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Arena di Verona. L'ardente couleur di Carmen
Il 27 agosto, con la tredicesima recita di Carmen, si sono concluse le rappresentazioni dell’opera di Georges Bizet del 94° Arena di Verona Opera Festival. Il più lussureggiante e variopinto tra i drammi rappresentati sul palcoscenico d'opera è la struggente, tragica, ricca di variazioni musicali, in pieno spirito iberico, la Carmen: l'opera lirica più rappresentata al mondo, è approdata sul gigantico palco dell'Arena con la regia storica di Franco Zeffirelli rivisitata nel 2009, con i costumi di Anna Anni e la coreografia flamenca di El Camborio ripresa da Lucia Real. Sul podio il M° Julian Kovatchev, di origini bulgare e di studio al Mozarteum.
Un giorno prima della conclusione, il 28 agosto con Aida, Carmen ha avuto un cast d'eccezione: Carmen è intepretata dal mezzosprano proveniente dall'Ossezia al suo debutto nel ruolo qui all'Arena e alla Deutsche Oper, Agunda Kulaeva; mentre il soprano sardo Francesca Sassu rivestiva il ruolo di Micaela. Nel ruolo di Don Josè abbiamo avuto il georgiano Mikheil Sheshaberidze e in quello del torero Escamillo, il notevolissimo basso russo Alexander Vinogradov. Teona Dvali ha dato voce a Frasquita e Clarissa Leonardi a Mercedes; Nicolò Ceriani ha impersonato Dancairo, Francesco Pittari ha rivestito i panni di Remendado, a Zuniga la voce di Paolo Battaglia e, infine, Morales è stato Gianfranco Montresor.
L'Arena ha aumentato addirittura gli introiti dello scorso anno e ha guadagnato oltre 21 mln di euro che ci auguriamo tutti risanino almeno in parte il vuoto di cassa di 29 mln. che mette a rischio l'intero Corpo di ballo, come è stato tristemente annunciato al pubblico, che ha condiviso con grande applauso.Insieme al cast sono stati impegnati l’Orchestra, il Coro, il Corpo di ballo coordinato dal M° Gaetano Petrosino - con i Primi ballerini Alessia Gelmetti, Annalisa Bardo, Amaya Ugarteche, Evgenij Kurtsev e Antonio Russo – e i Tecnici dell’Arena di Verona, insieme alle numerose comparse che affollano la piazza di Siviglia dove si svolge l’opera. I giovani artisti del Coro di voci bianche A.LI.VE. sono diretti da Paolo Facincani. Sul fondo aranciato delle tende rosse ton sur ton, in simbiosi cromatica con il carattere di Carmen, la gitana che in nome dell'amour libre sfiderà la sorte, si sono mossi sul palcoscenico a tre zone, i ballerini intepretando il furor gitano tra le tende dei loro accmpamenti e la noche lunga di Siviglia.
L'apparato narrativo da cui trae ispirazione il dramma iberico, situato in una torrida Andalusia, dove i caratteri forti degli abitanti si riflettono nella luce accecante dei paesaggi, è tratto dal racconto omonimo Carmen di Prosper Merimée, del 1845, il cui successivo libretto per Bizet fu opera di Henri Meilhac e Ludovic Halévy. Bizet, su commissione dell'Opéra Comique di Parigi, piuttosto ritrosa dall'inizio alla fine, nel comandare una partitura per una tragedia che finiva con la morte di una donna – il parterre borghese che frequentava il teatro sarebbe rimasto scioccato, ed infatti la prima fu un flop -, iniziò la vera tessitura dell'opera nel 1874, e la successiva edizione per Vienna fu completata da Ernest Guiraud alla morte dell'autore nel 1875, e per farlo introdusse i balletti provenienti da La jolie fille de Perth, che Bizet compose nel 1867.
La figura centrale è quella di Carmen, la zingara, e sigaraia, che vive a Siviglia, capoluogo dell'Andalusia, dove la manifattura del tabacco è centrale allo sviluppo economico di questo porto fluviale dove le merci andavano custodite alla Torre de Oro. Carmen è impersonata da Agunda Kulaeva molto bene nel primo atto nelle due arie principali - Habanera e Seguidilla - mentre nel secondo si notano delle diomogeneità nell'emissione. Carmen è donna dalle passioni ardenti il cui segno precipuo resterà fissato in una parola, “Libertà”, che ripete all'infinito, anche in punto di morte:
Jamais Carmen ne cédera!
Libre elle est née et libre elle mourra!
Giammai Carmen cederà!
Libera è nata e libera morirà!
(Atto IV, scena IV).
La bella sigaraia attesa dai soldati per le sue conturbanti forme ed altrettanto rovente spirito, s'innamora però di Don José, - Mikheil Sheshaberidze che era perfettamente nel personaggio e nella voce, molto giustamente applaudito, in particolare in "La fleur que vou m'avais jetée" - soldato anch'egli, cantandogli la famosa habanera “L'amour est un oiseau rebelle” dove presenta subito il suo carattere errante e gitano, affermando:
L'amour est enfant de Bohème,
Il n'a jamais jamais connu de loi,
Si tu ne m'aimes pas je t'aime,
Si je t'aime prends garde à toi.
L'amore è figlio di zingari,
non ha mai conosciuto legge,
Se tu non m'ami io t'amo,
Se io t'amo attento a te.
(Atto I, scena V)
Carmen è evidentemente un'eroina romantica che sfidò i costumi sociali per un uomo che fece altrettanto, sfidando l'esercito e disertando per lei. Il dramma lirico in quattro atti Carmen, racconta della relazione tra questa donna dal carattere androgino con Don Josè. Nella storia d’amore ad un certo punto si frappone Escamillo, il torero – eccezionale il basso russo Alexander Vinogradov, dalla potenza imperitura - che ama anche lui Carmen, mentre Don Josè è amato dalla contadinella naïve Micaela, interpretata da Francesca Sassu, armonica ed omogenea dall'inizio alla fine, che commuove per il personaggio patetico rappresentato. Ed è in questo incrocio di coppie che si insinua il dramma, che sfocerà nella morte di Carmen, uccisa dalla folle gelosia di Don Josè, un uomo tradito che non accetta la mediterranea potenza che Carmen incarna col suo canto libero, lo stesso che lo aveva affascinato al principio. La passione ormai divampa in Don José per Carmen, e non si arrende di fronte al rifiuto di lei, ormai tra le braccia del torero Escamillo, che era venuto a cercarla tra le montagne dove i banditi si nascondevano insieme alle gitane.
Le taverne, la Siviglia ricca di gitani è rappresentata da un allestimento effervescente e tradizionale nella regia e le scene opulente ed aranciate di Franco Zeffirelli; come i costumi a tinte accese di Anna Anni, e sullo sfondo i quadri che ritraggono Carmen nel suo percorso storico-artistico, dacronico attraverso le riletture sceniche comprese sempre nel rouge che la caratterizza atemporalmente.
La musica di Bizet è di un colore incredibile: le plurime variazioni – non sempre sottolineate a dovere dalla direzione di Villaume - nell'opera tutta si intessono di danze risalenti ad origini africane, emigrate in Spagna attraverso il colonialismo, come l'habanera cubana con il Contoneo, che fa oscillare i fianchi di Carmen, erotizzando la lirica nella sua stessa dimensione cantata, travalicando i confini tra canto e ballo, allacciandoli nella medesima danza che si traduce in parola. La Seguedilla, cantata da Carmen a Don José per dargli appuntanmento nella taverna di Lillas Pastia, è una danza andalusa di origine gitana:
Près des remparts de Séville
chez mon ami Lillas Pastia,
j’irai danser la séguedille
et boire du Manzanilla.
Presso i bastioni di Siviglia,
Dal mio amico Lillas Pastia,
Andrò a danzar la seguidilla
E a bere manzanilla.
(Atto I, scena IX)
Esorbitante successo di pubblico che ha interrotto in quasi tutte le arie principali con applausi a scena aperta, e le conturbanti danze del Corpo di Ballo con le coreografie di El Camborio
riprese da Lucia Real, insieme alla buona direzione di Kovatchev direttore di un'Orchestra naturalmente affiatata come il Coro diretto da Vito Lombardi, quasi costantemente sulla scena. I purosangue che in questo allestimento grandioso sono sfilati bianchi e trottanti per tutta la lunghezza del palcoscenico sono stati il coronamento di uno spettacolo che già si annuncia nel 2017 come straordinario: il ritorno dell'Aida secondo la Fura dels Baus ed un nuovo allestimento per Nabucco, poi Rigoletto, Madama Butterfly, l'edizione storica dell'Aida, il Gala Domingo, Tosca e la Nona di Beethoven.