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Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. L'epopea di una famiglia tra le bonifiche fasciste dell'Agro Pontino
Il libro di Antonio Pennacchi Canale Mussolini, pubblicato da Mondadori, a cui è stato assegnato quest'anno il premio Strega, incanta e coinvolge il lettore per bellezza e profondità della narrazione. Diviso in tre parti, descrive e racconta le vicende della prima metà del Novecento italiano, delineando un vasto affresco storico al cui centro vi è la famiglia Peruzzi. Il libro ha un notevole valore poiché offre una chiave di lettura assai significativa, grazie alla quale si comprendono l’origine e le cause che diedero vita al fenomeno fascista nella storia d’Italia.
La famiglia Peruzzi è composta da diverse persone, impegnate a svolgere lavori nel campo dell’agricoltura all'interno delle proprietà dell'aristocrazia terriera veneta, in virtù dei contratti di mezzadria. Dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, in Italia si forma il movimento fascista, a cui aderisce Pericle, che appare nel libro come l’esponente della famiglia Peruzzi dotato di maggiore coraggio e passione politica.
Sarà proprio Pericle a uccidere un sacerdote, inviso al regime fascista per le idee politiche che proclamava e diffondeva. Questo episodio, narrato con maestria da Pennacchi, rivela il carattere violento ed intollerante che il fascismo ebbe fin dai suoi albori. In seguito alla rivalutazione della lira, decisa da Mussolini, i Peruzzi si vengono a trovare in una condizione economica difficile, sicché sono costretti, come altre famiglie contadine, a rivolgersi alle autorità fasciste per ottenere l’assegnazione di un podere da coltivare. Infatti, coloro che avevano partecipato alla Prima guerra mondiale avevano diritto a chiedere all’Opera Combattenti l’assegnazione di un podere.
Ai Peruzzi, così come a tante altre famiglie venete, emiliane e friulane, viene attribuito un podere ricavato dalle bonifiche realizzate dal regime fascista nel Lazio, dove verranno in seguito fondate molte città, fra cui Latina ed Aprilia. Nel libro, l’esodo di queste famiglie, che abbandonano l’Alta Italia per trasferirsi nel Lazio, è descritto con un respiro narrativo epico e classico. Non mancano, ovviamente, le riflessioni di ordine storico, grazie alle quali il lettore apprende che in passato la bonifica dell’Agro Pontino era stata tentata senza successo sia dall’imperatore Nerone, nel periodo antico, sia da Napoleone Bonaparte ai tempi di Pio VI.
In questa parte del racconto Pennacchi spiega con chiarezza le modalità tecniche con cui venne realizzata la bonifica dell’Agro Pontino, attraverso la costruzione di un lungo canale, dove, in base alla finzione letteraria, sulla parallela sinistra sorge il podere attribuito ai Peruzzi. La riflessione che l’autore del libro propone a questo proposito, da cui deriva la tesi storica del fasciocomunista da lui coniata ed elaborata, si basa sulla constatazione che il regime fascista, autoritario e responsabile della dittatura, delle leggi razziali e della guerra, diede le terre ai contadini poveri dell’Alta Italia, dopo avere attuato con successo la bonifica di questa parte del territorio laziale, in passato infestato e reso inabitabile per secoli dalla malaria e dalla presenza del fango e degli acquitrini.
Secondo Pennacchi questo fatto storico innegabile spiega il motivo per il quale un intellettuale come Ezra Pound aderì con entusiasmo e convinzione politica al fascismo. Nella narrazione è straordinario il modo con cui l’autore mostra come la grande storia influenzi i destini e la sorte della famiglia Peruzzi. Adelchi, che a differenza di Pericle non ama il duro lavoro agricolo, partecipa alle guerre coloniali in Africa, durante le quali il regime conquista l’Etiopa, dando vita alla nascita dell’Impero.
In questo momento, durante il 1936, il consenso verso il regime fascista in Italia raggiunse il culmine. Pennacchi osserva giustamente come gli italiani furono fascisti fino al 25 luglio del 1943, per scoprirsi immediatamente antifascisti il giorno successivo alla caduta del regime. In questa parte del racconto colpiscono le acute e profonde annotazioni storiche ed antropologiche dell’autore, secondo le quali il popolo italiano possiede un carattere per sua natura smemorato e conformista. Nella narrazione vi sono ampi brani che delineano con chiarezza e forza narrativa le differenze culturali esistenti tra le popolazioni dell’Alta Italia, approdate nell'Agro Pontino dopo che l’Opera Combattenti li aveva beneficati con l’attribuzione dei poderi, e le popolazioni autòctone, residenti nei paesi di montagna che sovrastano la zona soggetta alle bonifiche. In particolare, sono divertenti ed indimenticabili i dialoghi in dialetto tra i Veneti ed i Laziali, designati con l’espressione di Marocchini i secondi, mentre i primi venivano indicati con quella di Cispadani. Questo aiuta a comprendere quanto fu difficile l'integrazione delle popolazioni dell’Alta Italia nella zona dell’Agro Pontino durante il fascismo.
Con l’arrivo della Seconda guerra mondiale, le condizioni di vita dei Peruzzi vengono sconvolte e devastate dalla violenza bellica, a causa della quale l’Italia precipita nella disperazione e nell’abisso. Pericle, partito per prendere parte ai combattimenti in Africa, verrà dichiarato disperso e non ritornerà mai a casa. Le città costruite dal fascismo verranno annientate e distrutte dai bombardamenti degli angloamericani, come Aprilia. La paura che attanaglia le famiglie, nel periodo in cui l’Agro Pontino è sottoposto ai duri e spietati bombardamenti da parte degli alleati in lotta contro i nazi-fascisti, è narrata con immagini indimenticabili per la loro forza evocatrice.
La stessa parte del territorio abitata dai Peruzzi, durante la guerra civile del 1943, nel corso della quale il canale realizzato per la bonifica diventa la linea difensiva eretta dai nazi-fascisti per impedire l’avanzata degli alleati anglo-americani, subirà una notevole devastazione, regredendo allo stato in cui si trovava prima che fosse bonificata.
La vita familiare dei Peruzzi, una famiglia patriarcale legata alle tradizioni ataviche della civiltà contadina, verrà sconvolta da una vicenda scabrosa e moralmente deprecabile. Un libro che riesce a raccontare un mezzo secolo di storia italiana in maniera straordinaria, con una rappresentazione letteraria che coglie e descrive i rapporti che vi furono tra la borghesia italiana ed il fascismo, il consenso che il regime ebbe in Italia tra i contadini, i meriti indubbi che al fascismo vanno riconosciuti per le bonifiche realizzate nell’Agro Pontino. Un libro destinato a tracciare un debito storico nella letteratura Italiana.