parità. Saturnine è diversa dalle altre perché non trasgredisce, non supera il limite. Io stessa ho dei segreti che sono racchiusi anche nei romanzi scritti e non pubblicati che, sono sicura, non troverebbero luogo più sicuro del Vaticano per essere conservati!

L'incontro con Amélie Nothomb è stato vivace e costruttivo, oltreché ironicamente irrorato di parole e motti, attendiamo il film tratto dalla sua favola rivisitata che, come molti altri già tratti dai suoi romanzi (Igiene dell'assassino, Stupori e tremori, Né di Eva né di Adamo), potrebbero riservarci altre segrete sorprese.

Pubblicato in: 
GN23 Anno V 16 aprile 2013
Scheda
Titolo completo: 

Centre Saint Louis de France
Largo Toniolo, Roma

Amélie Nothomb
incontro letterario con Amélie Nothomb
mercoledì 10 aprile ore 19

alle ore 21 proiezione del documentario-ritratto
AMELIE NOTHOMB, UNE VIE ENTRE DEUX EAUX
incontro con la scrittrice e con Laureline Amanieux, autrice del film documentario
Presentazione dell'ultimo libro, Barbablù (Voland, 2013)

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