Meccanica celeste di Maurizio Maggiani. Tra le Alpi Apuane e l'immensità dell'universo

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Maggiani

Vi sono libri che possiedono il raro e sorprendente merito di fondere mirabilmente diversi generi e forme di scrittura: la narrazione, la riflessione antropologica, la poesia disseminata nella prosa con immagini perfette, il giudizio morale sulla storia umana. Rientra in questa categoria di opere letterarie l’ultimo romanzo di Maurizio Maggiani intitolato Meccanica celeste, edito da Feltrinelli.

All’inizio di quest'ampia narrazione, in cui colpisce la grande capacità affabulatoria dell’autore, incontriamo i due personaggi principali della storia, il narratore e la sua compagna di vita, chiamata La 'Nita.  Durante la sera in cui Barack Obama viene eletto Presidente degli Stati Uniti, i due protagonisti della storia raccontata da Maggiani concepiscono un figlio. Dalla descrizione di questo fatto si sviluppa e si dipana un grande racconto, nel quale viene rappresentata in modo straordinario la condizione di vita di uomini e donne che vivono in un distretto, situato in una valle che si trova alle pendici delle Alpi Apuane, meglio conosciute come la Pania della Croce.

Tanti ed innumerevoli sono i personaggi che il lettore incontra leggendo il libro. Indimenticabile è il ritratto umano dell’Omo Nudo, che è ritornato nel distretto dopo avere conosciuto, durante la guerra, l’orrore dei campi di concentramento nazisti. Così come rimane inscritto nell’animo del lettore il racconto della vita della Santarellina (amica della Duse, la madre dell’io narrante), che, dopo avere vissuto e lavorato a lungo in Inghilterra, a Newcastle, rientra nel distretto, il luogo a cui si sente legata. La madre del narratore, La Duse, così chiamata in onore della grande attrice, è un'insegnante elementare, che tiene le sue lezioni in alta montagna e riesce ad inculcare nell’animo del figlio l’amore per la libertà e la conoscenza.

Il narratore scopre e viene a sapere, in preda ad una grande emozione, che il grande poeta Giovanni Pascoli ha tenuto in braccio la madre, quando si recava nell'osteria dei suoi nonni a bere il vino. Il riferimento a Pascoli non è casuale, poiché nella narrazione viene presentato come il poeta degli orfani, che ha saputo nelle sue poesie esprimere con grande sensibilità il dolore e la tristezza di quanti hanno perduto le persone care a causa del Male che esiste nella storia umana. Infatti, la moglie del narratore, La 'Nita,  è sopravvissuta per puro miracolo alla strage avvenuta alla stazione centrale di Bologna nel 1980, nella quale ha perduto la sua famiglia. Lo stesso narratore è orfano, poiché suo padre Chico, appartenente all’esercito anglo-americano che ha liberato l’Italia dall'occupazione nazista, dopo la fine della guerra si è suicidato, gettandosi nel vuoto dalla vetta più alta delle Alpi Apuane.

Bella è la parte nel libro in cui si racconta la vita di Chico, il quale era un brasiliano che leggeva da ragazzo l’Iliade di Omero e sognava di vedere il mare azzurro della Grecia. Proprio in Brasile ebbe la fortuna di incontrare il grande regista Orson Welles, mentre questi era impegnato a realizzare alcune riprese cinematografiche sul Rio delle Amazzoni. Questo incontro con Welles sarà decisivo per Chico, poiché gli farà capire l’importanza di lottare per la nascita di un mondo nuovo, in cui a trionfare siano gli ideali di giustizia e libertà, e lo spingerà a partecipare alla Seconda guerra mondiale.

Nel libro vi è una parte del racconto dedicata alla descrizione della vita degli uomini che lavorano nelle cave di marmo in Garfagnana, in cui le osservazioni antropologiche dell’autore sulla vita di questi uomini, dignitosi e aspri per temperamento, hanno un enorme valore culturale e storico. Questi territori, intorno alla Pania della Croce, sono stati, durante il Cinquecento, sotto il dominio degli Estensi. Tutta la vicenda storica del secondo Novecento, dalla lotta di liberazione alla nascita della Repubblica, viene raccontata dalla prospettiva di quanti abitano in questo distretto, luogo ricco di bellezze paesaggistiche e microcosmo che racchiude un frammento significativo della storia Italiana.

Il titolo del libro, Meccanica celeste, si riferisce alle leggi che governano l’universo. E proprio nel distretto abita La Malva, una giovane astronoma, che simboleggia il valore della conoscenza umana e scientifica. Citando Orson Welles, per il quale nella finzione letteraria non c’è mai menzogna e falsità, Maggiani afferma che la sua storia è pervasa dalla verità che lui ha conosciuto frequentando e conoscendo gli uomini e le donne del luogo che ha descritto nel libro. La visione che Maggiani ha della storia umana, in cui ci sono tanti orfani che hanno perduto i loro cari e le cose preziose a causa del Male che domina e governa le vicende umane, è a tratti e per molti versi disperante e angosciante.

Tuttavia, nella parte finale di questo grandioso libro, il narratore, commentando una celebre opera attribuita ad Oscar Wilde ed intitolata The Purple Cloud (La nube purpurea, in realtà scritta da Matthew P. Shiel), vagheggia un mondo nuovo. Per il narratore di questo libro la malvagità umana, che pure tanta parte ha nelle vicende degli uomini, non deve indurre l’umanità a rinunciare alla lotta per il cambiamento e il mutamento nella civiltà da essa costruita. Un libro perfetto e meraviglioso, che merita di essere letto.

Pubblicato in: 
GN16 Anno II 18 giugno 2010
Scheda
Autore: 
Maurizio Maggiani
Titolo completo: 

Maurizio Maggiani

Meccanica celeste, Milano, Feltrinelli, 2010.

Anno: 
2010
Voto: 
9