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Amélie Nothomb e Il Viaggio d’inverno. L’aliena zolla di Astrolabe
Un libro strano l’ultimo di Amèlie Nothomb, Il Viaggo d’inverno: una parabola sull’impossibilità di sincronizzare i tempi in amore, una vendetta sottile che principia dagli stessi nomi dei protagonisti. Zöile, Astrolabe e Aliénor Malèze sono nomi che contengono un malessere in sé stessi, a cominciare dal cognome Malèze della scrittrice Aliènor: suona in francese come “mal aise” a disagio, e trattasi di una scrittrice babbiona e ritardata che fa venire da subito il dubbio che sia a lei a scrivere Senza anestesia, In vivo e Stadio terminale, titoli perfettamente confacenti allo stile dark-grotesque di Nothomb.
D’altronde lui, l’impiegato della società elettrica EDF-GDF, che conosce Astrolabe e la scrittrice Aliénor per vivere in una specie di cassa d’ibernazione senza riscaldamento a Parigi, a Montorgueil (altro nome sintomatico: loro rigettano qualsiasi aiuto per riscaldarsi da parte di Zöile, nonostante il rischio assideramento), ovvero Zöile, ha lui stesso il nome di un insulso critico dell’Iliade e di Omero. Per questo da infante si proverà a ritradurla, finendo per riscriverne metà: “Spesso mi accorgevo di tradurre molto meglio scrivendo direttamente” (p. 19).
Non che in tutto questo la scrittrice Aliénor sia o stia meglio: affetta dall’autismo gentile detto sindrome di Pneux (“pneus” in francese significa pneumatici) dal suo scopritore, viene descritta in questi termini: “con la scrittura riesce a esprimere quello che nel quotidiano non vede” (p. 37) , aggiungendo che: “il suo talento è una difesa immunitaria che non avrebbe sviluppato se non fosse stata malata” (Ivi).
Il corto circuito però avviene perché Zöile s’innamora della bella assistente di Aliénor, ovvero Astrolabe, che nel nome racchiude lo strumento astronomico per determinare la posizione dei corpi celesti e quindi, in tempi antichi, per navigare. Solo che Astrolabe, osticamente rigida nella sua assistenza ontologica ad Aliénor, non ricambia l’amore del giovane come lui vorrebbe e, dopo l’ennesimo tentativo di avvicinamento amoroso tramite un allucinogeno detto Psylocibe, decide di compiere un atto terroristico: far saltare, dirottando un aereo, il monumento architettonico preferito di Astrolabe, la Torre Eiffel.
Costruita per l’amore di Gustave Eiffel per una donna il cui nome era Amélie ed a forma di A, si presenta come perfetta risoluzione ad un amore descritto ormai in questi termini: “Quello che arriva troppo tardi è indegno” (p. 92) , e poco prima spiegando: “Si è davvero indulgenti solo quando si è innamorati pazzi; dal momento in cui si ama un po’ meno, la naturale cattiveria riprende il sopravvento” (p.91). Potremmo concludere che ciò che si afferma per le donne vale anche per gli uomini in questo libro: “Le donne amano sempre fuori tempo massimo” (p.90) ma che: “non esiste sconfitta in amore. E’ una contraddizione in termini:. Provare l’amore è già un tale trionfo che ci si potrebbe chiedere perché si dovrebbe chiedere di più” (p.41).