Supporta Gothic Network
Cantiere Teatrale. La linea oltre la battigia
L’appuntamento in spiaggia era stato rimandato più volte. Il primo invito per Spiaggia libera ci era infatti arrivato lo scorso settembre, quasi al termine della stagione balneare; ed in quel caso lo stabilimento, pardon, il palcoscenico, era quello della Sala Ruspoli a Cerveteri. Ma non riuscimmo a raggiungere “il mare” per tempo. Così abbiamo approfittato di un secondo invito, addirittura a dicembre: del resto pure il “mare d’inverno” ha un suo fascino. E le tre repliche programmate a Roma l’uno, il due e il tre dicembre 2023 ci hanno permesso anche di scoprire uno spazio, il Cantiere Teatrale sulla Circonvallazione Gianicolense, che ci ha subito affascinato.
Arredo vintage all’ingresso. Un angolo bar accogliente e a prezzi popolari. Ma soprattutto quella vocazione multidisciplinare che avremmo scoperto di lì a breve, essendo sfruttato tale luogo sia per il teatro (oltre agli spettacoli vi si svolgono corsi di recitazione) che per proiezioni cinematografiche, come quella dello sconvolgente documentario La morte negata cui avremmo assistito una settimana dopo.
Veniamo però allo spettacolo. Spiaggia libera è una “commedia amara”, per certi versi amarissima (nonostante l’indubbia comicità di molti dialoghi e situazioni), scritta e diretta con notevole acume da Mariella Pizziconi. Per quasi tutta la durata della pièce vediamo in scena due soli personaggi: madre e figlia, impersonate con notevolissima verve da Stefania Ranieri e Serena Canali. Hanno raggiunto la spiaggia all’alba, con l’obiettivo di trascorrere una giornata importante insieme. Ma le loro divergenze caratteriali non ci metteranno molto a uscire fuori. Senza contare che la più giovane delle due donne, già in parte predisposta ma molto probabilmente esacerbata dal culto del “distanziamento sociale” appreso in questi anni terribili, pare avere una fobia incontrollabile rivolta a tutte le altre persone, che piano piano cominciano a raggiungere quel lido solo apparentemente isolato. Una spiaggia libera, per l’appunto. Però quale concetto di “libertà” possiamo avere oggi in Italia, dopo tutto ciò che è successo dal 2020 in poi?
È da questo piano sottilmente metaforico che si snoda un racconto teatrale che si nutre di psicologie sviscerate benissimo, come pure di determinate relazioni spaziali, rapportate a un fuori campo la cui presenza è sempre palpabile. La quarta parete rappresenta in un certo senso la linea della battigia. E la si attraversa solo nei rari momenti in cui dai teli e dall’ombrellone si abbia voglia di raggiungere l’acqua. I gesti delle due attrici arrivano così a farci percepire la presenza, persino l’odore del mare. E poi c’è quel fuori campo chiassoso, invadente, eppure estremamente vitale, che le scaramucce delle due donne, abituate a rapportarsi agli altri bagnanti in modo sensibilmente diverso, rendono in qualche misura tangibile.
Nella sua accorta stratificazione, Spiaggia libera è però anche acceso confronto madre-figlia, incontro a volte traumatico tra due generazioni differenti che guardano alla famiglia, ai rapporti sentimentali e alla società in genere secondo ottiche tra loro distanti, quasi mai affini. La diatriba in atto, arricchita al telefono dalla presenza/assenza di un punto di riferimento maschile (il padre della giovane insegnante ed ex marito della un po’ eccentrica campionessa di nuoto) quanto mai ondivago, assume le più disparate coloriture, riuscendo ad esprimere con un tocco lieve sia le classiche fratture di una “famiglia allargata” che le nuove forme di insofferenza, dovute al delirio collettivo e alle coercizioni violente degli anni di pandemia. Vi è modo di ridere e al contempo di riflettere, nel corso della rappresentazione. Un risultato ottenuto anche grazie alla grande bravura e sensibilità delle due attrici; raggiunte peraltro in scena, nell’immaginifico e sognante pre-finale, da quel personaggio maschile così spesso evocato, criticato, chiamato in causa, ed impersonato nella circostanza da un sornione, magnetico Andrea Dugoni.
Intanto si è fatta sera. La sparizione improvvisa di una delle due protagoniste ha cominciato a destare preoccupazione nell’altra. Quello che va a delinearsi è pertanto un epilogo crepuscolare, enigmatico, in cui le atmosfere più ridanciane della prima parte scivolano con naturalezza in una tenue malinconia, cambiamento ben accompagnato peraltro da un ottimo disegno luci di Massimo Sugoni.