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Ben-Hur. Un remake da fashion-look
Rifare un kolossal come Ben-Hur che ha un capostipite così grandioso come quello diretto nel 1959 da William Wyler con Charlton Heston nella parte del protagonista Giuda Ben-Hur con ben 11 Oscar vinti, si può rivelare un'operazione piuttosto azzardata. Questo Ben-Hur in 3D diretto dal regista kazako Timur Bekmambetov – che ricordiamo per il precedente La leggenda del cacciatore di vampiri (Abraham Lincoln: Vampire Hunter, 2012) – ha nel ruolo principale Jack Houston, nipote di del celebre John mentre nella parte di Messala Severo recita Toby Kebbell.
Ripercorrendo il film di Wyler tratto come questo remake dal del romanzo del 1880 Ben-Hur (Ben Hur: A Tale of the Christ), scritto da Lew Wallace, si riconoscono da subito delle differenze narrative piuttosto marcate, a cominciare dalla statura di Gesù che è sicuramente attualizzata all'opinione corrente, quindi evidenziata nella sua caratura più umana, ma allo stesso tempo perdendo quel carisma dovuto ad una sequenzialità meno coerente e corretta dei fatti (e miracoli) avvenuti.
Ci troviamo nella Gerusalemme occupata da romani sempre più inferociti contro gli attacchi dei Zeloti, giudei integralisti del primo secolo rei di aggressioni continue ai romani in risposta al mancato rispetto dei luoghi sacri e fondamentalmente ostili in modo inveterato, senza nessun possibile compromesso per la pace. Agli antipodi è la famiglia di Giuda Ben-Hur che ha accolto il piccolo romano Messala accogliendolo e adottandolo come un figlio nella sua cerchia pricipesca. Nonostante l'amore del fratello Giuda per lui e della sorella Terzirah, Messala partirà per la guerra di Roma e tornerà come capitano di un centurione pronto alla scalata nella gerarchia militare.
Un tentato omicidio con una freccia del piccolo zelota rifugiato dai Ben-Hur farà accusare la sua famiglia di tradimento: Giuda Ben-Hur si caricherà della colpa inutilmente perchè sia lui che la sua famiglia saranno condannati, lui alla schiavitù nelle galee (o galere) romane, le donne alla crocifissione. Sulla strada verso la condanna incontrerà Gesù di Nazareth che gli porgerà dell'acqua: uno degli incontri simbolicamente archetipici del film, che si ripeterà all'inverso alla fine.
La posizione di Gesù è abbastanza interessante se non fosse che viene troppo semplificata togliendo quell'alone di mistero miracolare di cui dovrebbe essere invece rivestita la sua figura, che diffonde perdono ed amore in un mondo cresciuto sulla guerra e sulla vendetta, in primis quella di Ben-Hur su Messala. Altro personaggio che non viene ben spiegato è quello di Druso, di cui rimane insoluto e senza narrazione il cambiamento. Tutti questi fattori ne fanno un film dalla poca coerenza interna e che sembra mettere in scena una favoletta troppo semplice: escluso il senatore romano che salvato sulla galea avrebbe adottato Ben-Hur, troviamo piuttosto lo sceicco Ilderim presente anche nel film di Wyler – interpretato da Morgan Freeman – che permette a Ben-Hur di gareggiare e sconfiggere Messala sul campo di gioco (al massacro) che è il circo romano. Tutti belli e perfetti gli attori ma con una patina di già visto e di fashion look con poca intensità negli sguardi.