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Chusi Festival Orizzonti. Una passeggiata nel chiostro
Il festival Orizzonti di Chiusi, iniziato il primo agosto, e protrattosi solo fino al 3 per un caso covid nello staff, ha presentato un bel programma nutrito sia teatralmente sia musicalmente , e lo sarebbe stato ancora di piuì se il 4 agosto non fosse stato malauguratamente sospeso. Il 2 agosto però, siamo riusciti a vedere due eventi teatrali interessanti, Cappuccetto Rosso nel bosco di Zaches Teatro e la sera 300 mt. di memoria, dedicato alla Città di Chiusi che ospita il festival.
Nel tardo meriggio del 2 agosto nel cortile e chiostro di San Francesco si è svolta una rappresentazione teatrale dedicata alla fiaba forse piu' celebre, intitolata Cappuccetto Rosso nel bosco.Una narratrice - Luana Gramegna, che ha curato anche la regia, la coreografia e la drammaturgia dello spettacolo - in costume steampunk ed una violoncellista in all-black con un grosso cappello a cilindro ci accolgono in questo spettacolo non solo per bambini, esattamente come ci ricorda questa fiaba dalla duplice versione, quella settecentesca di Perrault e quella romantica e ottocentesca dei fratelli Grimm. Per essere piu' precise ancora, di questa fiaba esistono tre versioni: la più antica è appunto quella appena nominata di Charles Perrault (Parigi, 1628-1703) che battezza, insieme alle altre che compongono la raccolta Ma Mère l'Oye, il «bizzarro ingresso [delle fiabe] nella letteratura avvenuto nel 1697 con le Histoires ou contes du temps passé [Storie o racconti del tempo passato]». La raccolta di Perrault, il cui titolo completo recitava Histoires ou contes du temps passé, avec des moralités, è più conosciuto come i Racconti di Mamma l’Oca, [Contes de ma mère l’Oye], come ci ricorda Italo Calvino, anche lui originale inventore novecentesco di fiabe e curatore delle raccolte di fiabe dei fratelli Grimm. Questa prima edizione di Perrault, del 1695 era ascritta al figlio, Pierre Perrault D’Armancourt, che sicuramente ha collaborato alla stesura. Fra il testo di Perrault e quello dei Grimm della medesima favola passa più di un secolo, come ci informa Calvino: «il primo volume dei Kinder- und Hausmärchen (letteralmente Fiabe per bambini e famiglie) fu pubblicato nel 1812, e il secondo volume nel 1815». Inoltre la corte del Re Sole, Luigi XIV, sottintendeva un’atmosfera elegante: era l’epoca della “Querelle des Anciens et des modernes” all’Académie Française (Perrault faceva parte dei “moderni”), e Perrault aprì la strada a quei contes de fées (racconti di fate) per cui divenne tanto famosa Madame D’Aulnoy: Les contes des Fées e Les Fées à la mode, dove «il “meraviglioso” domina [...] con sfarzo».
Tutt’altro il clima in cui scrivevano gli studiosi fratelli Grimm, a cui si deve la rotazione linguistica omonima, sapienti filologi dedicatisi alla ricerca delle origini del linguaggio e dei miti germanici, ed in piena esplosione della sensibilità romantica che
contribuiva ad identificare la radici storiche ed autoctone, richiedendo il recupero della tradizione orale anche attraverso una pura trasmissione della favolistica di matrice teutonica. Non ci addentreremo oltre nei rilievi storici poiché l’analisi che ci compete ha scelto un altro quadrante, propriamente psicoanalitico, che si riassume nella scelta di far indossare a Cappuccetto Rosso (l'attrice Amalia Ruocco) una maschera fissa ed aver trasformato il lupo in una specie di mago-ventriloquo (l'attore Gianluca Gabriele) che al posto della bambola ha una testa di lupo nera ebano con due occhi gialli particolarmente inquietante. Abbiamo quindi la rappresentazione di due illusioni: una è quella della maschera da bambina, di cui non vediamo il volto; l'altra è il lupo nero sotto le cui spoglie si nasconde un mago seduttore che l'attrae a sé prima nel bosco e poi nel letto della nonna. L'atmosfera, il ritmo cadenzato dalla narratrice e dal suono grave del violoncelo, l'uso di carillon, donano un tono meditativo su topoi come la solitudine nel bosco, ed il timore nell'incontro con l'ignoto. L'ululare del lupo, insieme alla tempesta, sono un preludio ad un incontro dove la paura pietrifica Cappuccetto, e l'"ammorbidisce" anche in uno strano modo, ben simboleggiato dai petali rossi che vengono sparsi intorno al bosco dopo l'incontro. "C'era una volta una bambina che era cresciuta", termina così la brava narratrice di una favola che sottolinea il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
300 MT di memoria, a cura degli Allievi del corso di Teatro della Fondazione Orizzonti d’Arte è la storia di Chiusi, del lago e del fiume, ma anche del cavalcavia piu' recente o della "curva" nel dopoguerra: uno spettacolo itinerante in cui l'incontro fra le persone in gruppi con varie entità storiche toscane, dai nobili ai campagnoli, percorre l'intero Parco dei Forti, tra le scalinate e gli slarghi, sullo sfondo della Val di Chiana.
Due spettacoli lungamente applauditi dal pubblico: prima di tutto dei bambini e dei loro genitori per Cappuccetto Rosso nel bosco, spettacolo anche per adulti, come si evince dalle tematiche e dalla tipologia di rappresentazione; e cos' 300 MT di memoria, che ha coinvolto l'intera popolazione in un percorso itinerante nella storia della cittadina etrusca di origini, Clevsins, diventata poi la latina Clusium, ed infine Chiusi.