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Barcellona Gran Teatre del Liceu. Il romantico blu di Maria Stuarda
La grande opera romantica di Donizetti, che ha avuto il suo trionfo alla Scala di Milano nel 1835, con Maria Malibran nel ruolo principale di Maria Stuarda, personaggio che dà appunto il titolo ad una delle opere storiche che il compositore ha scritto sulla genia dei Tudor (la cosiddetta “trilogia dei Tudor”) – ricordiamo Roberto Devereux del 1837, e la precedente Anna Bolena del 1830 –, si presenta al Gran Teatre del Liceu di Barcellona con un cast eccezionale ed una coproduzione del primo teatro della Catalogna insieme a Royal Opera House Covent Garden (Londra), Polish National Opera (Varsavia), Théâtre des Champs Elysées (Parigi). La prima del 19 dicembre percorrerà tutto Natale e Capodanno fino al 10 gennaio 2015, inaugurandolo con la grande storia e la lirica romantica dell'opera di Donizetti tratta dal dramma di Schiller.
All'ouverture iniziale il direttore italiano Maurizio Benini presenta la possenza e la preparazione dell'Orchestra Sinfonica del Gran Teatre del Liceu: il direttore proviene da Bologna dove è stato direttore principale del Comunale ed ha debuttato al Liceu nella stagione 1995-96 con Giovanna D'Arco. Si apre il sipario rosso e notiamo che l'allestimento che sta girando l'Europa in questa sgargiante produzione vede Patrice Caurier e Moshe Leiser alla regia; le scenografie sono di Christian Fenouillat; Agostino Cavalca ai costumi e Christophe Forey alle luci: si presenta ai nostri occhi il Palazzo di Westminster con uno scranno da giudice per Elisabetta, e cartelle da avvocati per Leicester, Talbot e Cecil.
I due cast sono straordinari entrambi: il primo vede Joyce Di Donato (Maria Stuarda), Silvia Tro Santafé (Elisabetta), Javier Camarena (Roberto Leicester), Michele Pertusi (Giorgio Talbot), Vito Priante (Lord Guglielmo Cecil); Anna Tobella è Anna Kennedy in ambedue i cast. Il secondo cast, di cui abbiamo seguito la recita di domenica 21 dicembre pomeridiana, è il seguente: nei panni di Maria Stuarda abbiamo il soprano irlandese Majella Cullagh; Elisabetta è inteepretata da Marianna Pizzolato; Antonio Gandía è Roberto Leicester, Mirco Palazzi nel ruolo di Giorgio Talbot e Àlex Sanmartí in quello di Lord Guglielmo Cecil.
Il celebre scontro tra le due regine, che nell'opera dette adito ad una censura secolare - dopo il 1835 rioccupò i teatri solo nel 1958 -, è particolarmente feroce: viene presentato per intero e il nodo dell'eredità del regno di Inghilterra e di Scozia è evidente. Elisabetta, figlia “bastarda” nelle parole di Maria Stuarda, ovvero generata dall'unione tra Anna Bolena ed Enrico VIII, è avversata da molti nella stessa Inghilterra: svariati saranno i complotti per ucciderla, ma sarà l'ultimo, quello di Babington, in cui è implicata Maria Stuarda, che convincerà Elisabetta a condannare a morte una “regina consacrata” nel 1587, infrangendo il “diritto divino dei sovrani”, cosa che Elisabetta temeva grandemente. L'8 febbraio, nel castello di Forteringa, sarà decapitata, ma sarà comunque lei a fornire la discendenza attuale: nel 1603 Elisabetta muore nubile e senza figli e ascende al trono inglese Giacomo I, figlio di Maria, che seppellirà le due regine l'una di fronte all'altra nell'Abbazia di Westminster.
Il nodo del litigio che mette a fuoco il giovanissimo librettista Giuseppe Bardari – dalla traduzione del dramma schilleriano di Maffei - spiega come, finché non ci fu la visita di Elisabetta al Castello di Forteringa con la questione della clemenza richiesta - lo vediamo nella scena del primo atto -, il destino di Maria fosse ancora in bilico, anche per l'intervento di Talbot. Le voci, in primis di Marianna Pizzolato nel ruolo di Elisabetta, sono di rara precisione, e l'assertività della sovrana si testimonia anche nel duetto d'amore con Leicester, “Era d'amor l'immagine”, in cui Antonio Gandia mostra tutta la sua emozionante potenza volta a salvare l'amata Maria dalla condanna. Majella Cullagh, nella parte di Maria Stuarda, spicca nella scena del litigio “Morta al mondo...figlia impura di Bolena” per forza e alterigia da degna sovrana legittima, vestita del blu della Scozia; nel duetto con Talbot – la voce stretta dalla compassione di Mirco Palazzi - “Quando di luce rosea”, nella “confessione" tra Talbot e Maria, e nello struggente finale, la cabaletta “Ah se un giorno da queste ritorte". Bravo Àlex Sanmartí nella parte di Lord Guglielmo Cecil, odioso avversario di Maria e in cerca della sua “testa”; mentre Anna Tobella ben “sostiene” quello dell'assistente confortevole Anna Kennedy.
La direzione di Benini dell'Orchestra Sinfonica del Gran Teatre del Liceu è sciolta e sicura quanto quella del direttore del Coro Peter Burian; il trascinante romanticismo che traspare nella musica e nelle liriche di Donizetti coinvolge e fa scoppiare in lunghi e meritati applausi tutto il teatro restaurato in bellezza nel 1999 dopo un incendio, e lustro di ori di romantico fine '800, con uno splendido affresco del Parnaso nella Sala degli Specchi.