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Editoriale. L'imperialismo scientifico e l'arte
Leggendo Ubik (1969) di Philip K. Dick (1928-1982) ci si chiede quanto lui “visionasse” del futuro quando scriveva: è impressionante constatare fino a che punto in questo libro si rifletta la corrente scientocratica al potere. Cito dalle riflessioni critiche dello studioso Peter Fitting, tratte da Science Fiction Studies (Volume 2, Part 1, Marzo 1975), su Ubik: The Deconstruction of Bourgeois (Ubik: la decostruzione del borghese): “Ubik è una critica del modi di percezione a priori che informano il pensiero scientifico e che la scienza spesso rivendica come princìpi empirici obiettivi. Dick intraprende questa critica dell'imperialismo scientifico e della sua visione limitata conducendo la soggettività all'estremo, a ricordarci che – come ha fatto nella maniera più efficace in Follia per sette clan (The Clans of the Alphane Moon, 1964) e in Labirinto di morte (Maze of Death, 1970) – la posizione dell'osservatore è una prospettiva estremamente soggettiva dalla quale dedurre le leggi universali; che la “realtà” è una costruzione mentale che può essere indebolita in ogni momento.” (trad. mia).
(Qui in originale: “Ubik is a critique of the a priori modes of perception which inform scientific thinking and which science often claims as objective empirical principles. Dick undertakes this critique of scientific imperialism and tunnel-vision by carrying subjectivity to an extreme, by reminding us—as he has done perhaps most effectively in The Clans of the Alphane Moon and in Maze of Death—that the position of the observer is an extremely subjective perspective from which to deduce universal laws; that "reality" is a mental construct which may be undermined at any time.”)
Ciò che sta avvenendo nel mondo sta seguendo una traiettoria avvalorata “soltanto” dalla scienza, di per sé una materia fallibile come tutte le altre, che viene continuamente messa in discussione dai suoi stessi studiosi, fin dall'origine del tempo, e che conduce in letteratura ad abomini, come il Frankenstein di Mary Shelley, alla creazione dell'atomica di Oppenheimer durante la Seconda guerra mondiale, nella realtà. Il punto centrale però è un altro, anche se basterebbe questo a mettere in dubbio il postulato che guida la direzione politica del mondo attuale, ovvero l'infallibilità della scienza.
Qualcosa che sfugge più agevolmente e scompare nel dimenticatoio, se non ben osservato, è il mondo delle “percezioni” e di come si costruiscono e possano essere agevolmente manipolate. Il controllo mentale e la propaganda, di cui abbiamo uno dei massimi esempi in Josepf Goebbels, pupillo di Hitler e investito dell'incarico di Ministro dell'Educazione Popolare e della Propaganda il 14 marzo 1933, dopo che il partito Nazional Socialista aveva stravinto le elezioni del 5 marzo 1933 con oltre il 40% dei voti e dopo un fatto gravissimo: l'incendio del Reichstag, di cui fu accusato un giovane comunista olandese ma che tuttora presenta una lettura controversa per quanto riguarda le indagini e il loro esito (cfr. Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, ed. Piano B, 2020).
Era cominciata allora la cosiddetta Weltanschauungskrieg, la guerra sulla visione del mondo, ovvero la guerra psicologica per modificare e plasmare a proprio piacimento, il modo in cui le masse formano le proprie opinioni a largo raggio.
Prima fu Edward L. Bernays (nipote di Sigmund Freud): il primo esempio di “propaganda di massa” per convincere la popolazione americana ad approvare la partecipazione degli Stati Uniti alla prima guerra mondiale, fu improntata da lui e riuscì in pieno. Declinando i tedeschi e la Germania come il “nemico pubblico n.1” ed insieme al Creel Committee, riuscì nell'intento, divenendo l'esempio da seguire proprio per Goebbels, al lavoro per costruire un sentiero di gloria per il suo idolo, Hitler.
Un altro americano, “Poison Ivy” Lee – nickname che si guadagnò per aver ricostruito l'immagine di John D. Rockfeller dopo aver massacrato i suoi stessi operai per uno sciopero –, ebbe dirette commissioni da Goebbels - attraverso l'industria chimica di copertura IG Farben -, a cui non lesinava consigli su come comprare la stampa estera attraverso lauti salari e pagamenti accessori, metodo molto efficiente per condurla a lodare piuttosto che attaccare il regime nazista. La IG Farben è la produttrice del Zyklon B, veleno usato per uccidere gli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Oggi si è evoluta nella Monsanto-Bayer.
Avviciniamoci ancora di piu' ed esaminiamo due progetti della CIA: il primo, Paperclip, che direttamente assoldò ex criminali nazisti (all'epoca la CIA era il JIOA e l'Office of Strategic Services (OSS); l'altro progetto, derivato dai sospetti che i soldati americani nella guerra nella Corea del Sud fossero stati sottoposti a “lavaggio del cervello”, fu l'MK Ultra, una sottosezione della CIA.
Tra 1957 e 1964 il progetto MK Ultra fu sperimentato su soggetti inconsapevoli, in particolare all'ospedale Allen Memorial di Montreal in Canada. La CIA aveva sovvenzioni piuttosto congrue per il progetto che, alla guida aveva Ewen Cameron e sottoponeva i pazienti, che pensavano di essere curati, a privazione del sonno; trattamenti con droghe sintetiche, dall'LSD al PCP e l'elettroshock. Tutto questo aveva come scopo sperimentare fino a che punto poteva essere sottomesso un essere umano nei suoi modelli comportamentali.
Oggi conosciute come PSYOP, operazioni di guerra psicologica, in realtà sono operate a tutti i livelli ed in tutti i campi: il personale dedicato è principalmente condizionato a produrre fake news ad ogni livello, dai giornali, ai sondaggi, ai social, e con ogni mezzo disponibile per il target da ottenere. Negli anni '90 sono state direttamente coinvolte la CNN e la NPR (National Public Radio), con unità di personale del 4° gruppo di Psychological Operations americano: nel 2000 fu reso noto con grande sconcerto del pubblico. L'anno scorso fu scoperto un soldato PSYOP su Twitter che diffondeva apposita disinformazione sul social. Immaginiamo ne siano disseminati, come di trolls.
Yuri Bezmenov, ex spia del KGB ci informa su quali sono le 4 fasi per agire ed ottenere il controllo di una nazione: demoralizzazione della popolazione; destabilizzazione, economica, monetaria, sociale; crisi, ribellione violenta e giustificato uso di uno stato di polizia; normalizzazione, al potere salgono coloro che avevano progettato il golpe bianco.
È di quest'anno l'accusa di aver praticato una PSYOP sul suo popolo al primo ministro indiano Narendra Modi, di aver ordinato un lockdown a poche ore dall'inizio e di aver rinchiuso – senza ovviamente nessun distanziamento sociale nelle baracche nelle quali vivono – le persone nelle case in India per il coronavirus.
Contro questa cultura della paura, così vicina alle pratiche di guerra psicologica, lavaggio del cervello, plagio, ovvero, come asserisce Gianluca Magi nel suo libro: “Il pensiero unico, la scelta di un capro espiatorio, l'unificazione del suo messaggio attraverso un abile uso dei media; la censura feroce, che attraverso la paura accresce l'autocensura, sono prassi comune in ogni dittatura.”
Un concetto di scienza che sembra imitare il titolo del libro di Dick citato all'inizio:
“Ubik is all-powerful and all-knowing, and Ubik is everywhere” ("Ubik è onnipotente e omnisciente, ed è dappertutto"; trad. mia) e che decide con estrema incoerenza – oppure con strategica supervisione – che i teatri siano trattati come i libri in Fahrenheit 451: l'unica differenza è che sono bruciati “solo” metaforicamente, ma un teatro senza pubblico è un luogo morto (un "terreno bruciato", appunto) che non palpita; e sembra di essere già al termine estremo della prima fase, di quella demoralizzazione voluta per destabilizzare poi, in una catena votata alla dissoluzione.