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Castel Sant'Angelo Trio Carbonare. Tra il castello di Poulenc e le virtuose Api di Pasculli
La magnifica venue costituita dal Cortile della Balestra di Castel Sant’Angelo ha visto il ritorno a Roma (dopo il concerto del novembre 2013 al Quirinale) del trio del clarinettista Alessandro Carbonare, accompagnato da Elisa Papandrea al violino e Monaldo Braconi al pianoforte.
L’esordio è costituito dalla suite da camera di Francis Poulenc tratta dalle musiche di scena che lui stesso aveva scritto per il dramma di Jean Anouilh L'invitation au Château (si tratta di una sorta di commedia a sfondo sentimentale e satirico, dove due gemelli rivaleggiano in modo inconsueto per contendersi le grazie di Diana. Il primo, Hugo, è un consumato playboy, mentre il secondo, Frédéric, è realmente innamorato di Diana, figlia impoverita di un self-made man di origine ebraica. Le preferenze di Diana sono dirette verso Hugo, dalla cui impenetrabile allure si sente fortemente attratta. Hugo cerca di distogliere le attenzioni di Frédéric da Diana presentando al fratello Isabelle, una ballerina di estrazione sociale più bassa, ma che lui riesce a trasformare in una bellezza dalle sembianze aristocratiche, improvvisandosi pigmalione).
Il trio si immerge splendidamente nel mood dell’opera e della suite di Poulenc, alternando danze brillanti a melodie più sentimentali; in particolare, il clarinetto si manifesta come lo strumento principe, che intona le melodie lasciando poi spazio al pianoforte, dal timbro spesso “caricato”, e al violino, che funge quasi da contrappunto, suonato con una padronanza strumentale di alta classe.
Segue poi una breve composizione di Franz Schubert, Der Hirt auf dem Felsen (Il pastore sulla roccia), originariamente concepita per voce, clarinetto e pianoforte, con un testo tratto da due poesie di Wilhelm Müller e una di Karl August Varnhagen von Ense. In questo caso il violino sostituisce la voce di soprano, dialogando in modo serrato con il clarinetto; la composizione alterna momenti più luminosi (nella tonalità prevalente di si bemolle maggiore), evocando la felicità del pastore che sulle rocce ascolta i suoni provenienti dalla valle, a momenti più cupi (in sol minore), in cui il protagonista esprime la sua triste solitudine; si conclude poi con un segno di speranza per l’avvento della primavera, che simboleggia anche la sua rinascita spirituale. I tre musicisti esibiscono in questo brano tutta la loro abilità strumentale e le loro doti tecniche: la violinista Elisa Papandrea, forte della sua esperienza nell’Orchestra di Santa Cecilia, modula lo strumento con sovrana disinvoltura; il clarinettista Alessandro Carbonare, con una lunga carriera nelle migliori orchestre di Roma e Parigi, riesce mirabilmente a coniugare gli stili classici con evidenti influssi jazz. Il pianista Monaldo Braconi riproduce le tonalità espressive dei diversi brani con grande senso del cromatismo e dell’armonia.
Il concerto continua con la Ballata dall’opera Porgy and Bess di George Gershwin, riarrangiata da Robert Russell Bennett: i musicisti la reinterpretano dandole un tono più classicheggiante, ma non senza ammiccamenti ad altre sonorità tipiche di quell’epoca, come quelle di Kurt Weill.
Segue un autentico saggio di bravura e di virtuosismo, ossia l’Étude Caractéristique per oboe e piano "Le Api", del compositore siciliano Antonio Pasculli, che nel 1874 scrisse questa composizione poi emulata dal più celebre Volo del calabrone di Nikolaj Rimskij-Korsakov. Carbonare ovviamente sostituisce il clarinetto all’oboe, realizzando comunque un effetto sonoro di grande presa e impatto, con un’imitazione della natura che poi sarà uno dei cavalli di battaglia della cosiddetta musica concreta del Novecento.
E proprio in area russa veniamo trasportati con i Cinque pezzi per due violini e pianoforte di Dmitrij Šostakovič; ovviamente qui uno dei due violini viene sostituito dal clarinetto, che conferisce al brano una maggiore levità rispetto alla partitura originale, che fu in realtà composta con la collaborazione del suo amico Lev Atovmian (1901-1973), sulla base di brani orchestrali più complessi. Il preludio deriva dalla musica per il film The Gadfly (Il tafano, tradotto in italiano anche con il titolo Il figlio del cardinale); il secondo pezzo, Gavotte, deriva dal secondo movimento della Terza suite da balletto; anche il terzo pezzo, Elegia, deriva dalla stessa suite; il valzer proviene dalla musica per il cartone animato ll racconto del pope e del suo servo Balda; la polka finale deriva dalla Prima suite da balletto. Tutti brani eseguiti con quel tocco di leggerezza che riesce a rendere il compositore russo gradevole anche a un pubblico sgomento di fronte alla maestosità di opere come la Settima sinfonia, "Leningrado".
Il concerto si conclude con il brano Blitspost del compositore bavarese Reiner Kuttenberger, dove non solo dominano influenze jazz, ma anche evidenti apporti dalla musica klezmer, proveniente dalle comunità ebraiche ashkenazite dell'Europa orientale. Segue un bis, costituito da un raffinato arrangiamento classicheggiante del brano In a Sentimental Mood di Duke Ellington.