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Chiusi Festival Orizzonti. Il Dio del carnefice
Il 3 agosto sera sulla Piazza del Duomo a Chiusi, Il dio del massacro di Yasmina Reza, - stesso titolo del romanzo originale - , e celebre per la trasposizione filmica di Roman Polanski del 2011 (Carnage), è stato presentato con la regia di Manfredi Rutelli e la produzione LST Teatro con Enrica Zampetti, Alessandro Waldergan, Mihaela Stoica e Gianni Poliziani.
In un salotto borghese sì inscena una querelle che presto si trasforma prima in disputa e poi in polemica. Il motivo è l'aggressione di un bambino armato di un bastone contro un altro bambino in cui uno dei due bambini ha perso due incisivi durante la violenta colluttazione.
La dialettica tra le due coppie di genitori dei due bambini, si inasprisce nel momento in cui la coppia dei genitori cosiddetta carnefice, rifiuta l'uso di un linguaggio che identifica propriamente e chiaramente attraverso sé stesso la vittima e il carnefice, ed è a questo punto che il livello della tensione si alza e traduce tutto in aspra polemica.
Il titolo Il dio del massacro si riferisce a quello che accade nella dinamica dialettica tra le due coppie dei genitori, che si trasforma presto in scontro: le due coppie di genitori che sono già in crisi per parte loro si esaspera no e vengono fuori tutte le storture nei loro rapporti di coppia, in particolare la mancanza di una comunicazione efficace tra di loro.
Oltre a tutto questo vi è di fondo un disinteresse marcato per quello di cui stanno discutendo soprattutto da parte del padre del cosiddetto carnefice. Questo padre lavora per un'azienda farmaceutica che produce un farmaco, l'Antril, che provoca una serie di effetti collaterali da cui si la sta difendendo nell'aula di un processo. Quest'ultimo quindi viene chiamato spesso al cellulare e l'altro padre capisce che questo farmaco è pericoloso, e si preoccupa molto nel momento in cui scopre che anche sua madre, anziana, lo sta prendendo.
La situazione degenera notevolmente quando tutti e quattro cominciano a bere in modo pesante: la madre del carnefice vomita e accusa il marito di disinteresse, innescando un conflitto fra tutti e quattro che degenera fino al parossismo. L'atto drammatico terminerà con l'entrata in scena, anche se solo telefonica, gli uno dei due figli della coppia vittima.
Di un'attualità dirompente, la scena si delinea su sullo sfondo di mobili alla Mondrian che rimandando anche ad un cubo di Rubik quello delle relazioni, umane, che giunge di fronte ad un precipizio e vi si getta, senza esitazione. La questione poi, lampante. dei profitti delle case farmaceutiche che nons i curano degli effetti avversi dei loro farmaci, piuttosto di difendersi dalle vittime con la negazione completa del proprio coinvolgimenti di fronte all'evidenza, fa dire all'attore che li rappresenta in aula: "Noi neghiamo tutto". Il va de soi allora, far coincidere il padre del "carnefice" con il Dio della carneficina, quel massacro di esseri umani, vittime inconsapevoli come il bambino aggredito, che si offrono in sacrificio senza saperlo, credendo magari di curarsi, di essere accolti, e amati, quando invece, non si sa per quale motivo (per le case farmaceutiche sicuramente il vil denaro), vengono letteralmente massacrati.
Grandissimo afflusso e successo di pubblico ed applausi per tutti gli attori ed il regista Manfredi Rutelli, che ha sottilmente trasposto il dramma di Yasmina Reza.