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Castel Sant'Angelo. Gloria Campaner tra Pärt e Prokof'ev
Venerdì 21 agosto 2015, nel Cortile di Alessandro VI di Castel Sant’Angelo, la pianista Gloria Campaner, allieva di Bruno Mezzena, della scuola di Arturo Benedetti Michelangeli, si è esibita in un piano recital sotto la cifra del tardo romantico, alternando autori tedeschi, francesi e russi tra Ottocento e primo Novecento.
L’esordio è in realtà avvenuto all’insegna del contemporaneo, con la celebre "Für Alina" di Arvo Pärt. Composta nel 1976, si tratta del primo esempio del cosiddetto “stile tintinnabuli”. La composizione venne dedicata alla figlia diciottenne di un’amica di famiglia, che era appena andata a studiare a Londra. E in effetti, il brano evoca un’immagine di giovinezza, tipica di chi si avventura ad esplorare il mondo.
Scritto con la prevalenza della chiave di violino e nella tonalità del si minore, la semplicità del brano è tanto impressionante quanto ingannevole, perché solo un pianista veramente esperto (come si è rivelata la Campaner) è in grado di produrre l’equilibrio e la simmetria che il brano richiede. Il brano comincia con un tema su due ottave, che echeggia per tutta l’esecuzione, tranne che per la sezione finale, e che va suonato con il pedale costantemente premuto, su cui poi si innesta un’altra melodia, che la pianista esegue con mano ferma e sicura.
Il brano successivo è una delle composizioni più note di Robert Schumann, le Kinderszenen op. 15, composte intorno al 1838 per rievocare i suoi stessi ricordi, in cui il compositore da bambino, un po’ come il fanciullino di Giovanni Pascoli e del Fedone platonico, filtrava la vita quotidiana con la sensibilità di un poeta e del futuro musicista. I tredici brevi brani sono caratterizzati da melodie semplici ed immediate, ma non certo banali e scontate. I temi derivano da tre cellule essenziali, da cui poi però si diramano varie tonalità espressive. Ad es. il primo tema “Von fremden Ländern und Menschen”, dolcissimo, di tono onirico e fiabesco, dà poi vita a un piccolo rondò con due linee melodiche, una energia e assertiva, e l’altra delicata e suadente.
Nelle Kinderszenen vengono peraltro evocati elementi tipici della poesia romantica, come la nostalgia per mondi lontani e sconosciuti, il desiderio di avventura, l’interesse per l’insolito, per il grottesco e l’umoristico, la presa di congedo dal mondo dell’esperienza quotidiana per rifugiarsi nell’interiorità e nella rêverie e in mondi immaginari, la malinconia, l’interesse per il perturbante e lo spaventoso.
Come scrisse Franz Liszt, “Nelle Kinderszenen si manifesta quella grazia e quell’ingenuità che calza sempre a pennello, quel tratto spirituale, che nei bambini spesso ci tocca così peculiarmente, sicché, mentre la loro credulità ci strappa un sorriso, allo stesso tempo l'acutezza delle loro domande ci pone in imbarazzo". La Campaner riesce mirabilmente a tradurre la delicatezza di Schumann nella sua esecuzione, mostrando perizia e disinvoltura allo stesso tempo.
Le successive composizioni di Claude Debussy si situano proprio nell’intersezione tra l’eredità romantica di Schumann e la poetica impressionista. La prima di esse è una sezione della Suite Bergamasque, ossia il Terzo movimento intitolato “Clair de lune”, ispirato all’omonima poesia di Paul Verlaine, i cui versi iniziali suonano: “Votre âme est un paysage choisi / Que vont charmant Masques et Bergamasques / jouant du Luth et dansant et quasi / Tristes sous leurs déguisements fantasques” - La vostra anima è uno scelto paesaggio/incantato da maschere e da bergamasche/che suonano il liuto e danzano, quasi/tristi sotto i loro travestimenti fantastici (Fêtes Galantes, "Clair de lune").
La Campaner riesce mirabilmente a suonare in pianissimo quasi tutto il movimento, cogliendo l’intensità emotiva che oscilla tra il re bemolle maggiore e il do diesis minore del suo momento più significativo. Segue poi L'isle joyeuse, composizione la cui idea balenò a Debussy dopo aver visto un quadro del pittore settecentesco Antoine Watteau, che raffigurava l'imbarco per l'isola di Citera. Il brano comincia con una cadenza cromatica introduttiva del motivo principale, seguito da una specie di moto perpetuo cromatico. Debussy sfrutta il contrasto tra la scala esatonale e quella diatonica, mediata dal cosiddetto “modo lidio”.
I successivi Morceaux de fantaisie di Sergej Rachmaninov (1892) sono un pezzo di grande virtuosismo, tra cui spicca il "Preludio in do diesis minore", dalla Campaner eseguito con trasporto, slancio e passione controllata. I tre accordi iniziali in fortissimo sono emblematici, perché in modo grave introducono la tonalità che domina l’intero brano.
Efficaci anche i due pezzi di Alexander Scriabin. In particolare, il secondo, Vers la flamme Op. 72, risalente al 1914, venne scritto nella convinzione che la costante accumulazione di calore avrebbe provocato la distruzione del mondo (come l’ecpirosi della filosofia stoica). La melodia è piuttosto semplice, con vari arpeggi discendenti e tremolii che vogliono suggerire il crepitio del fuoco.
Il concerto si conclude con la Toccata Op. 11 di Sergej Prokof'ev (1912), pezzo che richiede un grande virtuosismo, almeno all’inizio, quando l’esecutore deve ripetere spesso le stesse note, attraverso un interscambio tra la mano destra (che suona una singola nota) e la mano sinistra (che suona la stessa nota con un’ottava più bassa). Il pezzo è stato spesso riutilizzato da vari gruppi e musicisti del rock progressive (ad es. ha ispirato il pezzo "Traintime" di Peter Hammill, leader dei Van Der Graaf Generator). La Campaner si mostra a suo agio nella difficile esecuzione, che le guadagna vari applausi e la richiesta di un bis, da lei prontamente soddisfatta con un pezzo virtuoso da repertorio.