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Dolci inganni, soavi catene. Antologia di saggi Rossiniani di Bruno Cagli
L’antologia di saggi rossiniani scritti dal 1971 al 2012 di Bruno Cagli è stata pubblicata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il titolo Dolci inganni, soavi catene, è un omaggio a chi la guidò come Presidente per due lunghi periodi, dal 1990 al 1999 e dal 2003 fino al 2015.
L’antologia è stata presentata nella conferenza stampa dello scorso 14 aprile alla presenza del Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro, Gianni Letta, che ne è vicepresidente, e presidente della Fondazione Rossini e di Annalisa Bini, curatrice del volume, che ha brevemente illustrato i criteri della scelta dei saggi.
Bruno Cagli è stato un uomo di cultura eclettico: professore, scrittore e musicologo, è stato anche Direttore artistico della Fondazione Rossini di Pesaro, dove ha avviato e diretto il progetto dell'edizione critica delle opere di Rossini, Direttore artistico della Filarmonica romana, del Teatro dell’Opera di Roma, del Reate Festival, del Festival barocco di Viterbo e del Festival verdiano di Parma in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Verdi. Inoltre ha lavorato come sceneggiatore e autore per la radio, la televisione e il cinema nel Rossini, Rossini di Mario Monicelli.
Bruno Cagli, Alberto Zedda e Philip Gosset sono stati gli artefici della “Rossini Renaissance”, che non ha riguardato solo l’esecuzione delle opere ma anche lo stretto rapporto tra l’edizione critica e l’esecuzione, i rapporti con la fondazione e la pubblicazione dei Bollettini del Centro Rossiniano di Studi a cura della Fondazione Rossini di Pesaro, con criteri che sono stati adottati da istituzioni simili come l’Istituto di studi verdiani e la Fondazione Donizetti.
Questa antologia ha come titolo quello del saggio dedicato all’esecuzione al ROF – Rossini Opera Festival - nel 1993 di Armida di Rossini. Annalisa Bini, nell’introduzione del volume, approfondisce l’analisi dei criteri della scelta dei saggi, iniziando dalla premessa che l’idea era partita dallo stesso Cagli, che dopo aver pubblicato una edizione praticamente completa dei suoi testi teatrali (Bruno Cagli Teatro) pensava di pubblicare una antologia dei suoi scritti dedicati a Rossini e alle sue composizioni. La Bini scrive di aver ritrovato anche una serie di scritti inediti su Rossini realizzati con Philip Gosset ma ancora non riveduti, ragione per cui non è stato possibile inserirli in questo volume. Il progetto di una monografia su Rossini, a cui questi scritti appartengono, risale alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90, anche in occasione del bicentenario della nascita del musicista, ma poi l’elezione alla direzione artistica a Santa Cecilia non lasciò a Cagli il tempo per dedicarvisi.
Nella scelta sono stati esclusi i saggi scritti per i Bollettini del Centro Rossiniano di Studi, editi dalla Fondazione Rossini perché facilmente reperibili per gli studiosi, mentre i saggi scritti per i programmi di sala o per le mostre sono più difficili da trovare. Il numero dei saggi scritti in varie occasioni sono circa centosettanta, ma su alcuni titoli di opere di Rossini, Cagli scrisse dieci o undici programmi di sala con ovvie somiglianze, ma nel caso in cui negli scritti successivi ci sono evoluzioni del pensiero sono presenti due saggi.
L’antologia è divisa in diverse parti con l’idea di cominciare cronologicamente dagli esordi in campo musicologico, ma non è stato possibile ritrovare in alcun modo la tesi di laurea discussa all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” probabilmente nell’anno accademico 1959—60. Nella tesi Cagli affrontava un tema per l’epoca nuovissimo in quanto tralasciato dagli studiosi: un’analisi storica, drammaturgica e stilistica delle opere serie di Rossini composte per il Teatro San Carlo di Napoli, che dimostrano come la passione per Rossini sia partita dalla gioventù. La tesi ebbe come relatore Luigi Ronga, titolare della prima cattedra di musicologia a Roma. Ronga, nutrendo i consueti pregiudizi dell’epoca per cui l’unica opera seria interessante era il Guillame Tell, si dimostrò tutt’altro che entusiasta, al contrario il correlatore, Giovanni Macchia, docente di lingua e letteratura francese e appassionato cultore di musica, incoraggiò il giovane Cagli.
Forse fu anche questa esperienza che indusse successivamente Cagli, che seguì la via indicata da Fedele D’Amico nella scrittura dei programmi di sala, ad evitare nei testi tecnicismi specifici in modo che anche gli appassionati potessero comprenderli, come ha anche evidenziato Gianni Letta durante la conferenza stampa. Sicuramente alcune considerazioni derivate dalla tesi di laurea sono presenti nell’articolo, riportato nell’antologia, che come, vice di Piero Dallamano, scrisse per Paese sera in occasione della recita al Teatro dell’Opera di Roma del Mosè di Rossini con Boris Cristoff, Mosè, che è la versione italiana di Moïse et Pharaon scritto per Parigi. Questo articolo attirò l’attenzione di Wolframo Pierangeli, allora presidente della Fondazione Rossini che lo invitò a Pesaro per una eventuale collaborazione, Cagli pose come condizione di realizzare l’Opera omnia di Rossini condizione che fu, inaspettatamente, pienamente accettata, così furono poste le basi della “Rossini Renassaince”.
Nella seconda sezione Rossini e il suo tempo sono presenti testi in cui Cagli mette in relazione le vicende biografiche con la composizione delle opere, mentre nella successiva, Il teatro di Rossini, ci sono saggi tratti dai programmi di sala dedicati alle opere, nella parte ulteriore ci sono scritti sulla musica sacra, mentre le due ultime offrono un variegato panorama di testi legati a Rossini. La vocalità, la visione di alcuni artisti e Atelier Nadar, il testo teatrale di Bruno Cagli, dedicato a Rossini.
L’antologia con le introduzioni, che sono un buon viatico alla lettura, si legge con piacere per la scrittura esauriente, chiara, scorrevole e spesso ironica di Bruno Cagli; per chi ama la musica di Rossini e vuole approfondire la sua conoscenza è una ghiotta occasione