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Darkness e Syrene. Miti in rilettura triviale
Due spettacoli: l'uno è Darkness al Teatro dei Documenti fino al 5 dicembre 2010, l’altro è il balletto Syrene al Teatro Vascello, nelle due serate in prima nazionale del 16 e 17 novembre: affrontano due miti diversi ma collegati entrambi con il mistero di esseri mostruosi e fascinosi nati dalla mente dell’uomo. La serata che si racconta in Darkness è quella del 1816 a Villa Diodati in cui nacque il Frankenstein di Mary Shelley ed Il Vampiro di Polidori, il segretario di Lord Byron che in quella sera gareggiò per inventare dei racconti di fantasmi con gli altri ospiti, Percy Bysshe Shelley e l’amante di Byron e sorellastra di Mary, Claire Clermont.
A differenza di ciò che ci si poteva aspettare da un agglomerato simile di materia letteraria sopraffina, lo spettacolo Darkness di Roberto D’Alessandro al Teatro dei Documenti ci offre una rilettura piuttosto licenziosa e triviale del mito della nascita di due dei capolavori della letteratura. La cornice di un gruppo di studentelli da strapazzo accompagnati dalla loro professoressa volgarotta in gita a Villa Diodati ed in vena più di conquiste senili che di insegnar loro quale sia la fucina della letteratura, in sede di arie tempestose e ispirazioni gloriose, trasforma quella che ci si aspettava come lezione di stile in una specie di schermaglia di situazioni irriverenti ironicamente deprimente. Ancor più eretica la trasformazione – del tutto inverosimile – di detti studentelli nel gruppo letterario sovracitato, accompagnati da un'improbabile cameriera Justine (cfr. Les 120 journées de Sodome di De Sade, naturalmente) paurosa e sciocca.
Lo scopo della rappresentazione sembra puntare alla dimostrazione di una poco credibile connessione tra le ipotetiche perversioni e comportamenti dei protagonisti letterari, non in linea con le regole del tempo – per questo c’è da vedere Gothic (1986) di Ken Russell invece, che lo narra in maniera anarchica e dissacrante conservando la sua natura di elevata fattura, conferendo a tutto una patina di mistero e di thrilling irrinunciabili per la narrazione di un evento simile – e le basse, primitive, non bagnate da nessun tipo di fulgore creativo, scoperte di pruriginosità e volgarità sessuali degli studenti. Attraverso l’uso delle droghe – il laudano ottenuto dall’oppio macerato nell’alcool - si accrescerà il livello di violenza snaturata e gratuita, - senza l’intervento della docente che assiste impassibile -, si terminerà con un episodio di violenza di gruppo ripreso dalla cronaca e la scelta della vittima più ovvia. Il consiglio è di rileggersi le poesie di Byron e Shelley, il Frankenstein di Mary Shelley, il Vampiro di Polidori e stabilire che nulla legherà mai questo spettacolo a loro. Per questo citiamo l'inizio di Darkness scritta da Byron nel 1816 quando l'esplosione del vulcano Tambora oscurò il cielo con la cenere ed i lapilli privando l'anno dell'intera estate.
I had a dream, which was not all a dream.
The bright sun was extinguish'd, and the stars
Did wander darkling in the eternal space,
Rayless, and pathless, and the icy earth
Swung blind and blackening in the moonless air;
Morn came and went--and came, and brought no day,
And men forgot their passions in the dread
Of this their desolation; and all hearts
Were chill'd into a selfish prayer for light.
Ebbi un sogno che non era del tutto un sogno.
Il radioso sole si era spento, e le stelle
vagavano oscurandosi nello spazio eterno,
disperse e prive di raggi, e la terra di ghiaccio
ruotava cieca ottenebrandosi nell'aria senza luce;
il mattino venne e svanì, ritornò senza portare il giorno,
e nel terrore di questa desolazione
gli uomini obliarono le loro passioni; e ogni cuore gelò
in un'egoista preghiera di luce.(trad. mia)
Syrene al Vascello è di Maria Grazia Sarandrea, eccellente ballerina ed inventrice del tribal jazz, una danza tra ritmi e movimenti tribali miscelati con la tradizione occidentale; sembra uno spettacolo ancora non compiuto. Inizia con il racconto generico sulle rimembranze delle sirene, antropologicamente nate dotate di ali, e sulla vicenda omerica di Ulisse, la voce è quella, marcatamente straniera di Basia Wajs e ci chiediamo perché non è stata scelta invece una lettrice/attrice che declamasse correttamente e senza accenti in italiano. I costumi non sono ricchi a parte l’invenzione della mutazione di alcuni in costumi sirenici con coda. I balletti si riducono proprio grazie alla declamazione che conquista almeno venti minuti dello spettacolo riducendo la danza a circa 35 minuti che presentano delle scene slegate narrativamente tra di loro. Tutt’altra cosa da Uzumè danza di un paio di anni fa. Una nota di merito alla voce calda ed orientale di Barbara Eramo al canto.