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Fantastic Mr Fox. La proprietà è un furto?
Nelle sale italiane si appropinqua una volpe dal passo felpato di Mr Fox e signora (voci originali Clooney e Streep – se vedete il film in inglese) versione stop-motion per la regia di Wes Anderson. Una parabola pro-ladri (di galline soprattutto essendo volpi) tratta dall’omonimo romanzo di Roald Dahl pubblicato in Italia da Salani.
Wes Anderson si cimenta coi pupazzi – ricreati uno per uno – immaginati da Dahl, realizzati da MacKinnon & Saunders e diretti nell’animazione da Mark Gustafson. Il film è godibile e molte volte fa riflettere su quanto siano brutti, cattivi e antiecologici gli umani, rappresentati dalle tre carogne di produttori di polli, oche e sidro Boggis, Bunce e Bean. Le loro tre fabbriche sono ubicate proprio di fronte alla casa dove Mr Fox abita con la moglie Felicity, pittrice di paesaggi con tuoni, ed il figlio Ash in piena crisi adolescenziale. Presto li raggiunge il nipote perfetto yogi Kristofferson che, al contrario di Ash, riesce in tutto e non si sente affatto “diverso” come Ash. Nonostante un’antica promessa fatta a Felicity, Mr Fox tenta i tre colpi del secolo, ovvero di rapinare le tre fabbriche di Boggis, Bunce e Bean: è da qui che cominciano i guai.
Scenari da far west, musica di Alexandre Desplat ma anche da Georges Delerue, Beach Boys ed i Rolling Stones di Street Fighting Man, approdano ad un’action pupazzo movie esilarante in cui sembra che i buoni siano proprio i ladri: difatti, come nella commedia di Dario Fo Non si paga!Non si paga! del 1974, ed in modo ancora più radicale (lì le donne pagavano la metà dei prezzi aumentati a dismisura), Mr Fox e tutti gli animali rubano solo per mangiare e quindi sopravvivere, mentre gli altri solo per accumulare. Si potrebbe dire che Non tutti i ladri vengono per nuocere ancora citando Fo e la sua commedia del 1958, anche con un profilo didattico: difatti ciò che conduce Mr Fox a rubare è a detta sua l’istinto atavico e selvatico in opposizione alla conservazione e al consumo eccessivo di beni da parte di Boggis, Bunce e Bean.
“La proprietà è un furto” di Proudhon fa eco da dietro l’angolo ed il comunismo di stampo marxista pure – commento che piace al regista in senso ideale come gli piace immaginarlo dei suoi personaggi. Ed il simbolico lupo di cui aveva paura Mr Fox compare come emblema di una primitività riconquistata, non più temuta: lottare per i propri diritti, sembra sottolineare il film, oltreché a mantenere giovani e snelli – al contrario dei grassoni e acidi produttori – serve a reintegrare sé stessi in una sorta di indagine psicanalitica combattuta a suon di azioni, socialmente utili (per gli animali naturalmente – od anche per l’animale-uomo come asseriva Fromm?). Rimane il dubbio ed oltre a rileggersi Proudhon, si potrebbe asserire molto più prosaicamente che “la proprietà è un furto finché non è equamente condivisa”.