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Casa del Cinema. Il surreale uomo forte del polacco Szaro
Nella cornice all'aperto della Casa del Cinema in versione estiva, il 2 luglio scorso si è svolta la proiezione del film muto L'uomo forte (Mocny człowiek, PL, 79’) di Hernyk Szaro (Henoch Szapiro, Varsavia, 1900-1942), raffinato cineasta polacco dell'epoca tra Wall Street Crash (1929, la data del film in proiezione) e 1942, quando fu fucilato per strada perchè ebreo nel ghetto di Varsavia. Il film conclude la rassegna dell'Istituto Polacco di Roma di notti di musica e teatro, accompagnata dal suono nu-jazz del Maleńczuk Tuta Rutkowski Super Trio.
Perfettamente calibrata al ritmo di un film che fa scorrere volti drammatici sui frame in bianco e nero – il tipico trucco degli anni a cavallo fra Venti e Trenta, con rossi porpora sulle labbra e occhi bistrati di nero sul candore ceruleo dell'incarnato -, il suono di Maciej Maleńczuk al sax elettrico e alla voce, Robert Tuta al live electronics e non ultimo Kuba Rutkowski alle percussioni, ha esaltato ogni sequenza, evidenziandone la resa teatrale.
La trama, tratta dal romanzo di Stanisław Przybyszewski (1868-1927), racconta la storia di come il protagonista, Henryk Bielecki, ha sfruttato la depressione di uno scrittore amico, per derubarlo di un romanzo: L'uomo forte del titolo. Offrendogli della morfina, lo spinge al suicidio e, scoperto dall'amante, la convince a rimanere con lui dividendo i frutti del guadagno del prossimo libro pubblicato a suo nome. Grande successo per il libro, Bielecki conosce l'affascinante moglie dell'editore e se ne innamora: l'amante se ne accorge e rivela la vera identità dell'autore del libro. In questo profluvio di accadimenti, sommariamente riassunti, si raggomitolano scene aggrovigliate in matasse di stranezze surreali, con un apice clamoroso in quella finale sul palco, dove ballerine dalla maschera di Giano bifronte ed un dittatore – che somiglia ad un alieno dalla testa deforme - impartisce ordini con un simbolo dietro che presto, storicamente, si trasformerà nel segno della svastica nazista.
Con immagini che si infrangono in effetti espressionistici, la pellicola conserva un fascino atemporale che ricorda il migliore Pabst del Vaso di Pandora coevo (del 1928), ed insinua una disturbante realtà che rimanda anche al Freaks di Browning nel cinismo gelido del protagonista, il cosiddetto “Uomo forte”, che finirà, giustamente, per declinare in un colpo di pistola, mentre si smorzano quelle melodie orientali che facevano da sfondo alla prima teatrale del ritmo, inserite in un corpus improvvisato di un postmoderno cabaret.