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Editoriale. La divina invasione
Il secondo libro della trilogia di Valis, che Philip Kindred Dick ha pubblicato tra 1978 e 1982, ovvero The Divine Invasion (1980), apre delle porte profetiche: è come se lui avesse visto il futuro, esattamente come lo hanno descritto. Valis è forse il romanzo teleologico, ed anche teofanico per eccellenza. È intellegibile solo per chi vuole introdursi in questo labirinto e seguirne il filo di Arianna, a suo rischio e pericolo, perché scava ben aldilà del simbolo, e non solo dell'ipnosi di superficie nella quale siamo immersi.
“Sleepers awake”, “Dormienti, destatevi” (pagina 238 della versione in originale edita da Mariner nel 2011): un monito per tutti, perchè, come ricorda verso la fine, siamo tutti chiamati ad un giudizio, a una bilancia cui nessuno potrà sfuggire anche se, come dice la yetzer ha-tov nel libro, ovvero la buona “inclinazione” e protettrice del protagonista Herbert Asher, la cantante Linda Fox:
“Noi vinceremo, noi abbiamo già vinto. Noi abbiamo sempre vinto, dall'inizio, da prima della creazione.” (Traduzione mia, p. 259).
Ergo, la battaglia tra il bene ed il male che, in The Divine Invasion è fra Belial ed Emmanuel, ovvero la manifestazione di Dio in terra, si è già “avverata”, sono gli esseri umani che non la riconoscono tra quei lacerti di luce che compongono i resti di quello che un tempo fu l'Angelo più splendente, la Stella del Mattino, e che ha tradito Dio per arroganza e si è trasformato nello yetzer ha-ra. l'Accusatore dell'uomo.
I prodromi di tutto ciò sono contenuti in Valis (prima edizione del 1978; odierna del 2001, Gollancz), ancora più profetica nei suoi “dettagli”: ed è in forma di apologo che si presenta a noi con tutti i rimandi che possiamo autonomamente “costruire” con lo stato odierno delle cose. Riprendo dall'originale:
41. L'Impero è l'istituzione, la codificazione della pazzia; è folle e impone la sua follia su di noi mediante la violenza, dal momento che la sua natura è violenta. Combattere l'Impero significa essere contagiati dalla sua follia. Questo è un paradosso; chiunque sconfigge un segmento dell'Impero diventa l'Impero; esso prolifera come un virus, imponendo la sua forma ai suoi nemici. In tal modo diventa i suoi nemici.
43. Contro l'Impero combatte l'informazione vivente, il plasmato o medico, che noi conosciamo come Spirito Santo o Cristo scorporato. Questi sono i due principi, il buio (l'Impero) e la luce (il plasmato). Alla fine la Mente darà la vittoria al secondo. Ciascuno di noi morirà o sopravviverà a seconda della parte con cui si mette e dell'indirizzo dei suoi sforzi. Ciascuno di noi contiene una componente di ciascuna delle due parti in lotta. Alla fine, l'una o l'altra componente trionfa in ciascun essere umano. Zoroastro sapeva questo, perché la Mente Saggia l'aveva informato. È stato il primo Salvatore: quattro ne sono vissuti in tutto. Un quinto sta per nascere, che sarà diverso dagli altri: egli regnerà e ci giudicherà.
46. Il medico è giunto fra noi un certo numero di volte, sotto nomi diversi. Ma non siamo ancora guariti. L'Impero lo identificò e lo scacciò. Questa volta egli ucciderà l'Impero mediante fagocitosi. Per molti versi l'esegesi di Fat ha più senso del "Parsifal". Fat concepisce l'universo come un organismo vivente in cui è penetrata una particella tossica. La particella tossica, fatta di metallo pesante, si è annidata nell'organismo-universo e lo sta avvelenando. L'organismo-universo manda un fagocita. Il fagocita è Cristo. Questi circonda la particella di metallo tossico (la Prigione di Ferro Nera) e comincia a distruggerla.
(Traduzione mia, pp. 264-266).
Se aggiungiamo che il Cristo di cui ci parla non è quello storico, ma è quello preannunziato come ne L'inchiesta di Damiano Damiani, film del 1986 con protagonista Keith Carradine nel ruolo di Tito Valerio Tauro, inviato da Tiberio per scoprire cosa c'è dietro la “Resurrezione” del Nazareno. Tauro non crede alla rinascita di Gesu' ma, indagando, finirà pre prendere la sua parte, e sarà ucciso proprio a tradimento per farlo passare per lui. Tornando all'Emmanuel di Dick, il suo nome significa “Dio è con noi”, il Kyrios che “ha salvato l'umanità” (p. 257, citazione in tedesco da Il flauto magico, ve n'è anche un'altra alla pagina seguente), evidenziando quanto la presenza della musica riletta da Wagner e Mozart sia al centro della ricerca in senso cristiano da parte di Dick.
Il Parsifal wagneriano ha senso nel momento in cui si ricorda la Mitleid, la “cum passio” latina, ovvero la compassione, ed il “redento redentore”, ovvero il puro folle che ha concepito finalmente la sua identità come salvator salvandis (Valis, p. 148) ed insegna all'uomo – chi meglio di lui! - che il signore delle illusioni crea trappole invisibili – Kundry inviata a sedurlo dal mago Klingsor insieme alle Fanciulle in fiore – per apporre il suo “marchio”, e che unicamente la solidarietà e la compassione si frappongono fra lui ed il suo operato.
Parsifal termina con l'uccisione di Amfortas e la guarigione della sua “ferita” insanabile proferendo queste parole:
“La lancia che ferisce è la lancia che guarisce.”
Secondo il principio dell'analogia, per estirpare il male bisogna reciderlo alla sua radice.
Gesu' è stato tutti gli uomini, chiunque lo può diventare nel principio cristiano nel momento in cui è “perseguitato” come i primi cristiani.
Il covid è diventato la nuova “religio”, e come qualsiasi religione non evoluta, perseguita coloro che non vi si sottomettono e, ancora non paga dei nuovi adepti, costretti ad obbedire, alza sempre di piu' la posta, un po' come ai tempi di Cnosso, in cui si sacrificavano i fanciulli al Minotauro conducendoli nel labirinto, ora rappresentato da leggi crudeli e contraddittorie che, in uno stato di diritto, decadrebbero per questi stessi motivi, sustanziandosi ora solo per l'inconsapevole seguito delle masse umane.
Dio però continua ad essere in ciascuno di noi, per la stessa natura divina dell'uomo, ed uno dei suoi nomi sulla terra, Emmanuel, come ricorda Philip K. Dick, si fa voce con l'accoglimento, sostanziandolo attraverso la chiarezza della luce e la coerenza delle prioprie azioni. Questo spetta ad ognuno di noi e chi non ha la forza, vada a ricercarla, nelle Chiese, nei templi, nella Natura, in tutti quei luoghi da cui è pervasa ed originata.