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Annie Ernaux racconta la Francia del secondo dopoguerra
La poetica della memoria ha ispirato opere letterarie di enorme valore che offrono un'immagine essenziale della formazione del mondo moderno. Appartiene a questo genere letterario l’autobiografia intellettuale intitolata Gli anni (Les années), di cui è autrice Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura del 2022, edita in Italia dalla casa editrice L’orma.
Nella parte iniziale di questo libro, non è un caso che l’autrice si veda costretta a porre sullo stesso piano la memoria individuale e il desiderio umano, visto che la memoria, non fermandosi mai, alla stessa stregua del desiderio, stabilisce dei legami intensi tra i vivi ed i morti, tra gli esseri reali e quelli immaginari, tra la storia e il sogno alimentato dagli ideali umani. La nostra memoria è collocata al di fuori di noi, in una dimensione che confina con i momenti segnati dallo scorrere del tempo storico. La scrittrice ricorda che quando era bambina, negli anni Cinquanta, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le voci sovrapposte delle conversazioni, durante le giornate di festa, componevano il grande racconto degli avvenimenti collettivi, l’inverno del 1942, la fame e le privazioni, i rifornimenti e la tessera annonaria per il tabacco, il regime collaborazionista di Pétain.
In ogni caso, in questi racconti collettivi del secondo dopoguerra, colpiva il silenzio sui bambini ebrei ammassati sui treni diretti ad Auschwitz, sui morti per fame raccolti nel ghetto di Varsavia, sui 10.000 gradi di Hiroshima. Ripensando agli anni della sua infanzia, gli anni Cinquanta, rimane sorpresa nel constatare che vi era una singolare coincidenza tra il racconto familiare e quello sociale. Le voci dei commensali delimitavano gli spazi della giovinezza, le fattorie in cui gli uomini avevano lavorato come braccianti e contadini, e le donne svolto attività domestiche, abbandonate in favore delle fabbriche e degli altri luoghi di lavoro, dove si erano conosciuti e sposati.
Le immagini che conserva nella memoria, sfuggite alla dissoluzione del tempo, evocano l’arrivo in città, il primo giorno di scuola, della protagonista bambina, nella Francia degli anni Cinquanta, alle prese con la ricostruzione postbellica e i prodromi della modernizzazione. In quel tempo il suo animo era dominato dal desiderio di diventare grande e adulta. Parigi, la città sognata e non ancora visitata, rappresentava il mistero della bellezza e della potenza, una totalità senza confini che con le sue strade e i suoi monumenti stimolava l'immaginazione della giovane donna.
Gli anni Cinquanta erano segnati dalla scarsità di oggetti, immagini e distrazioni, un tempo triste e difficile. Tuttavia, dopo gli anni della ricostruzione seguiti alla Seconda guerra mondiale, il progresso era divenuto l’orizzonte delle esistenze individuali, poiché significava benessere, salute per i bambini e gli adulti, case luccicanti e strade illuminate, la possibilità di accedere al sapere, tutto ciò che consentiva di relegare nel passato remoto l’oscurità della guerra e della campagna. Abbandonandosi al flusso dei ricordi, la scrittrice ha l’impressione che la scrittura le consente di rivivere quel tempo della sua infanzia grazie ai riflessi proiettati dalla storia collettiva sulla memoria individuale.
Negli anni della scuola, del liceo, e poi dell'università, percepisce la distanza che la separa dalle compagne di classe, che provengono da ambienti borghesi, e si sente per questo sola, ma anche più forte ed autonoma. Ricorda il grande sciopero dei treni del 1953, la caduta di Dien Bien Phu in Indocina, la vaccinazione collettiva contro il vaiolo, come i grandi eventi della prima parte della sua vita. Dopo la fine degli anni Cinquanta, quando le città erano ricostruite e la modernità imponeva i suoi cambiamenti, nessuno aveva voglia di parlare delle rivolte che stavano avvenendo in Algeria, poiché esisteva un giudizio condiviso secondo il quale i tre dipartimenti algerini erano francesi così come buona parte dell’Africa raffigurata sugli atlanti. In quel tempo assorbiva le informazioni sui grandi eventi del mondo in termini di sentimenti, emozioni e sensazioni, senza cogliere la presenza delle ideologie che ad esse era sottesa.
Ricorda, in piena guerra fredda, i carri armati sovietici a Budapest, mandati a reprimere con la violenza la rivolta degli oppositori, l’Algeria come una terra devastata dal fuoco e dalla violenza, e come in quel tempo si era diffusa in Francia la convinzione che il generale De Gaulle fosse l’unico uomo in grado di salvare la situazione, la Francia e la stessa Algeria. In ogni caso, la crisi algerina alimentava la convinzione che la decolonizzazione coincidesse con l'instaurazione di un principio di giustizia universale, poiché implicava il riconoscimento della legittimità dell'aspirazione di un popolo alla sua libera autodeterminazione. In quel tempo le persone erano abituiate a vivere in un modo diviso da opposizioni feroci e insuperabili: Est-Ovest, Chruščëv-Kennedy, l’Humanitè-l’Aurore, cattolici-comunisti. Crescendo, negli anni della formazione universitaria, la protagonista e narratrice di questo straordinario libro, matura la convinzione che la sua generazione avesse bisogno di parole capaci di indicare princìpi con cui spiegare il mondo ed il sé, e dare indirizzi morali per capire l’alienazione e ciò che ne discendeva, la cattiva fede e la cattiva coscienza, il rapporto tra l’immanenza e il trascendente.
Secondo la testimonianza della narratrice, in quel tempo per la sua generazione l'autenticità era il punto di riferimento con cui ogni cosa veniva valutata. Prima del maggio del 1968, un evento che segna una cesura nella storia della Francia moderna, Le Monde aveva intitolato un suo articolo in questi termini: "La Francia si annoia". Una sera sul canale televisivo Europa 1 un servizio giornalistico annunciava che nel quartiere latino erano state erette delle barricate, come era accaduto ad Algeri dieci anni prima, erano volate le molotov e gli scontri con le forze dell’ordine avevano prodotto dei feriti. Si aveva la sensazione chi i giovani in rivolta nel maggio del '68 chiedessero conto al potere degli anni in cui vi era stata la censura e la repressione, della violenza politica contro i manifestanti che erano contrari alla guerra in Algeria, delle Citroën DS nere degli ufficiali francesi e della messa al bando del film La religiosa. Il maggio, in seguito, divenne la cartina di tornasole per classificare le persone, in base alla posizione da loro assunta rispetto a quegli eventi.
In quel tempo venivano pubblicati libri e riviste importanti, sicché si ebbe la nascita della narratologia, dell’analisi strutturale, dell'ecologia. In seguito gli ideali del maggio francese vennero convertiti in oggetti e in intrattenimento. La protagonista e narratrice del libro evoca il confronto televisivo avvenuto nel 1974 tra Mitterand e Giscard d’Estaing, nel corso del quale comprese che un altro maggio francese era divenuto storicamente impossibile. Con il Presidente Giscard d’Estaing si è avuto l’ingresso per i francesi nella società liberale e nella modernità. In quegli anni si affermarono in Francia i Nouveaux Philosophes, i quali brandendo i libri scritti da Solženicyn discettavano del fallimento del socialismo reale e del Gulag. Per le donne come la narratrice, cui era stato insegnato di salvarsi l’anima mediante le buone azioni e di agire secondo l’imperativo categorico di Kant per cui ogni azione deve ergersi a massima universale, era difficile scorgere una nuova speranza nei pensieri dei nuovi filosofi.
L’apparizione nel 1981 del volto stilizzato di Mitterand in televisione, la sera della sua elezione alla presidenza della Repubblica Francese, diede alla narratrice la sensazione di avere vissuto la sua vita per molti anni sotto governi che non la riguardavano. La festa, seguita all'elezione del presidente socialista, suonava come una mesta cerimonia commemorativa per il Fronte popolare degli anni Trenta, liturgia di un culto malinconico reso ad ideali ormai perduti per sempre. Nella parte finale del libro, il lettore troverà immagini indimenticabili sulla fine della guerra fredda e del comunismo, sull'ondata migratoria in Francia, in seguito alla quale sono sorte nella periferia di Parigi le banlieues, sulla rivoluzione digitale e il mondo contemporaneo. Un libro di grande valore culturale e letterario.