Andreev con Mauri e Sturno all'Argentina. L'Innocenza del Clown

Articolo di: 
Livia Bidoli
Quello che prende gli schiaffi

Al Teatro Argentina di Roma prende vita la tragedia grottesca di uno dei grandi russi del secolo scorso: Quello che prende gli schiaffi di Leonid Nikolaevič Andreev (1871-1919), nella versione adattata e con la regia di Glauco Mauri, accompagnato come sempre dal suo alter ego Roberto Sturno nella parte principale di “Quello che prende gli schiaffi”, un uomo ai margini di una società incomprensibile e avara, che decide di fare il clown, provando a portare sulla scena il suo dramma, la tragedia di tutti.

Una strana favola, come affermano le parole di Glauco Mauri all'inizio, prende forma sul palcoscenico adibito a circo dell'Argentina, con le scene semoventi e a mezzaluna, le luci a cerchio in alto, di Mauro Carosi, proprio come in un circo. I clown, meravigliosamente policromi nei loro costumi disegnati dalla fantasiosa Odette Nicoletti, come tanti altri abiti, a cominciare da quelli della domatrice di leoni Mara, interpretata da Barbara Begala, ci regalano, come le luci di Gianni Grasso, il respiro del sogno spinto in un teatro abbracciato da un uomo onesto: “una cosa veramente ridicola a questo mondo!”, amaramente chiosa Sturno nella parte di “Quello che prende gli schiaffi”. Forse si tratta di uno scrittore proprio come Andreev, tradito da amici e affetti, forse di ognuno di noi, quell'Everyman che spunta in un teatro rinnovato dal russo già coi suoi racconti nel 1901, con una scrittura “realistica” che aveva appena fatto capolino su Znanie (La conoscenza), la rivista di Gor'kij. “Un demolitore del vecchio mondo” per i suoi compatrioti letterati (Rita Giuliani, Leonid Andreev, La Nuova Italia, Firenze, 1977), che sente una profonda comunione con l'uomo comune e addensa i suoi drammi di simboli, traducendo i personaggi in profondi interpreti psicologici del suo tempo, come in questo dramma, Quello che prende gli schiaffi (Tot, kto polučaet poščečiny), pubblicato nel 1915 e rappresentato a Pietroburgo con la regia di Petrov, che lo traspose anche in un film l'anno successivo.

Il costume bianco e celestino di Roberto Sturno quasi a volo rado ripercorre con leggerezza il percorso sintomatico di un uomo che: “pensa veramente si possa cambiare il mondo” contro “il cono d'ombra dell'accettazione” che ha eretto Mauri nella parte di Papà Briquet, il direttore del circo. Quel celestino che fa coppia col bianco dell'Innocenza di Leda (nel mito ingannata da un cigno), e si infrange contro i muri della sordida iniquità del Conte di Guardamagna, della mancanza di coraggio di Manuel, del pozzo della corruzione del Barone Regnard. Il clown impersonato da Sturno non prende solo gli schiaffi da quel mondo dal quale è fuggito, è un uomo che nella sua poesia non ha smesso “di ribellarsi all'ingiustizia" e che attraverso la scena finale rimanda al tema più poetico secondo Edgar Allan Poe, che ha tanto influito su Andreev come affermava Michajkovskij, e che non rivelerò. Dirò soltanto con le parole di Sinesio da Cirene nel suo Libro dei sogni (Il libro dei sogndi Sinesio da Cirene a cura di Nicola Montenz, ed. Archinto, 2010):

La vita che si sviluppa dipende dall'immaginazione – o dall'intelletto che dell'immaginazione si serve. (…) Paragonando l'esistenza dell'anima nell'aldilà alle immagini che ci appaiono in sogno, (…) la prima vita, quella terrena, non è che la preparazione alla seconda (…) e che la migliore condizione dell'anima alleggerisce lo spirito”.

Immaginate allora una mezzaluna a forma di circo sotto l'egida della visionarietà di Fellini, la neve dei drammi di Visniec, e che noi discendiamo in questo palco, che è la vita, solo per risalirne altrove, dove probabilmente ci guiderà un angelo, travestito da clown, che ne morirebbe se noi ridessimo di lui.

Pubblicato in: 
GN5 Anno IV 5 dicembre 2011
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO ARGENTINA di Roma
29 novembre | 11 dicembre 2011
Quello che prende gli schiaffi da Leonid Nikolaevič Andreev 
libera versione e regia Glauco Mauri
Glauco Mauri    Roberto Sturno

e con  (in o.a.)
Leonardo Aloi,  Barbara Begala,  Marco Blanchi,  Mauro Mandolini,  Lucia Nicolini,
Roberto Palermo,  David Paryla,  Stefano Sartore,  Paolo BenvenutoVezzoso

scene   Mauro Carosi
costumi   Odette Nicoletti
musiche   Germano Mazzocchetti
produzione: Compagnia Mauri Sturno

Lunedì 5 dicembre ore 21, ingresso libero
Serata d’onore –  Glauco Mauri in  L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett