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Einaudi. Il male secondo Marías
Vi sono opere letterarie che riescono a cogliere e a rappresentare la complessità della storia di un paese in alcuni casi in modo sorprendente e illuminante. Questo è il caso del libro del grande scrittore spagnolo, una della più importanti figure della cultura contemporanea, Javier Marías, edito in Italia dalla Einaudi con il titolo Così ha inizio il male.
Nel romanzo, in cui è raccontata una vicenda esistenziale che in modo straordinario intreccia e sovrappone il passato oscuro della Spagna con il presente successivo alla fine del regime franchista, l’io narrante è un giovane, Juan De Vere, il quale, dopo la conclusione dei suoi studi universitari, viene assunto come segretario da un regista e intellettuale affermato di nome Eduardo Muriel. Costui abita in una casa raffinata situata in calle Velázquez, in un centrale quartiere di Madrid, con la moglie Beatriz Noguera e i suoi tre figli.
Il giovane De Vere ammira molto Eduardo, un regista che ha una vasta cultura e che gli ha affidato il compito di catalogare la sua enorme biblioteca. Nelle pagine iniziali del libro, sono profondi e indimenticabili i dialoghi che avvengono nello studio del regista, tra questo’ultimo e il giovane segretario. Eduardo ama parlare stando seduto a terra contro una parete del suo studio, stipato di libri, nel quale su di una parete vi è un quadro, realizzato dal pittore Francesco Casanova, fratello di Cosimo, che ritrae un cavaliere il quale, su di un campo di battaglia disseminato di vittime, volge lo sguardo indietro, scena che simbolicamente esprime il bisogno di conservare la memoria del passato.
De Vere vive nell’appartamento del regista, e una notte, rischiarata dalla luce lunare, spettatrice silenziosa delle vicende umane, incredulo e stupefatto assiste ad una scena che lo sconvolge. Beatriz, la moglie del regista, con indosso una vestaglia trasparente che rivela il suo corpo seducente, chiede al marito Eduardo di aprirgli la porta della stanza da letto. Il marito la respinge con parole intrise e cariche di disprezzo e livore, muovendole l’accusa di averlo ingannato e di avergli rivelato la verità dopo molti anni, rispetto a quello in cui si erano sposati. Marías scruta nei suoi libri con sguardo penetrante le relazioni ambigue esistenti tra uomini e donne, in questo caso tra il regista Eduardo e sua moglie Beatriz.
In uno dei dialoghi che ha con il suo assistente, il regista afferma che la verità è una categoria destinata a rimanere in sospeso, finché si vive. Eduardo affida al giovane assistente il compito di indagare sul passato di un suo amico, un medico pediatra, il dottor Van Vechten, ammirato negli ambienti intellettuali della sinistra spagnola, poiché negli anni della dura repressione franchista verso gli oppositori al regime e verso chi era stato sconfitto nella guerra civile del 1936, assicurò la propria opera professionale alle famiglie, malgrado non fossero in grado di retribuirlo. Infatti molti abusi e atroci delitti vennero commessi durante la lunga dittatura franchista.
Juan De Vere, essendo attratto dalla moglie del regista, l'affascinante Beatriz che trascorre interi pomeriggi di fronte al pianoforte senza suonarlo e con il ticchettio del metronomo che segna il tempo della sua sofferenza interiore, decide di seguirla per le strade di Madrid. Scopre che si reca in una clinica, nella quale incontra il dottore Van Vechten, situata all’interno del santuario di Nostra Signora di Darmstadt, un movimento di estrema destra e di cattolici intransigenti, cui appartenevano i sostenitori in Cile di Pinochet.
Un pomeriggio, mentre in casa del regista sta per avere inizio una cena con alcuni intellettuali, Beatriz, sempre inseguita dal giovane assistente del marito, si rifugia in un albergo e tenta il suicidio. Grazie alla testimonianza di Juan De Vere e all’immediato intervento del dottore Van Vechten, il suicido di Beatriz viene sventato. Per riconoscenza il regista chiede al suo assistente di sospendere le ricerche sul passato del medico pediatra.
Il giovane De Vere prosegue però nella sua indagine e scopre che il medico, durante la dittatura, ha ricattato in modo spregevole chi si era opposto all’avvento del franchismo, minacciando di rivelare la verità con la delazione, e ottenendo in cambio rapporti compiacenti e indecenti con le mogli e le compagne delle persone, le quali con coraggio avevano negato il consenso alla dittatura franchista.
Il male, parafrasando Shakespeare, ha inizio quando si rinuncia a sapere quello che non si può, forse, conoscere. In Spagna, e questo straordinario romanzo lo dimostra, il patto sociale dell’oblio sul passato della dittatura, fondato sulla finzione e sulla menzogna, ha consentito in modo pacifico la transizione dal regime franchista alla democrazia. In uno degli ultimi dialoghi che ha con il suo assistente, il regista Edoardo osserva acutamente che la giustizia personale e disinteressata non esiste. Un libro molto profondo e bellissimo.